Col de Moi e la certezza della pena
14/06/08 21:07 | corsi e ricorsi | Permalink
Con il Col de Moi, "cima" a 1358m slm alle spalle di Valmareno, avevo un conto in sospeso, più d'uno in realtà, perché non l'ho mai conquistato senza penare nell'ultima parte.
Il clima ballerino mi ha allontanato dal coinvolgere amici da inzuppare e così l'ho affrontato in solitaria, non prima di aver avvisato casa sulle mie intenzioni.
Ho provato la direttissima, su per la strada dietro Valmareno, e poi a destra sul 1072, troi val de foran, che non avevo mai percorso, l'equivalente sentieristico di una scala a pioli, o poco meno
Rassegnato alla pendenza ho innestato le ridotte e progredito fino alla cima, passando per tratti in cui l'erba era effettivamente alta.
Ma per la prima volta quell'ultima erta non è stata una via crucis, con tutte le stazioni e forse qualcuna in più.
Mi stavo quindi godendo da vincitore la discesa verso Praderadego quando dei rumori nella foresta mi hanno bloccato. E mi è venuto in mente di come la certezza della pena, e non la sua gravità, sia in effetti il deterrente più efficace.
La remota possibilità che una zecca mi assalisse, per poi forse trasmettermi una encefalite dagli esiti, forse, letali non mi aveva infatti minimamente rallentato in precedenza, avanzando nell'erba altezza vita.
Adesso, più di un quintale di cinghiale di traverso sul mio sentiero mi stava congelando sul posto. Uno dei due in effetti se n'era andato subito grugnendo in un linguaggio incomprensibile, ma l'altro (la madre?), non sembrava intenzionato a cedere. Rischio di assalto, non quantificabile, ma perché rischiare? Rapido dietro front e ricerca di una via alternativa. Fortunatamente ero in zona piuttosto conosciuta e ho trovato una scorciatoia per riunirmi al sentiero un po' più in basso.
Il finale è stato di pura soddisfazione nella discesa sterrata che riporta a Valmareno, poche volte corsa così velocemente. Lo attribuisco alla forma del periodo, il cinghiale era ormai alle spalle, ma non vicino.
Il clima ballerino mi ha allontanato dal coinvolgere amici da inzuppare e così l'ho affrontato in solitaria, non prima di aver avvisato casa sulle mie intenzioni.
Ho provato la direttissima, su per la strada dietro Valmareno, e poi a destra sul 1072, troi val de foran, che non avevo mai percorso, l'equivalente sentieristico di una scala a pioli, o poco meno
Rassegnato alla pendenza ho innestato le ridotte e progredito fino alla cima, passando per tratti in cui l'erba era effettivamente alta.
Ma per la prima volta quell'ultima erta non è stata una via crucis, con tutte le stazioni e forse qualcuna in più.
Mi stavo quindi godendo da vincitore la discesa verso Praderadego quando dei rumori nella foresta mi hanno bloccato. E mi è venuto in mente di come la certezza della pena, e non la sua gravità, sia in effetti il deterrente più efficace.
La remota possibilità che una zecca mi assalisse, per poi forse trasmettermi una encefalite dagli esiti, forse, letali non mi aveva infatti minimamente rallentato in precedenza, avanzando nell'erba altezza vita.
Adesso, più di un quintale di cinghiale di traverso sul mio sentiero mi stava congelando sul posto. Uno dei due in effetti se n'era andato subito grugnendo in un linguaggio incomprensibile, ma l'altro (la madre?), non sembrava intenzionato a cedere. Rischio di assalto, non quantificabile, ma perché rischiare? Rapido dietro front e ricerca di una via alternativa. Fortunatamente ero in zona piuttosto conosciuta e ho trovato una scorciatoia per riunirmi al sentiero un po' più in basso.
Il finale è stato di pura soddisfazione nella discesa sterrata che riporta a Valmareno, poche volte corsa così velocemente. Lo attribuisco alla forma del periodo, il cinghiale era ormai alle spalle, ma non vicino.
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22ma Corsa di Sant'Antonio - Gorgo al Monticano TV
08/06/08 20:51 | corsi e ricorsi | Permalink
Altro percorso, in pianura sì, ma vario e divertente. Passaggi dentro il ,mini, parco della Villa Foscarini, e quello del ristorante Revedin, più un sentiero dentro un tratto boscoso. Poi un sacco di campagna , argine e qualche tratto asfaltato.
Nel complesso comunque scorrevole, e con più ristori del solito, tre sicuri, se non quattro, nel percorso della 12km.
A livello personale, complice una lepre scatenata, ne è uscito una delle migliori prestazioni dell'ultimo anno. Corsa tutta cercando di non forzare, visto che in teoria sono ancora in recupero dai recenti impegni "agonistici".
