(segue dalla prima )
26.02.06
Ok, ti giri un attimo e venti giorni sono andati. Non
che non sia successo nulla, anzi, tra lavoro, organizzazione del
matrimonio, nuovo computer, nuovi programmi con cui familiarizzare,
corsette nei momenti liberi, il sito ne ha sofferto.
Adesso vedo se riesco a rimettermi in carreggiata.
Intanto oggi ci siamo sparati un'ora e mezzo sull'argine. Tranquilla,
ma vorrei riprendere qualche saliscendi.
La punta massima della frequenza cardiaca è stata però
raggiunta nel finale della 50km di sci di fondo delle Olimpiadi. Chi
l'ha vista capirà.
Un finale in volata in una gara di resistenza è sempre
coinvolgente. E la consapevolezza della fatica che quegli atleti hanno
fatto in allenamento, e stanno facendo in quel momento, rende ancora
più appassionante lo spettacolo che offrono.
05.02.06
La gara oggi era a Sambughé di Preganziol, che,
per oscuri motivi, mi richiamava alla mente rettilinei infiniti e
asfalti granulosi e secchi.
L'argine del Monticano, invece, è di tradizione accogliente,
per cui ci si è spesa un'ora e mezza di fondo lento.
05.02.06
Per chi volesse iscriversi alla maratona di San
Francisco ( www.runsfm.com
) c'è il form da compilare online.
Comprensibilmente ci sono anche delle domande informative su quante
maratone si sono corse, come si è venuti a conoscenza della
gara, quante persone accompagneranno etc.
L'ultima domanda, però, è questa:
per la quale non sono riuscito a trovare il nesso.
mah.
30.01.06
Che poi il romanticismo si può vivere in una cena
a lume di candela, in un orsacchiotto di peluche, in un mazzo di
fiori.....
29.01.06
Itinerario dei Castelli, a Susegana. Circumnavigazione
del Collalto anticipata di un paio di mesi.
Sempre un piacere, poco asfalto, molto di tutto il resto, specialmente
fango.
22.01.06
Capita anche che un giro meraviglioso tra le colline del
Collalto venga funestato da un evento sempre temuto.
Si sta, tutto sommato, bene, fiato a posto, le gambe girano eppure
c'è qualcosa che non va.
Un rumore sinistro, il terreno che sembra meno accogliente del solito.
Ci siamo.
Le scarpe.
Sono morte.
Pur essendo un decadimento progressivo il momento della realtà
è uno e uno solo.
Sembra impossibile "ma come? Le ho prese appena, appena...beh, non
tanto recentemente. E se ci ho fatto anche solo 100km al mese
fanno già più di 700km.
E le mie scarpe sono sempre decedute dopo 6/800 km.
Intanto il terreno sembra sempre più ostile.
E alla fine del circuito ci si arriva, con la triste consapevolezza,
però, di un altro compagno di avventure che ci sta per
lasciare.
E' vero, non ci si affeziona agli oggetti.
Ma quanti ricordi può richiamare un paio di scarpe infangate?
15.01.06
il giro tra presa 3 e presa 4 del Montello è
stato quasi interamente asfaltato.
14.01.06
Agonista o non agonista?
Dall'intervista a Sete Gibernau comparsa su Motosprint
n.2 del 10/16 gennaio 2006:
"domanda: E se non arrivasse la vittoria?
risposta: Ho una bella famiglia, e la salute. Poi, vincere o meno non
importa.
Nella passata stagione si diceva che ero sfortunato, oppure che non
c'ero con la testa.
Beh, se questa è la sfiga, la auguro a tutti..."
Ora, se si stessero facendo quattro chiacchiere con un
amico, di fronte ad un piatto di gnocchetti fritti, una affermazione
del genere sarebbe comprensibile, anzi, auspicabile.
Quando invece esce dalle viscere di un atleta di profesione la
riflessione si impone.
Perché il giorno che son lì, l'ultimo giro, un Valentino
Rossi qualsiasi, e il nostro Sete, è chiaro che uno con la
diligenza del buon padre di famiglia mai e poi mai potrebbe mettere dei
soldi sulla vittoria di quest'ultimo.
E avrebbe ragione.
Mi torna alla mente una intervista a Longo, su una
Gazzetta dello
Sport di qualche anno fa.
Alla domanda "meglio ultimi con il personale o primi con un pessimo
tempo?" rispose "che domande! meglio ultimi con il personale".
