Interferenze

L’altro giorno leggevo che Kevin Rose, la cui creatura di maggior successo è digg, ha rivelato un suo piccolo segreto per la gestione della comunicazione elettronica.

Ha inserito la firma automatica “spedito dal mio iPhone” anche sulle email che invia dal computer, così i suoi interlocutori non si sentono offesi se manda risposte brevi.

La mia prima reazione è stata:

?

Poi ho pensato, tristemente, a quante volte spendiamo una parte del tempo, destinato teoricamente a lavorare per raggiungere un obiettivo, per crearci una scusa nel caso le cose non andassero bene.

Che, per carità, è politica che spesso paga, non entriamo nei dettagli.

Ma se parliamo strettamente di lavorare per obiettivi, pensando che non ci siano alternative al raggiungerli, ecco che tutte le nostre forze saranno concentrate per avanzare verso quell’obiettivo, sia esso il traguardo di una gara o semplicemente comunicare in maniera adeguata.

C’è
una presentazione interessante di Barry Schwartz, riguardante il paradosso della scelta. Pare che la nostra mente sia felice quando può scegliere tra due o tre alternative mentre va letteralmente in tilt quando deve farlo tra decine. Gli rimane sempre il dubbio che forse c’è un’alternativa migliore che non ha considerato. E smette di decidere, o resta sempre col dubbio che sarebbe stato meglio prendere un’altra strada.

Di nuovo, visto che qua rivolgiamo le nostre attenzioni alla corsa, se parto con l’idea che salvo problemi medici, non ho alternative ad arrivare, spenderò il grosso del mio tempo per avanzare e non dedicherò neanche una molecola di glicogeno a decidere se devo ritirarmi o meno. E’ già stato deciso prima, non ho scelta (ripeto, salvo infortuni che, di nuovo, non sono comunque una scelta).

Alla fine, meno scuse elaboriamo e più tempo/energie abbiamo per fare quelle che dobbiamo fare.

E, tornando a Kevin Rose, direi di mettere in conto un po’ di rispetto per i nostri interlocutori. Scusarsi per il fatto di non avere un mezzo adeguato per comunicare è un problema di chi scrive, non di chi legge, e non è che scusandoci risolviamo quel problema.

O, per dirlo con le immortali parole di
Maurice Minnifield: “Sorry!? Do you think sorry landed the man on the moon, or built the Transalaskan Pipeline or brought oil down from Point Barrel? Sorry wasn’t in those people vocabulary, do you know why? Because they had a job to do and they took great pride in doing it”.