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Nov 2006
Rinfrescata
Ho cambiato leggermente l'aspetto del sito. E' stato più il lavoro che quello che si vede effettivamente, comunque erano attività che andavano fatte.

L'ho testato anche con Explorer per Windows (perdìo se si vede male, le foto sono tutte scalettate e i font, anche) e sembra che tutto sia a posto. Dovrebbe funzionare anche con IE7

Se ci sono problemi gravi (tipo foto che invece di essere sulla testata sono in fondo, o testi tutti spostati) fatemelo sapere che così vedo se posso sistemare.

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I Misteri Delle Scarpe
Nella mia vita podistica mi è capitato di comprare parecchie scarpe da corsa. Soffro pure di un lieve feticismo in merito per cui a volte ne compro anche più del necessario, ma questo non è importante, se non marginalmente per quanto andrò ad esporre.

Il primo mistero grosso riguarda il fatto che si provano delle calzature in un confortevole negozio, si fanno le proprie valutazioni, e quando poi si mettono su le scarpe per la prima vera corsa può succedere, e spesso accade, che compaia un fastidio che al momento della prova non c'era. Un punto di pressione, un assetto sbilanciato, qualcosa che non si era presagito al momento della prova.

E non dipende dal pavimento del negozio. Mi è capitato anche per uno in cui ti mandano fuori sul marciapiede a provare.

Così, ogni volta si torna a casa con la trepidazione per il nuovo acquisto e l'apprensione per capire se poi è stato quello giusto.

Il secondo mistero riguarda i flussi di marchio.

Io vado a periodi, per 4/5, a volte anche più, paia di scarpe vivo felice con una marca e non riesco neanche a portare le altre. Improvvisamente non riesco più a correre con quelle scarpe.

All'inizio penso che sia il modello, ne provo un altro e vedo che le cose non cambiano.
Dopo qualche patema trovo una nuova scarpa che va e, improvvisamente, tutto torna a posto, con l'unica differenza che riesco a correre solo con le scarpe di quel marchio.

Non ho spiegazioni sensate di questi fenomeni, del resto, se ne avessi non avrei scelto il titolo "I Misteri Delle Scarpe"
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Marcia di S. Caterina - Barbisano TV
Non ho controllato, per cui rischio di ripetermi, ma non importa, questo è uno dei più bei percorsi quì intorno.

Si perlustra il Collalto via stradine asfaltate secondarie, sterrati, sentieri. Il percorso è gradevolmente mosso, i colori quelli classici della stagione, e i tratti nel bosco sono numerosi. Quest'anno la temperatura mite lo ha reso ancora più piacevole.

Organizzazione buona, ben tre ristori sulla 12km, anche se i primi della 19km probabilmente avranno qualcosa da ridire sugli ultimi chilometri assieme a chi partecipava alle due gare più brevi, con le ovvie difficoltà di avanzamento.
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Corsa dello sport - Mosnigo (TV)
A Mosnigo ci vengono proprio in tanti. Che siano le quattro scatole di pasta assortita come premio, o un percorso pianeggiante e piacevole, anche se non proprio velocissimo a causa del fango che ne copre buona parte (almeno oggi)?

In ogni caso ci si trova sempre circondati da podisti, con, addirittura, uno stop forzato in coincidenza di un passaggio particolarmente stretto.

In ogni caso direi che l'organizzazione ha retto professionalmente all'impatto della massa, avrei giusto giusto qualche dubbio sul misuramento dei chilometri ma in fondo non mi ricordo neanche il tempo finale per cui poco danno ne avrei eventualmente subìto.

Per il resto non si può non citare il sudore copiosamente versato a causa della temperatura elevata, in netto contrasto con le condizioni subartiche di una edizione precedente (gente che era stata fatta scendere a forza dalla macchina, e piedi insensibili per buona parte della gara).

Vabbé, mica si può sindacare sulla questione del clima impazzito, il riscaldamento globale, le mezze stagioni che non ci sono più....

Sono luoghi comuni, e ci dobbiamo vivere tutti.
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il Professore mi ha detto
Le mie due nonne hanno 90 e 94 anni. Quest'ultima è caduta un paio di anni fa procurandosi la frattura della testa del femore.