E infatti è diventato famoso per la sua tendenza
a fare il personale al meeting della nonna, un paio di settimane dopo
mondiali e olimpiadi in cui aveva brillato per l'assenza in finale,
nonostante batterie e semifinali strepitose.
Con t
utto il dovuto rispetto per chiunque partecipi alle
olimpiadi, e comunque corra gli 800 metri sotto il 1'44".
11.01.06
Corse poco tecnologiche di questi tempi. In genere esco
durante la pausa pranzo, guardo l'ora sull'orologio a muro e poi la
ricontrollo quando ritorno. Tutto qua, il resto va via abbastanza
scorrevole, compresa l'ora e cinquanta improvvisata causa gregge, e
relativi cani da pastore, che mi ha costretto ad una deviazione.
Non grandi riflessioni o prese di coscienza.
Comunque una piacevole esperienza,
mica si può vivere sempre alla soglia.
08.01.06
Marcia dei 3 mulini, Vazzola. Sempre tra le meglio
organizzate, tra le locali. Cibo e conforto in abbondanza da alpini e
protezione civile.
18.12.05
Marcia del freddo, Tezze di Piave. Lunghi
rettilinei asfaltati, principalmente, ma anche un buon chilometro ,
abbondante, ma sempre rettilineo, sull'argine del Piave.
04.12.05
Cosa si può dire, se non in bene, di una gara
dove, prima di un tratto fangoso, si trova un cartello con scritto
"Fango"?
La corsa di San Nicolò, a Pianzano, è stata così:
precisa.
Alla partenza, le tre gare, 6, 12 e 18, venivano elencate con la
lunghezza effettiva (13,1 per la 12, per esempio). Si è
ipotizzato che i tre numeri ormai stiano per sinonomi di corta, media e
lunga, e non per la effettiva lunghezza. Teoria del resto ampiamente
suffragata dalle misurazioni effettuate con il GPS.
Comunque, e finalmente, dopo domeniche piovose e malate, uno sprazzo di
cielo imbronciato ma pacifico ci ha fatti ripresentare alla partenza di
una competizione "ufficiale".
Le settimane trascorse fuori dall'agone hanno chiesto il pedaggio con
una sofferta, di testa, seconda parte.
Per il resto tutto tranquillo.
Il fango, poi, non c'era. C'era il più amichevole "pacio",
distinguibile per il caratteristico suono, lo spessore ridotto e la
minore viscosità.
13.11.05
Vittorio Veneto, Panoramica della Madonna della Salute.
Quando ti presenti a Vittorio sai già che il tuo mondo nei
successivi minuti sarà sicuramente inclinato, molto, spesso
stretto, in sentieri monopersona, e di frequente caratterizzato da un
clima imbronciato.
Dopo un po' si impara comunque ad apprezzare l'onesta asprezza di
questi territori e a godere degli apparentemente pochi luoghi
gradevoli.
Un giorno arriverà a piacermi definitivamente, ne sono convinto.
12.11.05
E il giorno del tuo compleanno può capitarti di imbatterti in
queste parole di John Bingham, sicuramente non il più veloce
nella corsa, ma spesso un passo avanti nella vita:
"Siamo limitati principalmente dalla nostra immaginazione - o
più precisamente dalla nostra mancanza di immaginazione.
Tendiamo a vedere noi stessi solo come siamo, e non come potremmo
essere."
30.10.05
Quando sai che il tuo picco di produttività si
situa tra le 6 e le 8 antimeridiane, e la sveglia mediamente è
alle 7, ti rendi conto che dilungare il tuo soggiorno sotto le coperte
inficierebbe gran parte del risultato della giornata.
Ci sono giornate però, nelle quali, complice
qualche colpo di tosse e un raffreddore più potente del solito,
realizzi che in fondo ci si può pure stare volentieri, sotto le
coperte. Nella fattispecie un piumino da competizione.
Capita che magari ti leggi il discorso fatto da Seve Jobs ai laureandi
di Stanford, concluso con un "Stay hungry, stay foolish". Mi chiedo
come l'abbian preso rettore e docenti, ma se viene da Jobs, chi
può dir niente.
Nel discorso torna la storia del chiedersi cosa faresti se questo fosse
l'ultimo
giorno della tua vita. Quì sposo la teoria di Armstrong, il
quale afferma che se fai così ti limiti a girare per casa in
pigiama un po' rimbambito, tanto...
Il concetto però ci sta, il tempo che abbiamo è limitato,
vale la pena di spenderlo facendo cose che non ci piacciono?
