Orienteering a Mareno
27/10/07 21:29 | Permalink
L'attiva società locale ha organizzato una gara in notturna per le vie del paese.
Di certo l'orientamento, specie se serale, non è sport televisivo, lunghe pause alternate a momenti di azione: un paio di ateti con lampada frontale e mappa del percorso.
Nel nostro caso si poteva comunque seguire la gara via audio, la posizione degli atleti era ben segnalata dai cani che occupano i gardini di quasi ogni casa del circondario.
Al di là della copertura mediatica, l'orientamento dovrebbe essere attività obbligatoria a scuola. Attività fisica in cui bisogna comunque mantenere la lucidità necessaria a trasferire informazioni da una pianta in scala al territorio. Potrebbe essere, e succede, che qualcuno magari meno prestante, ma con una condotta di gara regolare, vinca comunque.
Insomma: un paradiso educativo.
Mi resta solo un dubbio, in merito alle gare nelle foreste, visto che in genere si passa nel sottobosco il quale non sempre gradisce intrusioni.
Poi, se mi torna l'ispirazione a scrivere, e se non l'ho già fatto, racconterò di quella volta che penso di aver vinto la mia prima gara di orientamento. Poi si è rotto il cronometro dei giudici e non lo sapremo mai.
Di certo l'orientamento, specie se serale, non è sport televisivo, lunghe pause alternate a momenti di azione: un paio di ateti con lampada frontale e mappa del percorso.
Nel nostro caso si poteva comunque seguire la gara via audio, la posizione degli atleti era ben segnalata dai cani che occupano i gardini di quasi ogni casa del circondario.
Al di là della copertura mediatica, l'orientamento dovrebbe essere attività obbligatoria a scuola. Attività fisica in cui bisogna comunque mantenere la lucidità necessaria a trasferire informazioni da una pianta in scala al territorio. Potrebbe essere, e succede, che qualcuno magari meno prestante, ma con una condotta di gara regolare, vinca comunque.
Insomma: un paradiso educativo.
Mi resta solo un dubbio, in merito alle gare nelle foreste, visto che in genere si passa nel sottobosco il quale non sempre gradisce intrusioni.
Poi, se mi torna l'ispirazione a scrivere, e se non l'ho già fatto, racconterò di quella volta che penso di aver vinto la mia prima gara di orientamento. Poi si è rotto il cronometro dei giudici e non lo sapremo mai.
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33mo giro della Piana Sernagliese
21/10/07 21:31 | Permalink
In questo periodo mi è particolarmente accentuata una difficoltà di avvio, primi 30-40 minuti, e una progressione accentuata nella seconda parte.
Nulla di tutto questo era presente in me negli ultimi anni (beh, forse le difficoltà in avvio sì ).
Guardando al positivo sto facendo finali su finali in cui non mi arrendo più a me stesso. Ma resto concentrato e avanzo deciso nonostante fatca e vocine subdole "che tanto non cambia niente".
Anche a Sernaglia, complice un percorso in gran parte sterrato e scorrevole, mi sono ritrovato, dopo qualche pena e pesantezza iniziale, a sorpassi ripetuti, e nessuno subìto, negli ultimi chilometri. Forse non cambia niente ma credo siano esperienza sensoriali che il nostro conscio, il subconscio, o chi per loro, registra e tiene pronti per i momenti veramente difficili, quando verrebbe voglia di mollare tutto ed invece si tiene duro fino alla prossima curva.
Della manifestazione, per quanto riguarda i miei parametri, bene, sempre piacevole il percorso e adeguati i ristori. Poi, se uno proprio proprio voleva l'asfalto affilato, c'era Cimetta, come sempre.
Nulla di tutto questo era presente in me negli ultimi anni (beh, forse le difficoltà in avvio sì ).
Guardando al positivo sto facendo finali su finali in cui non mi arrendo più a me stesso. Ma resto concentrato e avanzo deciso nonostante fatca e vocine subdole "che tanto non cambia niente".
Anche a Sernaglia, complice un percorso in gran parte sterrato e scorrevole, mi sono ritrovato, dopo qualche pena e pesantezza iniziale, a sorpassi ripetuti, e nessuno subìto, negli ultimi chilometri. Forse non cambia niente ma credo siano esperienza sensoriali che il nostro conscio, il subconscio, o chi per loro, registra e tiene pronti per i momenti veramente difficili, quando verrebbe voglia di mollare tutto ed invece si tiene duro fino alla prossima curva.
Della manifestazione, per quanto riguarda i miei parametri, bene, sempre piacevole il percorso e adeguati i ristori. Poi, se uno proprio proprio voleva l'asfalto affilato, c'era Cimetta, come sempre.
Orsago 35mo Itinerario Dei Castelli
14/10/07 17:38 | corsi e ricorsi | Permalink
Ieri era il compleanno di questo luogo.
Che gli strumenti di comunicazione possano avere un compleanno è opinabile, che si possa ricordarne la nascita è innegabile.
