2007

(era la) marcia lungo il Codolo, a San Fior di Sotto

Una delle mie gare preferite trasferita su asfalto, dal primo all'ultimo metro, che non è neanche facile in aperta campagna.

Che dire, niente.

Il tutto mentre venerdì ho scoperto che il giro del Lago Morto in senso antiorario è più adeguato al mio carattere.

Piccoli dettagli che emergono e, dopo un breve attimo di riflessione, scompaiono di fronte al grande mistero dell'esistenza.

Orienteering a Mareno

L'attiva società locale ha organizzato una gara in notturna per le vie del paese.

Di certo l'orientamento, specie se serale, non è sport televisivo, lunghe pause alternate a momenti di azione: un paio di ateti con lampada frontale e mappa del percorso.

Nel nostro caso si poteva comunque seguire la gara via audio, la posizione degli atleti era ben segnalata dai cani che occupano i gardini di quasi ogni casa del circondario.

Al di là della copertura mediatica, l'orientamento dovrebbe essere attività obbligatoria a scuola. Attività fisica in cui bisogna comunque mantenere la lucidità necessaria a trasferire informazioni da una pianta in scala al territorio. Potrebbe essere, e succede, che qualcuno magari meno prestante, ma con una condotta di gara regolare, vinca comunque.

Insomma: un paradiso educativo.

Mi resta solo un dubbio, in merito alle gare nelle foreste, visto che in genere si passa nel sottobosco il quale non sempre gradisce intrusioni.

Poi, se mi torna l'ispirazione a scrivere, e se non l'ho già fatto, racconterò di quella volta che penso di aver vinto la mia prima gara di orientamento. Poi si è rotto il cronometro dei giudici e non lo sapremo mai.

33mo giro della Piana Sernagliese

In questo periodo mi è particolarmente accentuata una difficoltà di avvio, primi 30-40 minuti, e una progressione accentuata nella seconda parte.

Nulla di tutto questo era presente in me negli ultimi anni (beh, forse le difficoltà in avvio sì ).

Guardando al positivo sto facendo finali su finali in cui non mi arrendo più a me stesso. Ma resto concentrato e avanzo deciso nonostante fatca e vocine subdole "che tanto non cambia niente".

Anche a Sernaglia, complice un percorso in gran parte sterrato e scorrevole, mi sono ritrovato, dopo qualche pena e pesantezza iniziale, a sorpassi ripetuti, e nessuno subìto, negli ultimi chilometri. Forse non cambia niente ma credo siano esperienza sensoriali che il nostro conscio, il subconscio, o chi per loro, registra e tiene pronti per i momenti veramente difficili, quando verrebbe voglia di mollare tutto ed invece si tiene duro fino alla prossima curva.

Della manifestazione, per quanto riguarda i miei parametri, bene, sempre piacevole il percorso e adeguati i ristori. Poi, se uno proprio proprio voleva l'asfalto affilato, c'era Cimetta, come sempre.

Orsago 35mo Itinerario Dei Castelli

Ieri era il compleanno di questo luogo.

Che gli strumenti di comunicazione possano avere un compleanno è opinabile, che si possa ricordarne la nascita è innegabile.

In tre anni si è cercato di raccontare dei pensieri che nascono in corsa, e per me sono tanti.

Ieri ne parlavo con un amico appassionato di montain bike. Gli piacerebbe correre ma non sa a cosa pensare quando lo fa. Né io posso suggerirgli cosa fare.
Ieri ne ho anche parlato con
mia moglie, che mi proponeva di andare a correre con il lettore mp3, e le ho risposto che il giorno in cui dovessi ricorre al lettore per correre beh, smetterei. Non è vero. Però non ho mai avuto grossi problemi a passare il tempo mentre corro. Fantastico, programmo, scrivo mentalmente, invento discorsi, risolvo problemi, mi immedesimo nel mio corpo che si muove.
Potrei anche ascoltare qualcuno che canta o parla, in cuffia, o al fianco di un amico. Credo sarebbe sempre un'attività piacevole e istruttiva, anche in giorni come oggi, in cui magari di voglia di correre proprio non ce n'era molta.

A Orsago comunque eravamo in tanti, come sempre, è una gara ben organizzata, un bel percorso. Ognuno aveva le sue motivazioni, che fossero espresse in minuti al chilometro o minuti di divertimento. Tutti rispettabili, o comunque non criticabili dal sottoscritto.
Magari il tizio che premeva nervosamente sul clacson potrebbe pensarla in modo diverso.

Strategie ritmo focali

Nella gestione della fatica c'è chi si dissocia (e immagina spiagge dorate e aperitivi con l'ombrellino) e chi si associa (andando ad esplorare dentro di sé quello che sta succedendo).

Questi ultimi hanno due vie da percorrere:
- concentrarsi sulla fatica, creando un circolo vizioso che riceve dal corpo segnali di stanchezza e ne rimanda altri che amplificano tale stato portando in poco tempo a vistosi rallentamenti, se non allo stop definitivo;
- concentrarsi sul ritmo, per esempio l'avanzare delle gambe, o il respiro.

Nel secondo caso le sensazioni di fatica vengono accantonate per portare l'attenzione all'avanzare, che è la cosa più importante.

E' quello che sto facendo in questi giorni con soddisfazione, devo dire. La fatica è una costante e poco si può fare per evitarla. Paradossalmente, il cercare di evitarla porta a dedicarle più attenzione di quella che merita, ricevendone in cambio più stanchezza di quella che meritiamo.

Dettagliati approfondimenti sull'argomento si possono trovare sui lavori di Luca Speciani e/o Pietro Trabucchi.

San Fior, 1ma edizione di una gara che beneficia l'Associazione Renzo e Pia Fiorot

C'è una memoria della ragione, e una memoria del corpo.

Lungo il percorso della gara odierna, sono stato riportato a più o meno 25 (venticinque) anni fa. Era un punto specifico, il luogo dove ho corso gli allenamenti più duri di tutta la mia vita.

La trama era abbastanza costante. Ci si trovava a casa di Piero, il mio allenatore, si partiva con lui per un collinare in progressione di circa un'ora (da 6'km a 4'km), qualche allungo e poi si andava con 10/12 ripetute su circa 300 metri di cui i primi 250 in leggera discesa-pianura, e gli ultimi 50mt in salita. Recupero correndo piano.
Finito il tutto si partiva per il defaticamento, circa 20' per rientrare al punto di partenza.