Poi, nel pomeriggio, una passeggiata corsa sotto la
soglia del sudore. Si cammina normalmente e, ogni tanto, si corre
facile per un 50/100 mt. Anche le mamme più apprensive
approverebbero questo metodo. In più il fisico non si stressa,
ma comincia a reagire, e la mente, come spesso succede, viene
bellamente infinocchiata e pensa di aver corso veramente.
23.10.05
Combai, gara detta "marronando" tra castagni, e vigneti,
e pendii, molti pendii, tendenzialmente più ripidi di quello che
vorresti.
E mentre con Massimo, all'approssimarsi dell'ultimo chilometro, si
discuteva di posti dove auspicabilmente trovarsi per essere più
felici, o meno infelici, Erik faceva l'unica cosa sensata, godersi il
posto e momento in cui si trovava, involandosi e guadagnando parecchie
decine di metri che non siamo poi riusciti a recuperare.
16.10.05
Il giro della piana sernagliese si conferma una gara
piacevole e varia. Nel frattempo mi è sfuggito il
compleanno del sito, il giorno 13
Un anno di appunti mentali, un sacco di strada.
09.10.05
Orsago, TV, circuito dei castelli. Una tradizione ormai
radicata nel territorio. Lo si capisce dalle numerose famigliole con
bambini in carrozzina o zainetto che affollano il percorso breve.
Negli stralci di discorsi carpiti qua e là, tra i podisti,
ormai si sente che le maratone autunnali si avvicinano. Si parla del
famigerato ultimo lungo, di ritmi e test.
Il fango resta un bel test per valutare il proprio stile ed equilibrio.
E ce n'era. Molto divertente.
02.10.05
Massimo e Francesco sono stati i primi due atleti che ho
allenato. Credo fosse il 1986, in un piovigginoso pomeriggio
improvvisammo un allenamento in circuito nell'area del salto in alto.
Molti altri ne seguirono, di allenamenti, e gare.
Ieri Kekko si è sposato, a mezzogiorno, e così abbiamo
saltato la garetta domenicale. Io ho corso un po' al mattino, tra
cacciatori e solerti organizzatori di gare ciclistiche, già
attivi a montare transenne e rettilinei d'arrivo.
Una corsetta tranquilla, in preparazione di uno di quegli eventi
importanti nella vita di una persona.
25.09.05
Ed eccomi qua, novello Don Chisciotte in lotta contro i
mulini a vento, nella fattispecie Wind e una linea ADSL funzionante, ma
che non mi riconosce.
Nel frattempo a Colle Umberto si è corso tra residui di pianura
e colline stilizzate che, se non fosse un luogo comune, si potrebbe
dire ricordano la Toscana.
Un sapiente miscuglio di asfalto, sterrrato ed erba ha garantito il
divertimento anche agli arti inferiori.
Nota a margine: chiunque si lamenti dei pericoli di correre in mezzo al
traffico non ha mai, evidentemente, corso nelle nostre campagne in
periodo di apertura della caccia.
Specialmente quando si dovesse incontrare un cacciatore dell'aria
delusa, il carniere tristemente vuoto, e cogliere il guizzo di
indecisione nello sguardo "mmmmmh, e se....".
O, in altra occasione, sentirsi apostrofare "hai scelto il percorso
sbagliato, ragazzo" da un uomo in mimetica, armato di fucile
semiautomatico, e palesemente insoddisfatto dell'andamento della
giornata.
01.09.05
E poi c'è quel sentiero, che poi non &egra
ve; un
sentiero ma una specie di minipista ciclabile che serpeggia per la
città. Si riesce ad essere fuori dalla lotta per la
sopravvivenza urbana e persino a percorrere qualche tratto sull'erba
Ho il mio circuito standard, 25 minuti e si arriva al pistino in terra
rossa. Non occorre preoccuparsi, è un percorso per quei giorni
in cui la mente è in genere occupata a variare l'arredamento del
salotto oppure riformulare mentalmente le ultime frasi di una relazione.
Poco dopo che l'avevo scoperto hanno iniziato dei lavori di
sistemazione di un marciapiede per cui un passaggio era inaccessibile.
Poco male, una piccola deviazione a sinistra sulla strada e subito
dietro l'angolo a destra ci si ricongiungeva, e via a pianificare le
telefonate del pomeriggio.
Oggi ero un po' più sbarazzino ed in animo esploratore, ma ho
utilizzato il sentiero perché avevo problemi di tempo.
Giunto presso i lavori in corso, non ancora finiti, ho guardato
leggermente a destra del passaggio chiuso e ho scoperto che il sentiero
era lì, mai stato chiuso, semplicemente cancellato da una mente
impegnata in altre cose.
