Su e zo par el Montegan - Lutrano di Fontanelle
18/05/09 07:26 Filed in: corsi e ricorsi
Per descrizioni della manifestazioni rimando alle cronache del 2007 e del 2008, che coprivano sbalzi di temperatura e umidità non indifferenti.
Quest’anno, immersi in un clima simile a quello del 2007, ho visto con piacere che, finalmente, la partecipazione ha premiato gli sforzi degli organizzatori, con, mi dicono, oltre mile persone al via.
Mentre correvo mi sono ricordato di quanto sia stato fortunato a crescere nella Sinistra Piave della Provincia di Treviso.
La struttura del territorio, tra pianura e collina, e una particolare mentalità degli organizzatori, ha fatto si che le manifestazioni di corsa, già dai primi anni 80, quando ho iniziato, fossero dei viaggi alla scoperta del territorio, senza tante fisime di terreni. Il trail running non esisteva, come fenomeno e termine, eppure si viaggiava tra campi e sentieri nei boschi, oppure negli asfalti secondari che univano, e uniscono, i paesetti che ospitano queste manifestazioni.
Ti abitui ad affrontare tutto quello che ti tirano dietro. Si tratta di un esercizio di tolleranza e una educazione a sopportare, elementi imprescindibili nel bagaglio di un podista.
Noto sempre con piacere che, tutt’ora, molti dei corridori locali, dopo aver affrontato i rettilinei infiniti della Treviso Marathon, non hanno problemi a prepararsi per la TransCivetta, o altre corse che non potrebbero essere più lontane come ambiente e caratteristiche.
Eppure li vedi lì, senza tanti problemi, una domenica trascinando scarpe appesantite di fango su erte ai limiti del ribaltamento e l’altra a limare traiettorie su asfalti scorrevoli. Senza disdegnare, in settimana, di inanellare giri dentro o nelle vicinanze della locale pista di atletica. Mi auguro sia lo stesso nelle altre realtà locali che non conosco.
E a proposito di atteggiamenti positivi segnalo, per chi si destreggi con l’Inglese, questo racconto di Suzanne, una mia amica che ha corso la sua prima 100 km, e che mi ha colpito per lo spirito con cui ha affrontato le difficoltà della prova.
Quest’anno, immersi in un clima simile a quello del 2007, ho visto con piacere che, finalmente, la partecipazione ha premiato gli sforzi degli organizzatori, con, mi dicono, oltre mile persone al via.
Mentre correvo mi sono ricordato di quanto sia stato fortunato a crescere nella Sinistra Piave della Provincia di Treviso.
La struttura del territorio, tra pianura e collina, e una particolare mentalità degli organizzatori, ha fatto si che le manifestazioni di corsa, già dai primi anni 80, quando ho iniziato, fossero dei viaggi alla scoperta del territorio, senza tante fisime di terreni. Il trail running non esisteva, come fenomeno e termine, eppure si viaggiava tra campi e sentieri nei boschi, oppure negli asfalti secondari che univano, e uniscono, i paesetti che ospitano queste manifestazioni.
Ti abitui ad affrontare tutto quello che ti tirano dietro. Si tratta di un esercizio di tolleranza e una educazione a sopportare, elementi imprescindibili nel bagaglio di un podista.
Noto sempre con piacere che, tutt’ora, molti dei corridori locali, dopo aver affrontato i rettilinei infiniti della Treviso Marathon, non hanno problemi a prepararsi per la TransCivetta, o altre corse che non potrebbero essere più lontane come ambiente e caratteristiche.
Eppure li vedi lì, senza tanti problemi, una domenica trascinando scarpe appesantite di fango su erte ai limiti del ribaltamento e l’altra a limare traiettorie su asfalti scorrevoli. Senza disdegnare, in settimana, di inanellare giri dentro o nelle vicinanze della locale pista di atletica. Mi auguro sia lo stesso nelle altre realtà locali che non conosco.
E a proposito di atteggiamenti positivi segnalo, per chi si destreggi con l’Inglese, questo racconto di Suzanne, una mia amica che ha corso la sua prima 100 km, e che mi ha colpito per lo spirito con cui ha affrontato le difficoltà della prova.