Stranamente il momento che più si è fissato in me è la partenza del defaticamento, quando, svuotato totalmente, e mentalmente arrivato, mi trovavo a dover affrontare ancora venti minuti, seppur lentissimi (in termini assoluti).
Ecco, sono passato di là e mi è tornato in mente, o forse è meglio dire in corpo, quel partire per il ritorno, quando volevo solo accasciarmi lì.

Mi è servito per reagire quando cominciavo a faticare, oggi. Voglio dire, nulla è paragonabile allo stato di affaticamento in cui ero in quei momenti, e quindi un po' di affanno non è certo la fine del mondo.

Come al solito
il corpo reagisce alla mente, che reagisce al corpo, e se ti sistemi la postura (cercando di essere il più alto possibile, leggermente inclinato avanti, petto aperto per accogliere l'indispensabile ossigeno, rilassandoti dove non serve essere tesi, frequenza elevata e appoggio leggero) ecco che la fatica, avversario subdolo e parassita che si nutre dei dubbi del suo ospitante, recede, lasciando spazio ad una sensazione di vittoria, non importa quanto piano o quanto indietro nella classifica tu sia arrivato.

La gara in sé è piacevole, su un percorso collinare e, per i miei gusti, un po' troppo asfaltato. Nonostante la pubblicità praticamente inesistente (motivo per cui non so il nome preciso della gara) ha raccolto un discreto numero di adesioni. E ben venga una seconda edizione.

15ma per le colline di Colle Umberto, senza chiedersi il perché.

E si torna a correre a casa, tra partenti anticipati e percorsi democratici (sentieri, asfalto, sterrato, ognuno trova in ogni gara un po' del suo ambiente preferito).

Non sono ermi colli, ma senz'altro mi sono cari.

A contribuire al piacere generale una giornata di quei Settembri da cartolina, caldi e asciutti.

E' andata in onda la consueta sfida con me stesso, che, frequentemente, mi vede sconfitto, ma oggi, con un guizzo d'orgoglio, ho prevalso di un'inezia, quando stavo per mollare, in vista della cima dell'ultima salita.

E' anche per questo che si corre.

E molti altri motivi sono stati indagati sabato sera, a
Pordenonelegge, dove Roberto Weber, autore del libro "Perché corriamo", era sul palco assieme a Luca Speciani, che in questo luogo non necessita di presentazioni, e Sergio Bolzonello, Sindaco di Pordenone, da un paio d'anni acquisto del popolo delle lunghe.

Ci sarebbe da sedersi quì e cominciare a disquisire, di evoluzione, di spiritualità e fisicità. Toccherebbe andare indietro a filosofi che si sono chiesti, a scienziati chini sulle carte per cercare una risposta, a semplici podisti che hano corso senza chiedersi e senza aspettarsi una risposta.

Ognuno ha il suo perché, più o meno razionalizzato.

Certo che che ci sono momenti della corsa in cui tutto si incastra in un istante perfetto, è proprio allora che capisci e, paradossalmente, o forse no, è in quell'attimo che non hai bisogno di alcuna spiegazione.

Redwood Park Trail Run

Juma Ikangaa probabilmente aveva in mente me mentre formulava la frase "la volontà di vincere è nulla senza la volontà di prepararsi".

Ma nelle ultime settimane, a dispetto della mia pessima attitudine nei confronti dell'allenamento, mi sono messo d'impegno, organizzando, e portanto a termine una serie di sedute (vagamente ispirate a
questo pensierino tecnico) che mi hanno messo in grado di completare la gara in un tempo che fino a due mesi fa mi sarebbe stato impossibile.

Non solo questo, vedere i risultati di un lavoro è sempre motivante, e, anche oggi, mentre salivo Spruce Street sorpassando un papà in bici che trascinava il figlioletto in uno di quei tandem dove quello dietro in genere non pedala, ho indossato la mia miglior Forma, allineato dalle caviglie in sù, petto aperto a respirare, braccia a collaborare e mente in sintonia, perché ricordiamoci quello che dice sempre Pietro Trabucchi: la fatica è un processo bidirezionale. I muscoli avvisano che sono stanchi e se la mente interpreta la cosa come devastante invierà segnali che li rendono ancora più stanchi. Se invece la fatica era già nel budget ci si limiterà ad una scrollata di spalle, se occorre mettendo in circolo una falcata ancora più rotonda.

Ah già, nel mio impeto ho dimenticato di dire che il percorso di Redwood è un piacevole, a parte un paio di salite quasi verticali, sù e giù all'ombra di conifere centenarie. Chi abbia corso su un sentiero morbido di aghi di pino o simili sa di cosa parlo, gli altri si rassegnino a rinunciare a calzini immacolati e si sporchino i piedi a provare. C'è un sentiero vicino ad ognuno di noi, fosse anche la banchina di una statale appena asfaltata.

Poi,
una volta creata la Visione, corpo e mente lavoreranno assieme per renderla concreta.

Caro disegnatore di magliette da corsa

Ti scrivo perché nelle ultime settimane ho girato parecchi negozi e la totalità (=100%) delle magliette tecniche a manica corta che ho visto erano girocollo.

Ora, io capisco che dal chiuso di un cubicolo, con la faccia in un monitor da oltre 20 pollici il mondo sembri tutto sommato piuttosto costante e rotondo ma, ti assicurò, non è così.

A parte pochi fortunati che vivono in paesi a clima costante o altri che escono a correre solo se il clima è perfetto, per molti di noi la corsa è un momento che ritagliamo dai mille impegni di una giornata e che svolgiamo dove possiamo.

Quindi, anche uscendo in una lieta giornata di sole può capitare di passare su un asfalto reso caldo dai raggi del nostro amico in cielo (= caldo) e poi all'ombra di edifici inquietanti, oppure di alberi rassicuranti (= fresco).

Non parliamo poi del vento contro (= fresco) o a favore(=caldo). Siccome in genere si corre in tondo oppure vai e torna, il vento ce l'hai un po' a favore e un po' contro.