Quando era in ospedale mi disse con una punta di orgoglio: "il Professore mi ha detto che nonostante sia la più anziana (cosa peraltro non difficile alla sua età
ndr) sono la più in forma della camerata".

A dispetto di questo non si è mai veramente ripresa dall'incidente. L'anca è stata sistemata alla meglio ma ha perso in mobilità e la nonna non si è più fidata a camminare da sola.

Ha inanellato comunque un discreto numero di giri in garage, con l'aiuto di un girello, negli ultimi tempi sempre più faticosamente.

La settimana scorsa ha dovuto subire un piccolo intervento ad una vena dove il sangue si era fermato. Purtroppo, non muovendosi tanto la circolazione è quella che è, e l'età non aiuta.

Ieri sera era tutta eccitata perché le avevano detto che oggi sarebbe ritornata finalmente a casa e mi ha colpito come la semplice percezione di un obiettivo l'avesse trasformata, nella postura e nello spirito, rispetto anche alle giornate spese a casa in attesa del mero scorrere del tempo. La mente è uno strumento potente.

Mi ha aggiornato quasi subito, con aria seria, sulle comunicazioni dei medici: "purtroppo ho una cattiva circolazione del sangue perché non faccio molto movimento. Il Professore mi ha detto che devo camminare tanto. Correre meglio di no, perché potrei danneggiare la gamba, ma camminare sì, e tanto."
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un po' di storia
Se non avete molto tempo andate a 4'55" e guardate quello che succede dopo (l'audio è importante). A me fa venire la pelle d'oca ogni volta.

Non dico niente per non rovinare la sorpresa. Per quanto sia una gara del 1964 di cui si dovrebbe già conoscere il risultato.


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A cosa pensi mentre corri?
David Foster Wallace, con la sua consueta prosa articolata e coinvolgente, quella dei giorni migliori, ha fatto una riflessione interessante in un suo saggio dal titolo "Come Tracy Austin mi ha spezzato il cuore".

L'argomento era la biografia, che lo aveva profondamente deluso, della grande tennista . Da fan dell'atleta infatti le sue aspettative sul libro erano alte.
Purtroppo, come spesso accade in questi casi, il risultato era stato inferiore alle attese. Con l'occasione di stroncare senza pietà il libro, dai passi citati direi a ragione, Wallace ha sfruttato il momento per una riflessione sulla domanda che è costantemente nelle menti e nei cuori dei tifosi e appassionati: "cosa pensa l'atleta X mentre fa quello che sa fare meglio di chiunque altro al mondo?".

Niente.

Questa è la conclusione a cui giunge il buon David.
E non è un niente vuoto causato dalla pratica che aliena da ogni pensiero ma è un niente pieno di consapevolezza del momento.

Per poter colpire una pallina che viaggia a velocità stratosferiche, o atterrare dopo un salto, o vincere una volata di quarantadue chilometri, il meglio che un atleta possa fare è agire. Il pensiero, specialmente quello introspettivo, filosofico e "dubitante", è meglio che stia fuori dall'anima e dal corpo nei momenti della gara.

La spiegazione scientifica (vedi Speciani e Trabucchi, più volte citati in queste pagine, per una trattazione comprensibile dell'argomento) è che il lavoro controllato della corteccia cerebrale, la parte più evoluta del nostro cervello, quella che ci diffferenzia dagli animali, quella che ci permette di imparare i gesti straordinari che compiamo, è lento e "meccanico".

Passato il periodo dell'apprendimento del gesto motorio è opportuno che la gestione del movimento avvenga a livello sottocorticale, a livello di strutture più primitive e meno introspettive. Gente che fa.

E' anche il motivo per cui sembra che nei duelli del far west vincesse chi partiva per secondo, reagendo meccanicamente ad uno stimolo, invece di agire coscientemente.

L'unico pensiero cosciente che l'atleta di vertice (ma anche quello di base, se vuole esprimersi al massimo relativo*) può permettersi e quello di lasciare agire il corpo ed uniformarsi a questo, nel senso di diventare un tutt'uno presente al momento in essere.