In tre anni si è cercato di raccontare dei pensieri che nascono in corsa, e per me sono tanti.
Ieri ne parlavo con un amico appassionato di montain bike. Gli piacerebbe correre ma non sa a cosa pensare quando lo fa. Né io posso suggerirgli cosa fare.
Ieri ne ho anche parlato con mia moglie, che mi proponeva di andare a correre con il lettore mp3, e le ho risposto che il giorno in cui dovessi ricorre al lettore per correre beh, smetterei. Non è vero. Però non ho mai avuto grossi problemi a passare il tempo mentre corro. Fantastico, programmo, scrivo mentalmente, invento discorsi, risolvo problemi, mi immedesimo nel mio corpo che si muove.
Potrei anche ascoltare qualcuno che canta o parla, in cuffia, o al fianco di un amico. Credo sarebbe sempre un'attività piacevole e istruttiva, anche in giorni come oggi, in cui magari di voglia di correre proprio non ce n'era molta.
A Orsago comunque eravamo in tanti, come sempre, è una gara ben organizzata, un bel percorso. Ognuno aveva le sue motivazioni, che fossero espresse in minuti al chilometro o minuti di divertimento. Tutti rispettabili, o comunque non criticabili dal sottoscritto.
Magari il tizio che premeva nervosamente sul clacson potrebbe pensarla in modo diverso.
Che gli strumenti di comunicazione possano avere un compleanno è opinabile, che si possa ricordarne la nascita è innegabile.
In tre anni si è cercato di raccontare dei pensieri che nascono in corsa, e per me sono tanti.
Ieri ne parlavo con un amico appassionato di montain bike. Gli piacerebbe correre ma non sa a cosa pensare quando lo fa. Né io posso suggerirgli cosa fare.
Ieri ne ho anche parlato con mia moglie, che mi proponeva di andare a correre con il lettore mp3, e le ho risposto che il giorno in cui dovessi ricorre al lettore per correre beh, smetterei. Non è vero. Però non ho mai avuto grossi problemi a passare il tempo mentre corro. Fantastico, programmo, scrivo mentalmente, invento discorsi, risolvo problemi, mi immedesimo nel mio corpo che si muove.
Potrei anche ascoltare qualcuno che canta o parla, in cuffia, o al fianco di un amico. Credo sarebbe sempre un'attività piacevole e istruttiva, anche in giorni come oggi, in cui magari di voglia di correre proprio non ce n'era molta.
A Orsago comunque eravamo in tanti, come sempre, è una gara ben organizzata, un bel percorso. Ognuno aveva le sue motivazioni, che fossero espresse in minuti al chilometro o minuti di divertimento. Tutti rispettabili, o comunque non criticabili dal sottoscritto.
Magari il tizio che premeva nervosamente sul clacson potrebbe pensarla in modo diverso.
Strategie ritmo focali
07/10/07 22:43 | Permalink
Nella gestione della fatica c'è chi si dissocia (e immagina spiagge dorate e aperitivi con l'ombrellino) e chi si associa (andando ad esplorare dentro di sé quello che sta succedendo).
Questi ultimi hanno due vie da percorrere:
- concentrarsi sulla fatica, creando un circolo vizioso che riceve dal corpo segnali di stanchezza e ne rimanda altri che amplificano tale stato portando in poco tempo a vistosi rallentamenti, se non allo stop definitivo;
- concentrarsi sul ritmo, per esempio l'avanzare delle gambe, o il respiro.
Nel secondo caso le sensazioni di fatica vengono accantonate per portare l'attenzione all'avanzare, che è la cosa più importante.
E' quello che sto facendo in questi giorni con soddisfazione, devo dire. La fatica è una costante e poco si può fare per evitarla. Paradossalmente, il cercare di evitarla porta a dedicarle più attenzione di quella che merita, ricevendone in cambio più stanchezza di quella che meritiamo.
Dettagliati approfondimenti sull'argomento si possono trovare sui lavori di Luca Speciani e/o Pietro Trabucchi.
Questi ultimi hanno due vie da percorrere:
- concentrarsi sulla fatica, creando un circolo vizioso che riceve dal corpo segnali di stanchezza e ne rimanda altri che amplificano tale stato portando in poco tempo a vistosi rallentamenti, se non allo stop definitivo;
- concentrarsi sul ritmo, per esempio l'avanzare delle gambe, o il respiro.
Nel secondo caso le sensazioni di fatica vengono accantonate per portare l'attenzione all'avanzare, che è la cosa più importante.
E' quello che sto facendo in questi giorni con soddisfazione, devo dire. La fatica è una costante e poco si può fare per evitarla. Paradossalmente, il cercare di evitarla porta a dedicarle più attenzione di quella che merita, ricevendone in cambio più stanchezza di quella che meritiamo.
Dettagliati approfondimenti sull'argomento si possono trovare sui lavori di Luca Speciani e/o Pietro Trabucchi.