Uno dei sistemi che ho applicato di più è quello della marionetta. Due fili mi guidavano, uno attaccato alla sommita della testa mi tirava verso l'alto-leggermente-avanti, e l'altro attaccato cinque centimetri sotto l'ombelico, mi tirava avanti.
Fili ideali, certo, ma il corpo e la mente faticano a distinguere una situazione vividamente immaginata da una reale.
Nel complesso comunque scorrevole, e con più ristori del solito, tre sicuri, se non quattro, nel percorso della 12km.
A livello personale, complice una lepre scatenata, ne è uscito una delle migliori prestazioni dell'ultimo anno. Corsa tutta cercando di non forzare, visto che in teoria sono ancora in recupero dai recenti impegni "agonistici".
Uno dei sistemi che ho applicato di più è quello della marionetta. Due fili mi guidavano, uno attaccato alla sommita della testa mi tirava verso l'alto-leggermente-avanti, e l'altro attaccato cinque centimetri sotto l'ombelico, mi tirava avanti.
Fili ideali, certo, ma il corpo e la mente faticano a distinguere una situazione vividamente immaginata da una reale.
Maratona di Scandiano (RE)
07/06/08 12:41 | corsi e ricorsi | Permalink
Dai produttori della Maratona di Reggio Emilia (se non la conoscete significa che non vi occupate di Maratona e/o non siete Italiani) ecco che più o meno ogni primo venerdì sera di Giugno ci viene offerta questa simpatica manifestazione.
Trattasi di maratona normale cui viene affiancata la staffetta (6 atleti per 7km ciascuno, il primo fa 195 metri in più ) corsa su un circuito di 1400 metri che ruota attorno alla pista di Scandiano, cittadina sportiva, tra Modena e Reggio Emilia, ai piedi delle colline che preludono all'appennino emiliano.
Gli individuali erano una ventina a fronte di sessantasette squadre, alcune molto agguerrite.
Nota personale, venendo da un periodo in preparazione di un'ultra in montagna ero quanto di più lontano mentalmente e fisicamente da un 7km in piano misto pista/asfalto/sterrato, e si è visto.
Già alla partenza, ero in prima frazione, mi faceva strano non avere la borraccia e un po' di cibo di riserva, che sì, i ristori hanno detto che ci sono, ma non si sa mai.
Poi sono partiti tutti come dei fulmini, ero praticamente ultimo dopo cento metri, complice anche un riscaldmaento approssimato per difetto.
I sorpassi: in montagna ti affianchi, scambi due parole, nella durata di un sorpasso in genere vieni a conoscere i dati anagrafici base del tuo 'avversario', a volte stringi anche una breve amicizia. In pista devi stare all'erta, per non creare intralcio, e perché lo spostamento d'aria rischia di farti del male.
Alla fine della serata, le frazioni corse saranno due, complice l'assenza di qualche compagno di squadra, e la consapevolezza una, se mai servisse ulteriore conferma: il nostro fisico si adatta in maniera estremamente specifica.
Lo dimostra il fatto che già la prima frazione mi ha causato doloretti che non avevo da tempo, e tre piccole vesciche a piedi che erano usciti intonsi da oltre 12 ore su sentieri di montagna.
Questo è la grande verità da cui spiccano il volo tutte le tabelle di allenamento, con un piccolo problema, il fisico si adatta velocemente, ma se lo stimolo resta uguale dopo un po' si stabilizza e non migliora più, anzi peggiora.
Chi inizia a correre può semplicemente uscire e per le prime settimane probabilmente riuscirà ogni seduta (ma perché una sessione di allenamento di corsa si chiama 'seduta'?) a correre più a lungo e più velocemente della precedente.
Poi però si raggiungerà un limite oltre il quale si comincerà addirittura a peggiorare, e quindi bisogna inventarsi una specie di variabilità nella specificità del lavoro.
Ma non è finita, perché se per esempio lasci le ripetute veloci, perché tanto non ti servono per fare il Passatore, dopo un po' le tue qualità muscolari, tecniche e aerobiche scadranno, e quindi correrai peggio, a rischio infortuni, facendo più fatica e andando più lentamente.
Un lavoro generale è quindi sempre consigliabile, anche perché, dovesse sorgere la necessità di una frazione veloce per una staffetta, si è pronti.
Trattasi di maratona normale cui viene affiancata la staffetta (6 atleti per 7km ciascuno, il primo fa 195 metri in più ) corsa su un circuito di 1400 metri che ruota attorno alla pista di Scandiano, cittadina sportiva, tra Modena e Reggio Emilia, ai piedi delle colline che preludono all'appennino emiliano.
Gli individuali erano una ventina a fronte di sessantasette squadre, alcune molto agguerrite.
