A chi fosse sfuggito

Scott Jurek, già 7 volte consecutive vincitore della Western States (100miglia, che in cifre fa quasi 161km, e che per l'ultra trail è un po' come le maratone di Boston e New York messe assieme), ha vinto la Spartathlon, 245km in Grecia, con il tempo di 22h52'18".

In questo momento non sono nella condizione psicologica di guardare la TV sul divano per 22 ore consecutive, lasciando stare i rotti che fa quasi 23.

A Scott però due righe gliele dedichiamo. Non è uomo di Marketing per cui il grosso della pubblicità gliela fa la comunità dei trail runner.

Per dire, si conosce più
Dean Karnazes, "solo" perché arriva in fondo alla Badwater, del buon Jurek che l'ha vinta negli ultimi due anni.

Intendiamoci, a me Dean sta simpatico, ma agonisticamente non c'è paragone.

E sempre a chi fosse sfuggito, nella stessa Spartathlon, in 30h15'43", è arrivato 16mo, ma primo degli ultracinquantenni (!), il coriaceo Piemontese Livio Tretto, risorto dopo un periodo tribulato a causa di infortuni.

Livio è autore della
frase memorabile, che quì riporto a futura memoria:

"Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena"

Siamo oltre l'ottantacinquesimo chilometro e una piccola discesa mi concede una pausa, alla fine di questa trovo Fulvio (Massini) che mi chiede se serve qualcosa: rispondo bruscamente "Si!
Voglio arrivare alla fine".
Solo due piccolissimi chilometri mi separano dal traguardo, lassù; in alto "tra le nuvole" si intravedono le mura del borgo. Ai piedi della salita finale un bel gruppo di persone a tifare Italia e della musica a tutto volume mi danno la carica: aggredisco la salita e faccio almeno trecento metri a tutta ma poi il dolore lancinante mi riporta a ritmi più consoni alla situazione.
Vedo il cartello dell'ultimo chilometro e vicino immobile ad osservarmi un tizio mascherato da nostra signora morte con tanto di mantello nero, maschera e falce.
Sorpreso, dopo un instante di smarrimento mi avvicino alla sagoma e le sorrido. "Non è ancora arrivato il momento, mi dispiace...".
Forse un ubriaco avrebbe tagliato il traguardo in maniera più decorosa: vorrei chinarmi per baciare il tricolore steso sulla linea d'arrivo da tifoso ma decido di non rischiare e il bacio lo indirizzo con il palmo della mano.

Sul lettino del massaggiatore Giovanni mi confida che Massini negli ultimi chilometri pensava che non potessi farcela. Sì, è vero... forse... ma avrebbero dovuto spararmi nella schiena.

Tempo finale: sette ore e quarantadue minuti. Posizione: 27° generale (secondo degli italiani)."

"I miei 100km (2): il clone" di Livio Tretto, 8 maggio 2000"