Hai idea della
differenza, in meglio, che fa mettere una cerniera, da aprire e chiudere alla bisogna, anche non tanto lunga, al collo di quelle benedette magliette da corsa?

Conto nella tua comprensione e sono aperto ad eventuali controdeduzioni in favore del girocollo nella corsa.

Con immutato affetto,

un podista.

Sistema per segnare il percorso nelle gare di trail running

Gli amici della Pacific Coast Trail Runs organizzano oltre 20 gare all'anno e hanno un sistema molto pratico e riciclabile per segnare il percorso tra boschi e parchi californiani.

Legano le fettucce di plastica colorata a delle mollette da bucato in legno, che vengono piazzate ogni 3/400 metri.

In questo modo è facile appenderle alla vegetazione, l'impatto è minimo, ed altrettanto semplice è recuperarle non appena finita la gara per poi riutilizzarle alla prossima.

Altra astuzia: le fettucce sono di colore uniforme tranne che appena prima di un bivio dove sono a strisce e vengono appese dal lato del sentiero dove si deve girare.

Semplice, efficiente ed efficace.

Inconvenienti di non usare il sistema metrico decimale

In Italia/Europa la cento km è il simbolo dell'ultramaratona. Per motivi che sicuramente qualche psicologo è in grado di spiegare la mente umana ha la tendenza ad arrotondare, per cui si va sempre alla cifra piena.

Negli Stati Uniti le distanze grandi si misurano in miglia. Un miglio equivale a milleseicentonove metri. E siccome ragionano come noi in merito agli arrotondamenti ecco che si ritrovano con centosessanta km sul gobbone per raggiungere lo stato riconosciuto di ultramaratoneta (in realtà varrebbe per qualsiasi gara sopra la distanza della maratona ma ricordate la questione degli arrotontamenti, nonché le soglie psicologiche).

Questo implica anche che, per i più veloci, ultramaratona "vera" significa star fuori almeno un quindicina di ore, ma per i più lenti siamo sopra le trenta.

Trenta ore, in cifre, è più di un giorno.

Fermatevi per un momento a pensare dove eravate trenta ore fa e tutto quelle che avete fatto sino ad ora. Un concorrente di una cento miglia sarebbe stato fuori alle intemperie avanzando, mangiando, bevendo e poco più.

La domanda su cosa spinga una persona a fare una cosa del genere non ha grosso significato. Se ne parlava l'altro giorno tra
Marin e mucche che la razionalità non è di questo mondo.

Io al momento sono immune al desiderio di completare una cento miglia, ma mi ricordo bene quando desideravo completare una maratona o una 13km "tutta di corsa" e capisco il piacere che possa dare raggiungere un obiettivo del genere.

headlands 100, headlands hundred


Nulla toglie, però, che si possa partecipare in altro modo, per esempio aiutando gli amici Sarah e Wendell che hanno organizzato la
Marin Headlands Hundred nel parco omonimo, che si trova a Nord di San Francisco.

A noi è toccato il turno di notte dalle 18:00 alle 06:00 ed è stata, come di consueto una esperienza interessante. Prima siamo stati spediti fuori con i glowing stick (quei bastoncini in plastica che pieghi e diventano luminosi, come si dirà in italiano?) a segnare una parte del percorso per il passaggio notturno.

Partendo alle sei e mezza per coprire oltre dodici miglia (= quasi venti km) ci siamo divisi i compiti ma trovati comunque al buio pesto ad appendere gli ultimi bastoncini.

In un parco, deserto, con i coyote, dicono.

Ma non si sono visti, forse era troppo presto. La luce delle torce un po' ballerina ci ha guidato alla macchina e poi ci siamo spostati in zona partenza/arrivo/ristoro di passaggio (la gara prevedeva un giro da 50miglia e due da 25).

I concorrenti erano una trentina e quindi non è che il posto fremesse di attività. Ogni mezz'ora circa ne passava uno, si controllava che fosse tutto a posto, lo si rifocillava a richiesta e via.

Si è dormito a turni (io dalle quattro alle sei) e quindi si è potuto apprezzare il bastardo vento pomeridiano serale che spira dall'oceano, ma di più il fatto che poi smette e resta il suono delle onde (e quello del generatore, che ci permetteva di vedere ed essere moderatamente riscaldati nella tenda a due pareti che costituiva il quartier generale).

I concorrenti che ho visto erano tutti al settantacinquesimo miglio, che fa oltre centoventi chilometri, ma sembravano lucidi e tranquilli. Si son mangiati un po' di minestra calda, qualcuno una fetta di pizza fredda. Acqua nelle borracce e via. Qualcuno quasi subito e qualcuno dopo un buon quarto d'ora di chiacchierata, che se lo moltiplicate per i posti di ristoro fa un bel po'.

Oltre il cinquantesimo miglio erano ammessi i pacer, che sono di fatto un amico compiacente che corre con te facendoti compagnia e, possibilmente, va a chiamare i soccorsi se a causa di un colpo di sonno finisci in un burrone.

In realtà i pacer sono quelli che ho visto in peggiore condizione. Uno è stato letteralmente guidato al ristoro dal concorrente e si è accasciato su una sedia chiedendo pietà e un po' di ghiaccio per le ginocchia doloranti.

Al mattino sono arrivati anche i volontari che avevano passato la notte agli altri ristori, piuttosto isolati, con racconti di coyote in litigio e un procione ostinato che voleva approfittare del cibo a disposizione dei concorrenti.

In definitiva un bel modo di trascorrere una serata alternativa. Come al solito consiglio a tutti di partecipare come volontari all'organizzazione di qualche gara, non necessariamente così lunga. Si impara molto dai concorrenti e sulle difficoltà che mettere in piedi un evento del genere comporta.

Per il resto mi ritengo ancora un corridore "solare", però quelle lampade frontali....

Quanto veloce correrà, una mucca?

Per circa quattro anni ho guardato a Marin Avenue - a Berkeley, nel tratto che va dalla fontana degli orsetti a Spruce street - semplicemente come un segmento di strada che non valeva la pena di correre.

L'attacco e la fine sono così ripidi che in macchina hai il terrore di fermarti e di non riuscire più a ripartire.

Razionalmente conviene quindi camminarla, il rapporto velocità/economicità non ha paragoni.

Razionalmente.

