The Rob Hall Dilemma
27/04/08 18:43 Filed in: corsi e ricorsi
Nel 1996 l'Everest chiese, ed ottenne, un tributo di vite consistente per una serie di circostanze sfavorevoli, ai donanti.
In particolare Rob Hall, una delle guide, stava ancora salendo ed aiutando suoi clienti ben oltre il llimite che era stato fissato per il ritorno.
Facile, seduti su una poltrona, con un bicchiere di tè ghiacciato sul tavolino, scuotere la testa al mancato rispetto di una così elementare norma di sicurezza.
Questa mattina, però, ero diretto con precisione verso la cima del Col de Moi (1358 mslm), niente che richiedesse sherpa o ossigeno, ma comunque un discreto impegno partendo da 250 m e cercando di arrivarci in meno di due ore, e con l'idea di tornare indietro ove non ci fossi arrivato entro quel tempo.
In palio non c'era la vita ma un possibile ritardo per pranzo (tutto in proporzione).
In ogni caso, complice un lieve errore di percorso, che mi ha portato su un sentiero che circumnavigava la base della cima, mi sono trovato ad affrontare il 'colle sud', una ripida erta, mentre le due ore stavano per scadere. Il cocuzzolo non si vedeva e mi è tornato in mente il povero Rob che avrebbe dovuto tornare indietro, ma il risultato di tanti sforzi era così vicino...
In ogni caso la mia storia si è dipanata in modo decisamente meno drammatico, alla fine del tratto ripido c'era la croce, piazzata proprio sulla cima, cui sono giunto solo pochi minuti dopo il previsto.
Al pranzo di famiglia sono arrivato puntuale ma mi è rimasto il pensiero di tanti confini che si tracciano e sembrano ragionevoli prima. Poi, quando sei lì, in realtà sono solo cinque minuti in più alla volta, per vedere cosa c'è oltre il dosso, o perché il traguardo sembra a portata di mano.
Non ho una soluzione.
In particolare Rob Hall, una delle guide, stava ancora salendo ed aiutando suoi clienti ben oltre il llimite che era stato fissato per il ritorno.
Facile, seduti su una poltrona, con un bicchiere di tè ghiacciato sul tavolino, scuotere la testa al mancato rispetto di una così elementare norma di sicurezza.
Questa mattina, però, ero diretto con precisione verso la cima del Col de Moi (1358 mslm), niente che richiedesse sherpa o ossigeno, ma comunque un discreto impegno partendo da 250 m e cercando di arrivarci in meno di due ore, e con l'idea di tornare indietro ove non ci fossi arrivato entro quel tempo.
In palio non c'era la vita ma un possibile ritardo per pranzo (tutto in proporzione).
In ogni caso, complice un lieve errore di percorso, che mi ha portato su un sentiero che circumnavigava la base della cima, mi sono trovato ad affrontare il 'colle sud', una ripida erta, mentre le due ore stavano per scadere. Il cocuzzolo non si vedeva e mi è tornato in mente il povero Rob che avrebbe dovuto tornare indietro, ma il risultato di tanti sforzi era così vicino...
In ogni caso la mia storia si è dipanata in modo decisamente meno drammatico, alla fine del tratto ripido c'era la croce, piazzata proprio sulla cima, cui sono giunto solo pochi minuti dopo il previsto.
Al pranzo di famiglia sono arrivato puntuale ma mi è rimasto il pensiero di tanti confini che si tracciano e sembrano ragionevoli prima. Poi, quando sei lì, in realtà sono solo cinque minuti in più alla volta, per vedere cosa c'è oltre il dosso, o perché il traguardo sembra a portata di mano.
Non ho una soluzione.