Nota personale, venendo da un periodo in preparazione di un'ultra in montagna ero quanto di più lontano mentalmente e fisicamente da un 7km in piano misto pista/asfalto/sterrato, e si è visto.
Già alla partenza, ero in prima frazione, mi faceva strano non avere la borraccia e un po' di cibo di riserva, che sì, i ristori hanno detto che ci sono, ma non si sa mai.
Poi sono partiti tutti come dei fulmini, ero praticamente ultimo dopo cento metri, complice anche un riscaldmaento approssimato per difetto.
I sorpassi: in montagna ti affianchi, scambi due parole, nella durata di un sorpasso in genere vieni a conoscere i dati anagrafici base del tuo 'avversario', a volte stringi anche una breve amicizia. In pista devi stare all'erta, per non creare intralcio, e perché lo spostamento d'aria rischia di farti del male.
Alla fine della serata, le frazioni corse saranno due, complice l'assenza di qualche compagno di squadra, e la consapevolezza una, se mai servisse ulteriore conferma: il nostro fisico si adatta in maniera estremamente specifica.
Lo dimostra il fatto che già la prima frazione mi ha causato doloretti che non avevo da tempo, e tre piccole vesciche a piedi che erano usciti intonsi da oltre 12 ore su sentieri di montagna.
Questo è la grande verità da cui spiccano il volo tutte le tabelle di allenamento, con un piccolo problema, il fisico si adatta velocemente, ma se lo stimolo resta uguale dopo un po' si stabilizza e non migliora più, anzi peggiora.
Chi inizia a correre può semplicemente uscire e per le prime settimane probabilmente riuscirà ogni seduta (ma perché una sessione di allenamento di corsa si chiama 'seduta'?) a correre più a lungo e più velocemente della precedente.
Poi però si raggiungerà un limite oltre il quale si comincerà addirittura a peggiorare, e quindi bisogna inventarsi una specie di variabilità nella specificità del lavoro.
Ma non è finita, perché se per esempio lasci le ripetute veloci, perché tanto non ti servono per fare il Passatore, dopo un po' le tue qualità muscolari, tecniche e aerobiche scadranno, e quindi correrai peggio, a rischio infortuni, facendo più fatica e andando più lentamente.
Un lavoro generale è quindi sempre consigliabile, anche perché, dovesse sorgere la necessità di una frazione veloce per una staffetta, si è pronti.
Progetto di documentario su Marco Olmo
06/06/08 11:38 | sempreverdi (ispirazione) | Permalink
Finesettimana del tre per dieci (chilometri)
02/06/08 15:49 | corsi e ricorsi | Permalink
Sabato, due giri del lago morto, e laghetti blu.
Sterrato tecnico da montagna e sentiero, su e giù tranquillo a parte tre strappetti cattivi.
Domenica, 3a marcia amici del parco Bolda, Santa Lucia di Piave.
Per gli amici dell'asfalto orizzontale, con solo una spruzzata di sterrato. Bella scorrevole, non c'è che dire.
Lunedì, 9a passeggiata alla scoperta del territorio, Soffratta di Mareno di Piave.
Argine, bordo campi e sterrato di campagna, erba e sconnesso soffice. Che bei posti che abbiamo quì in giro.
In genere preferisco, non solo io, anche il buon senso e buona parte degli allenatori, non fare due giorni consecutivi lo stesso lavoro. In realtà si è trattato di tre attività tutto sommato diverse (ma proprio tanto), che hanno sollecitato gruppi muscolari e abilità differenti.
Un motivo in più, al di là delle preferenze personali, per alternare superfici e inclinazioni su cui si corre. Un investimento in termini di capacità di adattamento e prevenzioni infortuni.
Sterrato tecnico da montagna e sentiero, su e giù tranquillo a parte tre strappetti cattivi.
Domenica, 3a marcia amici del parco Bolda, Santa Lucia di Piave.
Per gli amici dell'asfalto orizzontale, con solo una spruzzata di sterrato. Bella scorrevole, non c'è che dire.
Lunedì, 9a passeggiata alla scoperta del territorio, Soffratta di Mareno di Piave.
Argine, bordo campi e sterrato di campagna, erba e sconnesso soffice. Che bei posti che abbiamo quì in giro.
In genere preferisco, non solo io, anche il buon senso e buona parte degli allenatori, non fare due giorni consecutivi lo stesso lavoro. In realtà si è trattato di tre attività tutto sommato diverse (ma proprio tanto), che hanno sollecitato gruppi muscolari e abilità differenti.
Un motivo in più, al di là delle preferenze personali, per alternare superfici e inclinazioni su cui si corre. Un investimento in termini di capacità di adattamento e prevenzioni infortuni.