Razionalmente.

In realtà la vita mi sembra più che altro un grande atto di fede. Fiducia nel fatto che per di qua, o per di là, il fatto di alzarci dal letto, andare al lavoro, farsi una famiglia, etc, abbia un significato ultimo, che magari al momento non comprendiamo.

Razionalmente.

E quindi, alla faccia dell'economia, sono partito dal fondo e l'ho corsa, non è stato neanche troppo duro. Mi sono sentito un po' meglio alla fine, come mi fossi tolto un peso.

Adesso ho la conferma, non la semplice confidenza, che posso correrla
se voglio, e questo mi dà l'idea di avere un certo controllo nella mia vita. Uno degli ansiolitici naturali più potenti.

E poi, però, correndo su al parco mi sono trovato le solite mucche al pascolo, giusto a fianco del
mio sentiero.

Che saranno vegetariane, saranno pacifiche, ma, primo, saranno tutte mucche? Le immagini dei tori a Pamplona emergono sempre prepotenti dal mio immaginario individuale.

E anche fossero pacifiche e vegetariane e tutte mucche, sono decisamente sovrappeso e si ti investono o ti si siedono sopra possono fare dei bei danni.

Ho camminato con cautela, simulando indifferenza e una certa preferenza per i bovini.

Mi hanno dato un paio di sguardi distratti e hanno continuato a ruminare. Si chiederanno mai della ricompensa eterna?

mucche al pascolo

Intanto parti

Il vecchio trucco fuziona sempre, anche se non sai che lo stai usando.

Una giornata in cui ti pesa persino mettere i calzini, non parliamo delle scarpe. Un vento a tratti tagliente e una quasi pioggerellina.

Parti giusto perché ti sentiresti un pollo ad essere arrivato fin lì e a non essere neanche uscito dalla macchina. Almeno qualche minuto, ti dici.

Ma hai scelto una sterrato che dondola dolcemente e cominci ad andare, risolvi quei due problemi che ti stavano assillando, butti giù mentalmente una parte di questo messaggio, ti viene in mente come poter aiutare quelli che non hanno voglia, tempo o possibilità di leggere
le storie di Serena sullo schermo.

Ti prendi un'appunto mentale sulla tecnica di corsa: trovare periodicamente un terreno morbido, scivoloso o cedevole e cercare di passarci leggero senza creare scompigli alla sabbia, sparare indietro il brecciolino, flettere le assi di legno. E' un bell'esercizio, che ti aiuterà quando incontri il cemento, che di cambiare la sua struttura, anche momentaneamente, non ci pensa proprio.

Hai pure il tempo di goderti il vento a favore che ti spinge, e annusare l'aria pulita di bosco.

Senza accorgerti passa un'ora e un quarto, con qualche risvegliante variazione di velocità. Con l'orologio in tasca, perché qualche giorno fai hai rotto il cinturino.

E non sai ancora se prendere solo il cinturino nuovo o tutto l'orologio.

In realtà non sai se vuoi di nuovo un'orologio nella tua vita.

Salt Point, CA - 29 luglio 2007

Salt Point

Ebbene sì, Salt Point, di cui parlo un po' in ritardo, e per di più con non molto da aggiungere rispetto a due anni fa, cui rimando perché fu un post ispirato, anche se forse non gradito, filosoficamente, a tutti.

Quest'anno c'era anche il sole, che ha reso l'esperienza ancora più piacevole.

Per me la più bella gara che c'è, specie la 26km, il resto è fuffa.

E la felicità non fa letteratura, stai lì con la tua faccia un po' assente, a bearti dell'esperienza e più di dire che sei contento non riesci.

Aggiornamento del 14 agosto: racconto più dettagliato e foto esplicative su Il Paletto

Sperequazioni

Nei parchi della California le persone trovano cortesi inviti ad utilizzare i bagni chimici prima di entrare, e i canidi devono portarsi appresso un umano che paletta e sacchettino.

Gli equini possono evacuare senza fretta e limiti di quantità, a quanto pare.

Lo so, ho un debole per i cani, e i cavalli non hanno un debole per me. Ma, al di là delle mie preferenze, poco significative, continuo a non capire la logica sottostante queste regole.

"Il solito?"

Una domanda la cui risposta affermativa è quasi un interruttore rilassante qualora ci si trovi al bar in un sabato mattina qualunque.

Ci accomoda sul divanetto, si apre l'inserto della gazzetta e, mentre si guardano le foto della settimana, arriva un cappuccino con tanta schiuma e due cannoli alla crema.

Soddisfazione.

Il risultato è praticamente opposto qualora ci si trovi in un negozio sportivo alla ricerca di un paio di scarpe.

Chiunque corra da un po' di tempo avrà realizzato che ci sono scarpe con cui si corre bene e altre meno. Raggiunta questa consapevolezza parte la ricerca della scarpa perfetta che raggiunge risultati accettabili dopo alcuni tentativi.

A quel punto il podista ritiene di aver concluso la sua ricerca calzaturiera ed è pronto a passare alle "vere" sfide che riguardano le sue prestazioni: allenamento, ripetute, frequenze cardiache, progressivi, e via così.

Dopo qualche centinaio di chilometri però le scarpe perdono le loro caratteristiche (= muoiono) e quindi bisogna provvedere alla sostituzione. Libero dalle ansie della ricerca il povero podista si recherà fiducioso al negozio per scoprire che il suo "solito" è:
a) uscito di produzione
b) è stato aggiornato e quindi adesso è esteticamente e strutturalmente diverso.

Il caso a) era più frequente nel passato, quando il marketing la faceva da padrone ed i poveri corridori dovevano subire.

Brucia ancora in me il rimpianto per le Nike Yankee, scarpe che adoravo, ma che vennero prodotte in un breve periodo in cui non ebbi la necessità dell'acquisto.

Poi però i runner hanno puntato i piedi, appunto, dicendo che le scarpe dovevano rimanere in produzione, non era possibile che ad ogni cambio stagione uscissero modelli nuovi e quindi bisognava ripartire daccapo con la ricerca.

Quelli del marketing hanno fatto due riflessioni e hanno deciso di accontentare i clienti. Le scarpe non vanno più fuori produzione, mantengono lo stesso nome, ma vengono stravolte (caso b).