29.08.05
La spiaggia tira fuori il peggio di me.
Un'ora steso sul telo mare e già l'idea di camminare 100 metri
per recuperare una granatina al bar mi sembra insana. Fortuna che
s'è fatto solo un fine settimana (che comunque ogni tanto serve).
Al di là di queste futili annotazioni a margine s'è
passato uno splendido fine settimana, tra Newport beach e Laguna beach
(un rapido controllo sulla cartina mi ha consentito di determinare che
si trovano tra Los Angeles e San Diego).
Tempo splendido e onde sostanziose, surfate da umani e da una manciata
di delfini. S'è vista pure una fochetta nuotare timidamente tra
i flutti.
I leoni marini, invece, si affannavano a trovare un posto dove farsi
una pennichella in pace.
Tra i surfisti da segnalare un paio di giovanotti
talentuosi e più di qualcuno della vecchia guardia: longboard,
panzetta da birra, e scivolate di classe senza tanti su e giù.
Jack's, a Newport Beach, surf shop da visitare. Da
segnalare i prodotti di "Old Guys Rule" (sottotitolo "the older I get,
the better I was")
21.08.05
Mettiamo che potessimo decidere dove fare la nostra
ultima corsa.
Direi che Salt Point, circa tre ore a nord di San
Francisco, potrebbe essere il luogo ideale. La gara prevede una scelta
tra 11km, 26km e 50km, L'intermedia è quella di consente il
miglior rapporto fatica godimento, direi.
E il godimento è assoluto.
Credo sia la gara con la maggiore diversità di terreni io abbia
mai corso.
Una delle caratteristiche del trail running è proprio il
rapporto con il terreno e le diverse sensazioni che se ne traggono, e
qua ce n'è, a palate, parlando di terreno.
La partenza è di fronte al pacifico, quest'anno con una
ambientazione da Bretagna novembrina, che vien da pensare Enrico
Ruggeri sia passato di qua prima di scrivere il suo mare d'inverno.
Si parte dal piazzale asfaltato di fronte al centro visitatori e ci si
inoltra in una stradina di brecciolino, tranquillamente ondulata.
L'ideale per ambientarsi e scaldarsi un po' (la temperatura non
raggiungeva i 15° alla partenza).
Quindi ci si immette in un sentiero immerso in una simil macchia
mediterranea. Arbusti e piante che convivono con noi sul sentiero,
qualche albero caduto da scavalcare, olio cuore e Mariano Scartezzini
vengono alla mente mentre si sale e si scende su varie pendenze.
Si attraversa poi l'Highway 1, che costeggia l'oceano scendendo lungo
la California. Un pezzo di storia e di sogni di viaggio.
Si passa ad una salita su una strada sterrata che assomiglia a quelle
ampie strade di media montagna che si trovano da noi, quindi si
scollina su un'ampia radura e compare il sole mentre si viaggia su una
radura che sembra presa paro paro dalla piccola casa nella prateria.
Poi ci si tuffa un sentiero tecnico, circondati da redwood, sequoie
altissime e molto attaccate alla famiglia. Non è infrequente
trovare la mamma circondata da cinque o sei pargoletti.
Una discesa su uno sterrato tranquillo porta ad una fattoria e al primo
ristoro dal quale ci si getta nella più favolosa discesa io
abbia mai corso nella mia vita. Un sentiero morbido e scorrevole, una
pendenza di quelle che puoi lasciarti andare senza rischiare l'osso del
collo, e correre a ritmi impossibili senza fatica, e per almeno 10
minuti, forse più, chi sta a guardare il tempo in questi casi.
Giù, giù si arriva di nuovo alla strada e una volta
passata ci si ritrova a fare qualche passo culla spiaggia prima di
salire sulla scogliera e percorrerla accompagnandone le
sinuosità. Sugli scogli qualche leone marino pigramente in
attesa di un'alta marea che lo faccia scendere.
Si risale ed è finito il primo giro, di circa 15 km. Il secondo
è di 11, uguale al primo fino alla prateria e poi , dopo una
deviazione si scende per una disturbante sentiero largo la cui pendenza
è di quelle che non si sa se frenare o accelerare, ma è
un bello stimolo per stare rilassati e non frenare.