Poi, chiamatelo "essere nella zona", zen, meditazione, consapevolezza estrema, quello che volete, anzi no! non dovete neanche chiamarlo, altrimenti vuol dire che non ci siete.

*: ovvio che la corsa (nel nostro caso) si può anche sfruttare per altre attività, per esempio scrivere mentalmente questo messaggio o altri di cui le altre attività che la corsa consente saranno argomento.
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Vittorio Veneto - Panoramica della Salute
Gara quasi priva di tratti in Pianura e la cui altimetria assomiglia in modo marcato ad una piramide, acuta.

Che poi non è neanche vero, perché il primo tratto di discesa è molto scorrevole e uno di quelli che percorro più volentieri da queste parti, quel misto veloce boscoso dove ti puoi lasciare andare piacevolmente senza forzare.

Fedele al nome il tratto alto in cresta è, o meglio, sarebbe panoramico, perché l'angusto sentiero e il vuoto a sinistra e destra spingono a miti consigli, facendo prevalere la sopravvivenza sulle gioie della vista da un luogo privilegiato.
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Organizzazione
L'altra sera sono stato alla festa organizzata per i volontari che hanno contribuito alla realizzazione della Treviso Marathon.

C'erano oltre 1700 (millesettecento) persone. Contando gli assenti si arriva a quasi 2000 (duemila).

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Karno II
Chiedo scusa, poi non ne parlo più per un po', ma trovo che sia una immagine che valga la pena di essere tratteggiata, per mere questioni di forma, senza alcuna considerazione di merito:

Dean Karnazes è da qualche parte nel New Jersey, in pantaloncini corti e maglietta, con un passeggino pieno di effetti personali, e sta chiedendo ai passanti indicazioni per raggiungere San Francisco.
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gareggiare vs. partecipare
Periodicamente, nelle comunità virtuali e in quelle reali, si ripropone la discussione sul fatto che le gare vadano "gareggiate", preparandosi adeguatamente e, senz'altro, correndole interamente o quasi, oppure che vi si possa partecipare semplicemente percorrendo, in qualche modo, purché onestamente, il tratto dalla partenza all'arrivo,.

I gareggianti esprimono le istanze di raggiungimento dei propri limiti, preparazione adeguata e così via mentre i partecipanti, quelli che si difendono con "abbiamo una famiglia, un lavoro, una vita, un fisico che non regge gli allenamenti intensi", insorgono al grido di "vogliamo partecipare, divertirci e/o dare il nostro meglio relativo".

La mia opinione è che, fondamentalmente, sia necessario rilassarsi (che, per inciso, aiuta sia che si voglia semplicemente arrivare, sia che si desideri mettere a segno l'ennesimo personale) .

Ognuno si faccia i suoi conti in casa, si prepari e corra in base alle sue esigenze/aspettative.

Ho riportato alla luce la questione solo perché in
questa discussione ho trovato una frase che mi è piaciuta, ed esprime sinteticamente ma efficacemente le posizioni di una delle due fazioni.

Con questo non desidero schierarmi, se non a favore di quelli che riescono ad esprimere concetti nel minor numero di parole possibile.

E' stata scritta da qualcuno che risponde al nickname di AKTrail:

"Couldn't really care myself - I'm a happy runner / hiker / crawler - whatever it takes. Any day I cross the finish line and don't get eaten by a bear is a good day."

Che in italiano suona più o meno come: "non me ne potrebbe fregare di meno - sono un felice corridore/camminatore/strisciatore - quello che serve. Ogni giorno che passo la linea del traguardo e non sono stato mangiato da un orso è un buon giorno"
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Aaron
Aaron ha 11 anni, lo conosco perché è il figlio di Wendell e Sarah, che organizzano(1) gare di Trail running cui partecipiamo in estate.
Anche lui partecipa, in genere si fa quella da 8/10km, e poi spende il resto del giorno giocando. Oppure non fa la gara e spende semplicemente il giorno giocando.

La scorsa settimana l'insegnante gli ha commissionato un tema dal titolo "un obiettivo difficile da raggiungere" e lui ha scritto della sua recente gara, la 12 ore di San Francisco, in cui si era posto l'obiettivo di arrivare a 50km.