Esempio concreto: le Nike air structure triax 9 erano delle scarpe stabili ma tutto sommato leggere e con un inserto anti pronazione non invasivo. Le Nike air structure 10+ sono dei robusti carroarmatini che non farebbero pronare un elefante.

Però se hai l'accessorio per l'ipod lo puoi inserire.

E ti dirà di quanto sei peggiorato in modo scientifico, non solo basandoti sulle tue sensazioni di disagio.

Dove sarà la torretta con il M-60?

Non c'è nulla di male

Non c'è nulla di male a voler correre 50' a 5' al km per 3/4 volte la settimana.

Il problema è che, così facendo, dopo non molto tempo, i 50' diventeranno più lunghi del solito e i 5' al km non più così facilmente gestibili.

Un giorno alla settimana con qualche variazione di velocità prolungata e un giorno ogni 10/15 in cui si corre più a lungo potrebbero mantenere intatto il piacere dei 50 a 5.

Poi, magari, vien voglia di fare qualcosa di più.

Consigli per la lettura


meb



su
Marathon & Beyond di luglio/agosto 2007 c'è un pezzo dal titolo "Ecomaratona" che direi non è il caso di perdere, è a firma Serena Richardson, che i più astuti di voi conosceranno, e parla dell'ecomaratona dei Marsi, in Abruzzo, una di quelle gare che prima o poi andrebbero corse.

Per chi non lo conosce, Marathon & Beyond è un po' rivista e un po' libro, orientato a raccontare storie sulla corsa, privilegiando il lato umano più che quello tecnico.

Pacifica

deer

Della cittadina se ne è parlato l'anno scorso, della gara mia di quest'anno è meglio non parlarne, del cervo va detto che non c'era molta luce e questo è il meglio che sono riuscito a fare.

La pista della scuola media Martin Luther King

mlk track

La pista della scuola media Martin Luther king, a Berkeley, California, è di una lunghezza indefinita - direi qualcosa tra i 350 e i 400 metri - in terra rossa e l'esterno combatte per non essere invaso dalla vegetazione.

Decisamente ha visto giorni migliori, ma più passano gli anni e più si impara ad apprezzare la storia ed altre caratteristiche che a prima vista vengono oscurate da glamour e perfezione del nuovo, recente, giovane.

E' la pista della comunità locale, alle sei e trenta del mattino, ora di punta per lei, pullula di corridori e camminatori di tutte le fogge e taglie.

Gente che, al di là delle capacità atletiche, accosta colori e materiali con grande coraggio, o incoscienza.

E' il luogo dove, veramente, in termine 'casual' assume un significato letterale.

Tornando alla pista, poi durante il giorno si attesta su ritmi più quieti, accogliendo qualche prestante atleta dedito a ripetute, ma più spesso uomini e donne alla ricerca di uno sfogo, di qualche grammo in meno sulla bilancia, o semplicemente di farsi una chiacchierata camminando.

A me è particolarmente cara perché è stato il mio rifugio di due stagioni difficili, ci ho preparato una maratona quando non potevo correre per più di duecento metri di fila causa un tendine irritato. Ed è stata poi una maratona che mi ha dato grande soddisfazione, perché completata al massimo dei ritmi che in quel momento mi erano consentiti, e senza alcun risentimento fisico.

E' stata anche la pista in cui ho corso scalzo, nell'anello interno in erba, quando indossare le scarpe mi creava problemi.

Mi ha sempre accettato per com'ero.

Anche il lupo cattivo lascia detto quando va nel bosco

Ogni tanto le riviste specializzate pubblicano storie di gente che è andata a correre da sola, si è più o meno persa, e più o meno fortunosamente se ne è tirata fuori.

Una delle cose in comune con queste storie, al di là delle encomiabili capacità di resistenza dei protagonisti, è il fatto che erano usciti in un'area "rurale", tipo il Wyoming, o lo Utah, senza dire ad anima viva dove andavano. Posti dove passano settimane senza che ci passi anima viva.

Io vivo in una zona dove difficilmente ti puoi trovare in luoghi dove non vedi almeno una casa. E' anche vero che ogni tanto capita di andare in collina, o in montagna, dove un modesto infortunio può rendere problemativo raggiungere il primo casolare che magari è a "soli" cinque chilometri.

O metti che cadi in un miniburrone.

Tutto questo per dire che, uscendo a correre da soli è meglio lasciar detto a qualcuno almeno in linea generale la nostra destinazione e tempi di rientro. E non è che serva una mappa con tutti i punti dettagliati.

Lo scrivo perché tante volte sono io il primo ad uscire senza dire che vado nel bosco.

Poi, sarebbe buona politica portarsi un sistema di identificazione. E non è che serva una fotocopia del passaporto, basta una etichetta dove ci siano dati identificativi, numeri di telefono ed eventuali notizie mediche.

Ce ne sono a bizzeffe sul mercato, il più famoso è
road id, personalmente uso smart id che trovo più pratico perché leggero e poco invasivo.

Lo so, lo so, tutte robe che si sanno.

Intanto però la gente continua a perdersi, e quando i familiari/vicini cominciano a preoccuparsi potrebbe essere troppo tardi.

Prima di pubblicare questo messaggio sono andato a spostare il mio smartid nelle scarpe che, effettivamente, uso (era rimasto in quelle che avevo dismesso).

35^ marcia del donatore e della solidarietà - Conegliano

Ultima domenica Italiana prima dell'estate,

si gioca quasi in casa, sui colli di Conegliano sono nato e cresciuto atleticamente e quindi ogni giudizio non può essere che parziale.

I grossi numeri ormai si sono spostati al mare, più sul lettino che alla notturna di Jesolo, ma in ogni caso alle nove è un bel gruppetto quello che prende il via di questa manifestazione.

Le temperature invitano subito ad una sudorazione adeguata e gli atleti rispondono copiosi. I premurosi organizzatori piazzano due ristori nella 12km (scarsi) e parecchi tratti sono in ombra per cui si soffre nei limiti del giusto (argomento tutto da discutere).

Io ho quasi sempre chiacchierato e quindi non mi sono accorto di molto, altre due chiacchiere fra amici dopo l'arrivo e fine della festa.

Percorso: solito bel mix di erba, asfalto e sterrato. In collina. Una bella lezione per i propriocettori.

