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Karno
07/11/06 09:29
In effetti l'ho un po' trascurato, Dean Karnazes, ma in occasione della maratona di New York ha concluso(1) la sua fatica, ovvero le 50 maratone in 50 giorni.
New York è stata la più veloce in 3h00'30"
Aggiornamento del 09/11: sembra che abbia deciso di andare a casa a piedi, è partito ieri. Per chi non lo sapesse Dean abita in Marin County, che si trova a nord di San Francisco. Ha sempre detto che non gli piace guidare.
(1)* in realtà il lunedì è uscito per una corsa serale in libertà di 45 km, che è anche il motivo per cui non lo cito mai nelle note tecniche, o persone da cui trarre ispirazione. Lui dice che gli dicono che ha una buona biomeccanica
*si vede che sto leggendo David Foster Wallace?
New York è stata la più veloce in 3h00'30"
Aggiornamento del 09/11: sembra che abbia deciso di andare a casa a piedi, è partito ieri. Per chi non lo sapesse Dean abita in Marin County, che si trova a nord di San Francisco. Ha sempre detto che non gli piace guidare.
(1)* in realtà il lunedì è uscito per una corsa serale in libertà di 45 km, che è anche il motivo per cui non lo cito mai nelle note tecniche, o persone da cui trarre ispirazione. Lui dice che gli dicono che ha una buona biomeccanica
*si vede che sto leggendo David Foster Wallace?
Ove la notizia fosse scivolata via senza essere vista
23/10/06 19:05
Robert Cheruiyot vince la Maratona di Chicago in 2h07 e spiccioli, un tempo di tutto rispetto, che non è però il motivo per cui Robert passerà alla storia.
Segnalazione tratta da CNN e Sportsillustrated.
Segnalazione tratta da CNN e Sportsillustrated.
L'uomo di marketing e la variante migliore
23/10/06 18:47
Se l'avessi saputo, che c'era lei al Louvres, mica l'avrei chiesto di vedere il Nike Store.
E' proprio splendida, per quanto il Mercurio, con le cavigliette alate, non ci farebbe proprio una brutta figura quì. Ma era in una zona in cui non si potevano fare foto.
A chi fosse sfuggito
16/10/06 10:41
Scott Jurek, già 7 volte consecutive vincitore della Western States (100miglia, che in cifre fa quasi 161km, e che per l'ultra trail è un po' come le maratone di Boston e New York messe assieme), ha vinto la Spartathlon, 245km in Grecia, con il tempo di 22h52'18".
In questo momento non sono nella condizione psicologica di guardare la TV sul divano per 22 ore consecutive, lasciando stare i rotti che fa quasi 23.
A Scott però due righe gliele dedichiamo. Non è uomo di Marketing per cui il grosso della pubblicità gliela fa la comunità dei trail runner.
Per dire, si conosce più Dean Karnazes, "solo" perché arriva in fondo alla Badwater, del buon Jurek che l'ha vinta negli ultimi due anni.
Intendiamoci, a me Dean sta simpatico, ma agonisticamente non c'è paragone.
E sempre a chi fosse sfuggito, nella stessa Spartathlon, in 30h15'43", è arrivato 16mo, ma primo degli ultracinquantenni (!), il coriaceo Piemontese Livio Tretto, risorto dopo un periodo tribulato a causa di infortuni.
Livio è autore della frase memorabile, che quì riporto a futura memoria:
"Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena"
Siamo oltre l'ottantacinquesimo chilometro e una piccola discesa mi concede una pausa, alla fine di questa trovo Fulvio (Massini) che mi chiede se serve qualcosa: rispondo bruscamente "Si! Voglio arrivare alla fine".
Solo due piccolissimi chilometri mi separano dal traguardo, lassù; in alto "tra le nuvole" si intravedono le mura del borgo. Ai piedi della salita finale un bel gruppo di persone a tifare Italia e della musica a tutto volume mi danno la carica: aggredisco la salita e faccio almeno trecento metri a tutta ma poi il dolore lancinante mi riporta a ritmi più consoni alla situazione.
Vedo il cartello dell'ultimo chilometro e vicino immobile ad osservarmi un tizio mascherato da nostra signora morte con tanto di mantello nero, maschera e falce.
Sorpreso, dopo un instante di smarrimento mi avvicino alla sagoma e le sorrido. "Non è ancora arrivato il momento, mi dispiace...".
Forse un ubriaco avrebbe tagliato il traguardo in maniera più decorosa: vorrei chinarmi per baciare il tricolore steso sulla linea d'arrivo da tifoso ma decido di non rischiare e il bacio lo indirizzo con il palmo della mano.
Sul lettino del massaggiatore Giovanni mi confida che Massini negli ultimi chilometri pensava che non potessi farcela. Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena.
Tempo finale: sette ore e quarantadue minuti. Posizione: 27° generale (secondo degli italiani)."
"I miei 100km (2): il clone" di Livio Tretto, 8 maggio 2000"
In questo momento non sono nella condizione psicologica di guardare la TV sul divano per 22 ore consecutive, lasciando stare i rotti che fa quasi 23.
A Scott però due righe gliele dedichiamo. Non è uomo di Marketing per cui il grosso della pubblicità gliela fa la comunità dei trail runner.
Per dire, si conosce più Dean Karnazes, "solo" perché arriva in fondo alla Badwater, del buon Jurek che l'ha vinta negli ultimi due anni.
Intendiamoci, a me Dean sta simpatico, ma agonisticamente non c'è paragone.
E sempre a chi fosse sfuggito, nella stessa Spartathlon, in 30h15'43", è arrivato 16mo, ma primo degli ultracinquantenni (!), il coriaceo Piemontese Livio Tretto, risorto dopo un periodo tribulato a causa di infortuni.
Livio è autore della frase memorabile, che quì riporto a futura memoria:
"Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena"
Siamo oltre l'ottantacinquesimo chilometro e una piccola discesa mi concede una pausa, alla fine di questa trovo Fulvio (Massini) che mi chiede se serve qualcosa: rispondo bruscamente "Si! Voglio arrivare alla fine".
Solo due piccolissimi chilometri mi separano dal traguardo, lassù; in alto "tra le nuvole" si intravedono le mura del borgo. Ai piedi della salita finale un bel gruppo di persone a tifare Italia e della musica a tutto volume mi danno la carica: aggredisco la salita e faccio almeno trecento metri a tutta ma poi il dolore lancinante mi riporta a ritmi più consoni alla situazione.
Vedo il cartello dell'ultimo chilometro e vicino immobile ad osservarmi un tizio mascherato da nostra signora morte con tanto di mantello nero, maschera e falce.
Sorpreso, dopo un instante di smarrimento mi avvicino alla sagoma e le sorrido. "Non è ancora arrivato il momento, mi dispiace...".
Forse un ubriaco avrebbe tagliato il traguardo in maniera più decorosa: vorrei chinarmi per baciare il tricolore steso sulla linea d'arrivo da tifoso ma decido di non rischiare e il bacio lo indirizzo con il palmo della mano.
Sul lettino del massaggiatore Giovanni mi confida che Massini negli ultimi chilometri pensava che non potessi farcela. Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena.
Tempo finale: sette ore e quarantadue minuti. Posizione: 27° generale (secondo degli italiani)."
"I miei 100km (2): il clone" di Livio Tretto, 8 maggio 2000"