Il tema è emozionante e fa riflettere, perché traspare un equilibrio che è molto difficile da raggiungere.

Il bambino infatti non è stato forzato a correre, lo fa perché gli piace, ma nello stesso tempo è consapevole del fatto che per raggiungere un obiettivo bisogna lavorare e soffrire.

I genitori lo aiutano in questo, infatti quando pensava di fermarsi a 20 miglia (visto che il suo record era 19, stabilito a 7 anni) gli hanno detto "perché invece di fermarti non fai una pausa a 20 e poi decidi in base a come ti senti". Ed infatti vedendo che non si sentiva poi così male ha deciso di proseguire fino ad almeno 26, vale a dire una maratona, e, giunto anche lì, i 5 giri che mancavano ai 50km non sono sembrati poi così impossibili.

Finita la gara, contento, era pronto a tornare a giocare con i suoi amici come niente fosse.

Dell'esperienza gli resterà il fatto che, impegnandosi, è riuscito a raggiungere un obiettivo e questo senz'altro lo aiuterà nel futuro.

Lo stesso obiettivo non lo definiva però come persona (del tipo "sono bravo perché ho corso 50km" ) e quindi se lo avesse mancato non sarebbe stata tutta questa tragedia.

Mi sembra una storia così diversa da quella di tanti bambini (forzati dai genitori) e adulti (forzati dai genitori?) che corrono perché devono dimostrare qualcosa o che sono qualcuno.
Si perdono il divertimento del durante e le opportunità di crescita del dopo.

Sono sicuro infatti che Aaron andrà alle gare come sempre, correndo in genere quella corta, e giocando per il resto del giorno. Mi minaccerà alla partenza, con il consueto mezzo sorriso, di farmi mangiare la sua polvere, e poi ci rivedremo dopo l'arrivo, discutendo del suo "autovelox" portatile con cui è in lotta per superare il suo record di velocità istantanea, oppure giocando a calcio, con il pallone che, regolarmente, finisce su qualche albero o in mezzo a siepi fittissime.

(1) in realtà partecipano anche a gare, ultramaratone. Per esempio nella recente Javelina 100 (=160,9 km) Wendell ha chiuso in 19h12'38" e Sarah in 25h38'52". Aaron giocava nella zona partenza/arrivo facendo il tifo quando passavano (si trattava di un giro da 15 miglia da ripetere più volte)
Wendell ha anche partecipato alla Barkley.
Non ci sono gare più dure. Non temo di essere smentito.
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Karno
In effetti l'ho un po' trascurato, Dean Karnazes, ma in occasione della maratona di New York ha concluso(1) la sua fatica, ovvero le 50 maratone in 50 giorni.

New York è stata la più veloce in 3h00'30"

Aggiornamento del 09/11: sembra che abbia deciso di andare a casa a piedi, è partito ieri. Per chi non lo sapesse Dean abita in Marin County, che si trova a nord di San Francisco. Ha sempre detto che non gli piace guidare.


(1)* in realtà il lunedì è uscito per una corsa serale in libertà di 45 km, che è anche il motivo per cui non lo cito mai nelle note tecniche, o persone da cui trarre ispirazione. Lui dice che gli dicono che ha una buona biomeccanica

*si vede che sto leggendo David Foster Wallace?
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Sproporzioni, Bar Sport e senso del colore
Poco più di un'ora sulle gambe al mattino, a San Fior di Sotto, per la tradizionale marcia lungo il Codolo (che abbiamo deciso essere il canale lungo cui abbiamo corso parte della gara).

Ben oltre sei ore sul divano nel pomeriggio tra TV generalista
(1) e maratona di New York.

Di quest'ultima probabilmente se ne saprà già più o meno tutto. Una cosa che non ho visto in giro è un riferimento ai colori "sociali" di
Baldini. Sono solo io a ritenere che quel colore, tra il carne e il marrone chiaro, sia orribile?

Mi rendo conto sia poca cosa, ma rendiamoci conto che le aziende spendono milioni per promuovere i loro prodotti decantando sì gli aspetti tecnici mirabolanti, ma anche cercando di presentare un campionario esteticamente accattivante.