Circo Massimo

Mentre la Città Eterna si riprende da una ordinaria giornata di manifestazioni, il Circo Massimo, con uno splendente passato di competizioni equestri, accetta un modesto podista a calcarne lo sterrato, invero piuttosto scalcagnato.

Le dimensioni incutono rispetto, e anche il clima, in fondo è un catino dove la temperatura sembra raccogliersi pronta a scattare al collo degli affannati avventori.

Pochi giri, qualche allungo sollevando sbuffi di pietrisco di un qualche valore archeologico, probabilmente.

Per il resto uno sguardo nostalgico alle vestigia di una civiltà scomparsa, come testimoniano le bottiglie vuote ed i resti di altre consumazioni sparsi qua e là.

Attorno a Casa

In una giornata in cui non ci sono gare nelle vicinanze, e la motivazione non è delle più alte, si fa la cosa più sensata: si parte.

Ci pensa il corpo a reagire, la mente un po' recalcitrante dopo un po' entra in sintonia, e alla fine capita di immaginare che il signore davanti in bici sia il Da Silva di Atene, e il ritmo si fà più frizzante, alla caccia di una medaglia virtuale.

Guardando poi indietro ci si trova ad aver corso per quasi un'ora e mezza, senza tante fisime.

Aggiornamento fisso

Con l'occasione di provare TextWrangler, che lavora direttamente sul server via ftp ('na bomba) ho aggiornato la pagina che trovate quì a fianco, quella sulla ruota fissa (fiss.a.zione).

Ho solo aggiunto:
un po' di link a siti che ne parlano e
l'invito a guidare sempre con prudenza, casco in testa ben allacciato etc.

E luce fu

Sì, l'inverno, con i suoi fiocchi di neve, il Natale, il caminetto acceso.

Molto bello, molto accogliente.

Ma uscire alle sei di mattina di un ventiquattro maggio qualsiasi, in una giornata già luminosa ma ancora fresca. Con un sole tenue ma già vivificante.

Dài, non c'è paragone.

2^ "su e zo par el Montegan"

A Lutrano di Fontanelle (TV) le mamme dei bambini della locale scuola elementare hanno curato i ristori, e già si capisce che andiamo sul sicuro (spiedini di frutta al terzo ristoro, per dire).

Non so chi, ma comunque bravo, ha tracciato il percorso.

Ha fatto stare, in poco meno di 12km, almeno 10km di erba o sterrato e almeno 6km all'ombra. Un mago.

Per me uno dei migliori percorsi che ricordi, è stato veramente piacevole viaggiare tra le vigne. In certi punti sembrava di essere tornati indietro di una trentina d'anni (quando quì era, in effetti, tutta campagna).

Ho fatto degli esercizi di scorrevolezza, cercando di stare leggero e di assecondare le variazioni di consistenza del terreno, e ce n'erano. Tutta roba che poi ti aiuta quando sei stanco e l'incedere si fa pesante, anche se stai viaggiando sull'asfalto levigato del circuito di Monza.

Peccato che molti in questo periodo abbiano già rallentato l'attività e quindi la partecipazione fosse inferiore a quella di altre gare locali più blasonate, o che si svolgono in periodi più favorevoli. Ma se siete all'ascolto e vi capita, l'anno prossimo andateci. Le mamme sono sempre una sicurezza.

Gara in Trasferta

E su Prata di Pordenone ci mettiamo la x, fissa.

Per carità non è stata una sconfitta, e di certo neanche una vittoria, ma per me è cancellata dal calendario gare, dalla cartina stradale, da Googlemaps, dal TomTom, da Autoroute, da qualsiasi riferimento che possa consentirmi di tornare.

Già le gare parcheggia e parti, ognuno per conto suo, mi mettono tristezza. Riuscire poi, in un'area residenziale di campagna, a far svolgere il percorso prevalentemente su asfalto mi sembra proprio una cattiveria.

Il tutto senza aneliti campanilistici e con il massimo rispetto per una cittadina che mi è parsa piacevole e popolata di persone cordiali.

Dieci Parole Che Non Vorresti Mai Sentire Mentre Stai Correndo

[Auto che rallenta, finestrino che si abbassa. Probabilmente la solita richiesta di informazioni. Rallenti. Mano che sporge dal finestrino indicando un'altezza approssimativa di 90cm.]

"Per caso ha visto due grossi cani quì in giro?"

Sernaglia della Battaglia

La piana sernagliese si dipana quieta e soleggiata,

e noi con lei.

Quieti, soprattutto, che già arrivare dal parcheggio alla partenza è stata un'impresa, oggi.

Ma son giorni così, si prendono come vengono, alla fine ne è anche uscita una prova dignitosa.

Il resto della giornata è stato più o meno in sintonia.

Non ci son più le mezze stagioni, signora mia, così, quando cambia una stagione intera, è ammissibile un po' di affaticamento.

Cambio di Stagione

Il pastore tedesco,

che ha speso l'inverno a latrare, ringhiare, correre su e giù nel suo piccolo recinto, prima ancora che tu arrivassi e fino a ben dopo che eri sparito all'orizzonte.

Era encomiabile la tragedia che metteva in atto, quasi che il tuo passaggio da podista costituisse l'estremo pericolo per il suo piccolo eremo, che si dichiarava rumorosamente pronto a difendere a costo della vita.

Oggi alza lentamente la testa dal giaciglio, schiude impercettibilmente l'occhio e decide che non vali lo sforzo di un secondo sguardo.

E' estate.

Agonismo Democratico

Fregona - 4^ marcia del torchiato (di cui una bottiglietta viene data in premio ai partecipanti)

E oggi l'afflato agonistico ha permeato la mia gara. Il bello è che non serve lottare con i primi per fare dell'agonismo, basta scegliere uno o più avversari nella tua categoria di "peso" e via.

I primi chilometri passano in una fase di studio, sono decisamente inferiore alla persona contro cui ho scelto di competere nei tratti ripidi, dove mi mangia metri su metri, sia in salita che in discesa. Chi conosca Fregona sa già che il ripido non è una evenienza remota. Ecco quindi che ho dovuto prendere qualche rischio in più nei tratti dove invece ero più forte, e lavorare di fino sulle traiettorie.

