Per chi suona la campanella
Nel tempo ho sviluppato una mia routine per la prevenzione degli infortuni.
Qualsiasi dolore localizzato, che duri più di qualche decina di secondi, viene trattato sul posto. Vale a dire che mi metto a camminare per una cinquantina di metri e poi riprendo.
Per buona parte dei fastidi è terapia sufficiente.
In qualche caso, sia l’età, o qualche altro fattore di stress, la cosa non si risolve, o magari è presente per motivi estranei alla corsa, per cui posso anche rinunciare del tutto all’uscita e fare trattamenti localizzati in relazione all’entità del danno (dalla palla da tennis per l’automassaggio locale, al fisioterapista per le cose che non riesco a risolvere).
In tutti i casi ho notato che l’infortunio tende a fare il suo corso, che ha uno sviluppo classico a campana, come nel disegnetto sopra. E non importa quanto presto lo prendi, tende a percorrere il suo tragitto, aumentando fino al picco, anche se non stai facendo nulla in attesa che passi, per poi diminuire gradualmente.
Ecco, tutto questo per dire che a volte serve quell’attimo di pazienza, ed astensione dal panico, quando, nonostante il riposo, il problema sembra non passare.
Ed ancora prima, che rinunciare ad un allenamento può essere una decisione che salva dal saltarne molti altri in seguito.
Ho anche notato che una volta superato il picco si può riprendere pian piano anche prima che la curva sia discesa a livello iniziale, salvo ovviamente fermarsi se si nota che la linea cambia orientamento e riprende a salire.
NB: tutto questo in termini di esperienza personale, che nessuno può considerare sostituto di consiglio professionale da parte di persona abilitata all’uopo. Cosa che io non sono.