Tutto qua, non ho commenti tecnici. Tergat mi ha deluso, come quasi sempre, di Baldini si è visto solo il posteriore per pochi secondi, la vincitrice femminile mi ha emozionato, per motivi, anche quì, inspiegabili.

Ho visto anche vari tratti della gara di Lance Armstrong, chiusa di poco sotto le tre ore. Direi onesto, piuttosto regolare, un po' appesantito alla fine, ma niente da far gridare allo scandalo.

Però, però, leggo su
MSNBC.com che dopo la gara ha dichiarato "senz'altro la prova fisica più dura che abbia mai fatto".

E mi chiedo quanti bar sport ribolliranno di discussioni tra pro podisti e pro ciclisti. I podisti con il sopracciglio alzato alla non-ve-l'avevo-sempre-detto-che-la-corsa-è-più-dura?

Quando in realtà è solo una questione di adattamento specifico. Per il resto è un confronto tra pere e mele.

Ma non sarebbe bar sport se non si discutesse di tali argomenti con dovizia di particolari.


(1) al di fuori di questioni snobistiche non ne voglio proprio parlare. Per quanto ci siano stati spezzoni di un campionato mondiale di biliardino, sport che mi ha sempre affascinato ma che ho praticato sempre con prestazioni piuttosto mediocri.
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Restyling
Una rinfrescatina al contorno, giusto perché, con il sito di Serena entrato finalmente in circolazione, si sentiva la necessità di darsi una pettinata e sfoderare un vestito nuovo per l'occasione

Due parole sulla foto della testata, che riprende il sottoscritto in fase di riscaldamento per una gara che si è svolta nella quieta cittadina che risponde al nome di Pacifica, in riva all'omonimo oceano.

A detta dei locali la presenza del sole è stata una specie di evento in questo luogo dominato da nebbie perenni. L'immagine assume quindi anche un significato storico e documentale di rilievo.

A dirla tutta il design non è proprio quello che voglio, ma Internet Explorer non pareva gradire quello che piaceva a me e quindi sono sceso a compromessi, mentre lavoro nell'ombra per sistemare il problema.
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Il Lago Morto
Se ne è parlato altre volte in queste pagine.

A dispetto del nome infelice del luogo, la circumnavigazione del lago morto, su sentiero tecnico che offre diversi gradi di difficoltà ed inclinazione, garantisce una rivivificazione che ha pochi eguali nel panorama podistico del nord della provincia di Treviso.

Che non è neanche vero perché ci sarebbe l'argine del Monticano, il Collalto, il Montello (*) e altri che adesso non mi vengono in mente.

Ma il Lago Morto ha quel fascino un po' malinconico delle terre in via di estinzione, con il sole che fa capolino nella valle solo nelle ore centrali della giornata, i pochi anziani rimasti a curare i vecchi borghi, l'autostrada che è in realtà un ponte inconsapevole della vita che scorre poche centinaia di metri sotto.



(*) colgo l'occasione per rinnovare gli anatemi nei confronti degli asfaltatori del Montello: che il bitume possa ammantare i vostri sogni quotidianamente, da quì all'eternità, e oltre.
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L'ultra maratona - allenamento, alimentazione, aspetti mentali
di Luca Speciani.

Con il consueto stile divulgativo, che ti fa leggere anche le pagine dove si parla di biologia come fossero quelle di un romanzo, Luca affronta la questione ultramaratona. Sviscera la questione energetica, tecnica e mentale, sottolineandone la stretta connessione.
Direi molto bene, in particolare per il, mai pubblicizzato a sufficienza, legame tra corpo e mente,
e viceversa. Ma anche il capitolo alimentazione è affascinante.

Ci sono anche dei contributi di altri autori: Trabucchi (imperdibile, come sempre), Massini (un po' frammentario), Massa (l'uomo fuori strada. Utili suggerimenti per chi intende lasciare l'asfalto), De Ponti (il triste capitolo sugli infortuni), e storie di alcuni atleti, tra cui il Mitico Deuoll, Gianluigi Zuccardi Merli, alla sei ore di Mareno di Piave.
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