Per i primi 8 chilometri ero comunque almeno 100 metri indietro, se non addirittura fuori vista. Poi il miracolo, complice anche un appianamento del percorso, mi sono ricongiunto e poi ho passato involandomi in solitaria verso l'arrivo, girandomi qualche volta per controllare la posizione.

Come cambia il mondo quando gareggi, diventa più specifico. Niente panorami e distrazioni con gli amici. Un lungo tunnel con la lucina alla fine.

Ladri di Emozioni

In una gara come quella di Valmareno, con almeno il 50% del percorso su sentiero tecnico, dove i sorpassi sono difficili, i partenti anticipati hanno creato l'impossibilità di correre a chi ne aveva il desiderio.

Se la strada è larga, e volete partire anche la sera prima, non me ne frega proprio niente. Ma se sul percorso ci sono sentieri stretti, partire prima è una mancanza di rispetto nei confronti degli altri.

Per il resto, come si suol dire, il bosco è sempre il bosco, con le sue ombre rinfrescanti, l'amosfera rilassante, e le radici e sassi esposti traditori (specie quando ci si rilassa troppo).

Refrontolo - Marcia del Passito D.O.C

refrontolo

Un nome un programma. Una gara che fa un punto d'onore di piazzare i ristori dentro (fisicamente) le cantine della zona, e che zona.

Ovviamente le cantine si fanno un punto d'onore di far assaggiare i loro prodotti.

Potrebbe essere uno dei motivi per cui è una gara in cui i tempi di percorrenza sono sempre sensibilmente superiori alle altre.

Un po' il caldo, un po' ci abbiamo messo del nostro, ed è trascorsa, piacevolmente, tutta la mattinata.

Nel pomeriggio, alla Parigi Roubaix,
Stuart O'Grady, gregario generoso, va in fuga, buca, riparte, si ferma per aspettare il capitano e poi, finalmente libero, s'invola a 30km dall'arrivo e vince in solitaria.

Ho pianto anch'io, in solitaria.

spin off

slog

Rualan è scaturito dal campo note di un foglio excel, quello degli allenamenti, quando lo spazio a disposizione era diventato troppo stretto.

Nel tempo ha dimostrato di saper accogliere con pazienza le istanze più varie, ma adesso mi sono venute in mente cose da dire che lo avrebbero snaturato.

Per cui ho aperto
SLOG che parla di organizzazione e produttività in senso lato, quindi non dalla cattedra ma dalla stessa palude in cui ci si trova più o meno tutti.

Rualan continua per la sua strada, spesso sterrata e poco rettilinea, e ne approfitta per ringraziare per le manifestazioni di affetto sin quì ricevute.

la posa del podista

posa del podista

Ne ho molte anch'io, di foto nella posa del podista, quella classica, con la mano destra sul polso sinistro. Anche all'arrivo di una maratona col chip, con i giudici, con l'orologione sopra l'arrivo, con le classifiche in tempo reale sul sito della manifestazione

Non c'è niente da fare, tutt'ora mi devo sforzare di non schiacciare il cronometro giusto sopra (sotto?) l'arrivo.

John Bingham, The Penguin, il profeta di quelli che corrono per arrivare entro il tempo massimo (anzi lui chiede quant'è per arrivarci vicino, perché gli piace correre e quindi sostiene non abbia senso cercare di arrivare prima possibile), uno che dichiaratamente si porta un armamentario di cose per una maratona, "perchè sto la fuori tutto il giorno ed il clima può cambiare più volte" dice che ha un sacco di foto nella posa del podista.

Fateci caso, quante ne avete?

Motta di Livenza 6,3 10 e 21km

Il percorso di Motta di dipana quietamente lungo l'argine del Livenza e in mezzo a campagne ugualmente tranquille. Non altrettanto noi, che abbiamo abbattuto uno di quei muri che i podisti amano costruirsi internamente, per poi avere la soddisfazione di buttare giù.

Macerie a parte le corse lungo l'acqua, non so perché, sono sempre le più rilassanti, sarà quella capacità di adattamento che i liquidi hanno, sarà che siamo fatti quasi interamente d'acqua, sarà che ogni filosofia degna di rispetto la cita come esempio da seguire.

E dopo aver visto in piazza il monumento che ricorda l'alluvione del '66 (a me, da ignorante, ha ricordato una parata di Zenga, resti tra noi) rimane comunque in sottofondo la consapevolezza che l'acqua è anche fonte di insegnamento per gli uomini, spesso dopo che hanno pensato di essere capaci di dominarla.

Scarpette bianche

Lo scorso fine settimana, a Treviso, ho visto molti maratoneti, quasi tutti con le scarpe pulite.

E' un'immagine che mi ha colpito, forse perché da molto tempo sorrido alle prove delle scarpe con l'indicazione del peso in grammi, e mentalmente raddoppio quest'ultimo per stimare quello delle mie, comprese di fango incrostato. Per il colore è lo stesso, dopo un paio di uscite è intuibile, ma non determinabile con certezza.

Ma non è dell'aspetto che volevo parlare, quanto del significato di quelle scarpette cariche di chilometri eppure intonse. Significano asfalto o pista, medi, ripetute, prove alla soglia e sopra, un programma, un obiettivo, sacrifici, tenacia.

Tutte cose che mi mancano in questo periodo e che probabilmente farei bene a pensare di reintrodurre.

Equilibrio è sempre stata la nostra parola d'ordine.

E la ricerca dei propri limiti, ogni tanto, fa parte di un percorso indispensabile per apprezzare il viaggio "normale" di ogni giorno.

Panoramica di Savassa - Vittorio Veneto

Con tutti a rifinire la preparazione per la Treviso Marathon, probabilmente su qualche tavolo da biliardo, oppure a Maserada, Savassa ha sofferto quest'anno.

Il parcheggio, che di solito strabordava già alle otto e un quarto, era semideserto anche poco prima delle nove.

Peccato, perché, pur nella sua durezza, e pur coi partenti anticipati che ostacolano sui sentieri, resta una gara varia ed affascinante. Asfalto, sentieri tecnici, salite e discese ben mescolate.

Ma non ha sofferto solo Savassa, oggi. E' evidente che nel vittoriese c'era una distorsione del campo gravitazionale questa mattina. Non si spiegherebbe altrimenti la pesantezza percepita nell'avanzare.

