sarà
25/03/11 07:06 Filed in: comunicazioni di servizio | corsi e ricorsi
Per chi abbia confidenza con l’Inglese mi permetto di rinviare all’audio di una intervista ad Alberto Salazar.
Sarà che quando cominciavo a correre Salazar era all’apice della carriera. Sarà che fu una breve carriera, e i motivi della brevità mi hanno sempre affascinato (e vengono in parte spiegati nell’intervista*). Sarà che Salazar adesso è un apprezzato allenatore che cerca di non far ripetere i suoi errori agli atleti che allena. Sarà che è spigliato e piacevole da ascoltare.
Insomma, val la pena.
In una riflessione a parte, ma comunque collegata, ho sempre constatato che le parole che popolano queste pagine sono in genere proporzionali, sia in termini di qualità che di quantitià, ai chilometri che corro.
In questo periodo sembrerebbe che non corra tanto, quindi, e in effetti non sto facendo molto di più di una serie di uscite regolari tra la mezz’ora e l’ora e mezza. Nessuna gara in vista a breve. Giusto giusto la quiete della passeggiata. E non c’è nulla di male in tutto ciò, solo che non mi fornisce molto materiale per racconti degni di condivisione.
Non aiuta poi che con Piero Faganello si allena il gruppo amatori della Silca Ultralite, e quindi un paio di volte la settimana corro in gruppo e sfogo lì molte necessità di espressione legate alla corsa.
Sono comunque periodi di transizione importanti, non si può sempre caricare, e viceversa. La fortuna del praticare la corsa è che ha numerose modalità di espressione e si adatta flessibilmente alle esigenze del podista, che voglia massacrarsi di ripetute e medi o corricchiare godendosi il panorama. E c’è un tempo per entrambi.
Il fine settimana sarà dedicato alla Treviso Marathon, visto che sono uno dei duemila volontari. Inboccallupo ai maratoneti.
_____
* ha caricato, caricato, caricato. Le sue settimane di recupero erano un paio, da 100km, e poi sotto di nuovo a 170 e più. Ricordo anche il libro Duel In The Sun, di cui ho già parlato in queste pagine, che approfondisce la questione. Quella gara fu il simbolo del gettare cuore e organi tutti oltre l’ostacolo.
Sarà che quando cominciavo a correre Salazar era all’apice della carriera. Sarà che fu una breve carriera, e i motivi della brevità mi hanno sempre affascinato (e vengono in parte spiegati nell’intervista*). Sarà che Salazar adesso è un apprezzato allenatore che cerca di non far ripetere i suoi errori agli atleti che allena. Sarà che è spigliato e piacevole da ascoltare.
Insomma, val la pena.
In una riflessione a parte, ma comunque collegata, ho sempre constatato che le parole che popolano queste pagine sono in genere proporzionali, sia in termini di qualità che di quantitià, ai chilometri che corro.
In questo periodo sembrerebbe che non corra tanto, quindi, e in effetti non sto facendo molto di più di una serie di uscite regolari tra la mezz’ora e l’ora e mezza. Nessuna gara in vista a breve. Giusto giusto la quiete della passeggiata. E non c’è nulla di male in tutto ciò, solo che non mi fornisce molto materiale per racconti degni di condivisione.
Non aiuta poi che con Piero Faganello si allena il gruppo amatori della Silca Ultralite, e quindi un paio di volte la settimana corro in gruppo e sfogo lì molte necessità di espressione legate alla corsa.
Sono comunque periodi di transizione importanti, non si può sempre caricare, e viceversa. La fortuna del praticare la corsa è che ha numerose modalità di espressione e si adatta flessibilmente alle esigenze del podista, che voglia massacrarsi di ripetute e medi o corricchiare godendosi il panorama. E c’è un tempo per entrambi.
Il fine settimana sarà dedicato alla Treviso Marathon, visto che sono uno dei duemila volontari. Inboccallupo ai maratoneti.
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* ha caricato, caricato, caricato. Le sue settimane di recupero erano un paio, da 100km, e poi sotto di nuovo a 170 e più. Ricordo anche il libro Duel In The Sun, di cui ho già parlato in queste pagine, che approfondisce la questione. Quella gara fu il simbolo del gettare cuore e organi tutti oltre l’ostacolo.