La pista della scuola media Martin Luther king, a Berkeley, California, è di una lunghezza indefinita - direi qualcosa tra i 350 e i 400 metri - in terra rossa e l'esterno combatte per non essere invaso dalla vegetazione.
Decisamente ha visto giorni migliori, ma più passano gli anni e più si impara ad apprezzare la storia ed altre caratteristiche che a prima vista vengono oscurate da glamour e perfezione del nuovo, recente, giovane.
E' la pista della comunità locale, alle sei e trenta del mattino, ora di punta per lei, pullula di corridori e camminatori di tutte le fogge e taglie.
Gente che, al di là delle capacità atletiche, accosta colori e materiali con grande coraggio, o incoscienza.
E' il luogo dove, veramente, in termine 'casual' assume un significato letterale.
Tornando alla pista, poi durante il giorno si attesta su ritmi più quieti, accogliendo qualche prestante atleta dedito a ripetute, ma più spesso uomini e donne alla ricerca di uno sfogo, di qualche grammo in meno sulla bilancia, o semplicemente di farsi una chiacchierata camminando.
A me è particolarmente cara perché è stato il mio rifugio di due stagioni difficili, ci ho preparato una maratona quando non potevo correre per più di duecento metri di fila causa un tendine irritato. Ed è stata poi una maratona che mi ha dato grande soddisfazione, perché completata al massimo dei ritmi che in quel momento mi erano consentiti, e senza alcun risentimento fisico.
E' stata anche la pista in cui ho corso scalzo, nell'anello interno in erba, quando indossare le scarpe mi creava problemi.
Mi ha sempre accettato per com'ero.
Una delle cose in comune con queste storie, al di là delle encomiabili capacità di resistenza dei protagonisti, è il fatto che erano usciti in un'area "rurale", tipo il Wyoming, o lo Utah, senza dire ad anima viva dove andavano. Posti dove passano settimane senza che ci passi anima viva.
Io vivo in una zona dove difficilmente ti puoi trovare in luoghi dove non vedi almeno una casa. E' anche vero che ogni tanto capita di andare in collina, o in montagna, dove un modesto infortunio può rendere problemativo raggiungere il primo casolare che magari è a "soli" cinque chilometri.
O metti che cadi in un miniburrone.
Tutto questo per dire che, uscendo a correre da soli è meglio lasciar detto a qualcuno almeno in linea generale la nostra destinazione e tempi di rientro. E non è che serva una mappa con tutti i punti dettagliati.
Lo scrivo perché tante volte sono io il primo ad uscire senza dire che vado nel bosco.
Poi, sarebbe buona politica portarsi un sistema di identificazione. E non è che serva una fotocopia del passaporto, basta una etichetta dove ci siano dati identificativi, numeri di telefono ed eventuali notizie mediche.
Ce ne sono a bizzeffe sul mercato, il più famoso è road id, personalmente uso smart id che trovo più pratico perché leggero e poco invasivo.
Lo so, lo so, tutte robe che si sanno.
Intanto però la gente continua a perdersi, e quando i familiari/vicini cominciano a preoccuparsi potrebbe essere troppo tardi.
Prima di pubblicare questo messaggio sono andato a spostare il mio smartid nelle scarpe che, effettivamente, uso (era rimasto in quelle che avevo dismesso).
si gioca quasi in casa, sui colli di Conegliano sono nato e cresciuto atleticamente e quindi ogni giudizio non può essere che parziale.
I grossi numeri ormai si sono spostati al mare, più sul lettino che alla notturna di Jesolo, ma in ogni caso alle nove è un bel gruppetto quello che prende il via di questa manifestazione.
Le temperature invitano subito ad una sudorazione adeguata e gli atleti rispondono copiosi. I premurosi organizzatori piazzano due ristori nella 12km (scarsi) e parecchi tratti sono in ombra per cui si soffre nei limiti del giusto (argomento tutto da discutere).
Io ho quasi sempre chiacchierato e quindi non mi sono accorto di molto, altre due chiacchiere fra amici dopo l'arrivo e fine della festa.
Percorso: solito bel mix di erba, asfalto e sterrato. In collina. Una bella lezione per i propriocettori.
Le dimensioni incutono rispetto, e anche il clima, in fondo è un catino dove la temperatura sembra raccogliersi pronta a scattare al collo degli affannati avventori.
Pochi giri, qualche allungo sollevando sbuffi di pietrisco di un qualche valore archeologico, probabilmente.
Per il resto uno sguardo nostalgico alle vestigia di una civiltà scomparsa, come testimoniano le bottiglie vuote ed i resti di altre consumazioni sparsi qua e là.
Ci pensa il corpo a reagire, la mente un po' recalcitrante dopo un po' entra in sintonia, e alla fine capita di immaginare che il signore davanti in bici sia il Da Silva di Atene, e il ritmo si fà più frizzante, alla caccia di una medaglia virtuale.
Guardando poi indietro ci si trova ad aver corso per quasi un'ora e mezza, senza tante fisime.