Costante, opprimente, rallentante.

Cronometricamente una delle peggiori prestazioni di sempre, ma non è tanto quello quanto la sensazione di non andare da nessuna parte, men che meno avanti.

Decisamente,
doveva esserci qualche alterazione nella forza di gravità.

Pazienza, almeno si è fatta una bella chiacchierata. L'impegno sul sociale è sempre fonte di levità del morale.

Marcia dei Castelli - Susegana

Ragazza con la maglietta rossa, scusami.

Per anni ti ho considerata un'avversaria. Quel tuo procedere costante, salita, discesa, non importa, contrapposto alle mie variazioni faceva sì che ci incontrassimo più volte in una competizione. Tu passandomi concentrata in salita, io, in genere, risuperandoti spensierato in discesa, con sufficienza.

Non mi ero mai accorto che in realtà eri una metafora della vita, una delle tante che si incontrano correndo e camminando per il mondo. Ma questo non toglie nulla alla tua importanza. Quel tuo ricordarmi che la vita avanza sempre, e tu sei lì che magari arranchi in salita o di fronte ad un ostacolo è fondamentale. Oppure in discesa, quando tutto ti va bene, e ti sembra di essere padrone del mondo e la passi con un mezzo sorriso, per reincontrarla poco dopo sul primo dosso.

Grazie per la tua costanza, non ti combatterò più come un'estranea, cercherò di viaggiare più o meno assieme, sfruttando i mei punti forti e cercando di non lasciarti tanto terreno in quelli dove pecco. Sempre con umiltà, però, perché alla prima asperità so che sarai lì, inesorabile.

Per il resto, il Collalto non ce lo invidia il mondo intero per il semplice motivo che non sanno che ce l'abbiamo. Ma il giorno che lo scoprono...

Marcia di San Valentino, Santa Maria di Campagna Cessalto

Credo che se mi presentassi oggi ad un convegno sulla potenza aerobica mi accompagnerebbero, gentilmente, ma senza mezzi termini, alla soglia.

E' da un bel po' che non corro sui miei limiti, se si esclude il tentativo di percorrere i 12km di una gara senza mai smettere di chiacchierare. Ma non credo che valga, se non umanamente.

Per il resto i dintorni di Cessalto hanno il loro fascino, con i canali tranquilli e iponti spesso a misura d'uomo, nel senso che ne passa uno solo.

Il ristoro finale è massiccio, io ho frequentato la sezione delle torte fatte in casa, ma ho scorso persino un maialino intero nella zona salata.

basito

Nel secondo mistero glorioso della corsa si celebrano le prestazioni (in meglio) che non hanno riscontro nell'effettiva preparazione.

Eh, sì, perché oggi non c'era un motivo al mondo per cui fosse giustificabile il ritmo che ho tenuto nel giro del "Monticano" per un'ora e un minuto.

Nelle ultime settimane ho avuto uscite in cui mi pesava anche fare un minuto correndo e uno camminando per un'ora.

Eppure, non ci sono spiegazioni plausibili, né a livello fisico, né mentale, né motivazionale.

Così, non ci si annoia mai con la corsa. Esci dalla porta e non hai idea di quello che succederà (anche se il collie che mi si è precipitato contro per poi cambiare idea all'ultimo me lo sarei risparmiato volentieri).

Lunga e Diritta Correva la Strada

Potrebbe essere il titolo della maratona di Treviso.

Oggi invece, dopo un po' di traversie assortite, ci si è cullati nel confortante giro del Montello, tra la presa tre e la quattro.

Nonostante l'asfaltatura resta un volottuoso e accogliente tour collinare, perfetto per chiacchierare e godere del paesaggio.

Finalmente si riesce a correre con una certa regolarità. In questo momento il corpo è avanti alla mente di un paio di lunghezze. Lui procede, lei segue senza proiettarsi in avanti a sognare trasferte e gare esotiche come spesso fa.

Forse un giorno, chissà, riusciranno a correre assieme.

Marcia dei 3 Mulini - Vazzola TV

Nel primo mistero glorioso della corsa si celebrano gli infortuni che scompaiono senza spiegazione.

Eh sì, perché, dopo oltre un mese di corsette smozzicate e costantemente in pena, la gara di oggi è trascorsa spensierata. E' bastato un tendine silenzioso e l'anima si è messa a cantare.

A parte questo va segnalata la solida organizzazione coadiuvata dagli alpini. Quando servono braccia volenterose quei ragazzi sono una sicurezza.

Non sono da disdegnare neanche sul fronte del vettovagliamento, hanno una tradizione più sul versante del bere, a dire il vero, ma anche se si tratta di mettere su una grigliata non si tirano indietro.

Accidia, Rientri, Spirito Competitivo e Concentrazione

Un fastidio al tendine d'achille destro mi ha fatto correre e pensare meno del consueto in questo periodo.

Oggi ero in una delle mie sedute di rientro, alternando corsa e cammino, con le antenne tutte vibranti a percepire il minimo fastidio nella zona incriminata e poi cercare di decodificare se fosse semplice adattamento oppure condizione traumatica.

Da una laterale sono usciti due podisti e hanno imboccato la strada che stavo percorrendo con una cinquantina di metri di vantaggio.

Ora, si sa, che tu vada a tre al chilometro o a otto, il mondo è diviso a spanne in tre categorie: quelli più veloci, che sono i forti, quelli più lenti, che sono gli scarsi, e quelli che vanno più o meno come te, che sono gli avversari.

Nel giro di pochi secondi, senza volerlo, non è stata assolutamente una scelta conscia, stavo valutando la velocità dei due ed il grado di avvicinamento. Nel giro di qualche altro secondo mi sono reso conto che la gamba era uscita completamente dall'elenco delle cose che catturavano la mia attenzione. Anche la fatica nell'avanzare, che mi aveva accompagnato fino a quel momento, e che imputavo alla giornata storta e ad una decina di altri eventi sfavorevoli, era scomparsa.

Ho rallentato, perché forzare non è mai una buona politica in fase di rientro, ma li avrei potuti prendere.

Loro, decisamente avversari. Io, decisamente bisognoso di una lezione di concentrazione.