Al passaggio dell'autostrada si va verso la costa in una steppa che fa
venire in mente Dersu Uzala, piccolo guerriero delle grandi pianure,
per ripercorrere la costa, grigia, con l'oceano il cui lento sciabordio
non suggerisce di certo aneliti agonistici, almeno a me
E ho parlato solo dei tratti principali. In mezzo, decine di piccoli
inserti di terreno dal soffice al roccioso, dal piatto a molto
inclinato, dall'uniforme al costellato di roccette o radici, dal
visibile al coperto di fitta vegetazione.
In somma, da fare.
Un grazie a Massimo per la collaborazione e la
chiacchierata di oltre tre ore.
E un grazie a Wendell e Sarah, gli organizzatori, che ci
hanno messo pure sulla foto di
copertina della gara.
Un appunto da fare, ma forse fa parte del fascino del
luogo, è la presenza di docce solo nell'area cambio di
surfisti/sommozzatori. Questi le usano per risciacquare l'attrezzatura
e se stessi. Necessitano di potenza nel getto e se ne fregano della
temperatura (è sempre più calda di dove trascorrono le
loro ore liete).
Le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Meno traumatiche del previsto, comunque.
19.08.05.
Clifbar.
Nella sezione libri ho parlato
di Gary Erickson, e della sua creatura, un'azienda che vuole essere un
qualcosa di più di un cubicolo dove trascorrere il tempo che
resta per arrivare al venerdì, o alla pensione.
Ieri siamo andati a visitarla, e direi che la
realtà è di quelle che ti spiazza. Dagli uffici ampi,
luminosi e colorati, all'auditorium, alla palestra, al servizio di
lavanderia o alla parrucchiera che viene una volta la settimana. Per
non parlare del magazzino dove sono parcheggiate le bici di molti degli
impiegati. E la cucina dove fanno gli esperimenti e sviluppano i
prodotti.
Era un venerdì, e siccome i dipendenti lavorano 80 ore su nove
giorni, un venerdì sì e uno no ce l'hanno libero. Non
c'era quindi molta gente, tutti sembravano amichevoli e in quello stato
d'animo produttivo e rilassato che non sempre capita di vedere nelle
aziende.
Abbiamo testato alcuni prodotti, favolosi, e abbiamo
imparato alcuni trucchi per far rendere al meglio le barrette
acquistate in negozio.
13.08.05
Big Basin Redwood Park, gara di 20 km, circondato da
maestose sequoie, molte protese verso qualcosa di non comprensibile,
molte cadute durante la ricerca.
Un trionfo di legno e foglie, cullati da odori e suoni che hanno
accompagnato i nostri antenati, e che restano per noi interruttori che
attivano reazioni profonde e difficilmente spiegabili.
Anch'io mi sono proteso verso il raggiungimento di qualcosa, fosse un
momento di divertimento o di illuminazione. Anch'io sono caduto, solo
una volta, ma altre quattro cinque ci sono andato vicino. Una
condizione anomala per me, che in genere mi reggo in piedi
decentemente, ma che comunque non ha inciso sul piacere di spendere due
ore ad inseguire un sogno, e forse a viverlo.
06.08.05
Lance Armstrong, nel suo libro "Every second counts"
sintetizza magistralmente un concetto importante: "A mio modo di vedere
il Tour de France non si vince in Luglio. Si vince pedalando quando gli
altri non ne hanno voglia. Questo significa che non c'è una cosa
come le 'ferie'. Io pedalo tutto l'anno".
Curioso come questo concetto apparentemente strida con
la grossa critica che gli viene mossa dagli appassionati "classici" di
ciclismo, il fatto che si concentri su una sola gara.
In ogni caso ci si concentra al 100 per 100, o 365 per 365 che dir si
voglia.
01.08.05
Ora, io non intendo difendere Dean Karnazes, che pure
considero simpatico, ma che più volte ho dichiarato non
costituire fonte di ispirazione visti i suoi superpoteri.
Nella comunità dell'ultramaratona non è molto ben visto.
Gli appartenenti al circolo non vedono di buon occhio la sua
esposizione mediatica che considerano non adeguata alle prestazioni.
E in effetti uno Scott Jurek, 7 volte di fila vincitore della Western
States, o Ann Trason, categoria a parte, ha rischiato di vincere
la classifica assoluta alla Western States, più di una volta,
sono probabilmente più forti.
Di certo sono anche più schivi e/o meno abili ad esporsi.
Però, però, diciamocelo, la promozione di sé
stessi è una qualità, che viene premiata con
l'esposizione e Dean, che non sarà il migliore, in questo
è in gamba.
Riconosciamoglielo.
E poi ognuno tifi per chi gli pare.
01.08.05
E un paio di riflessioni a freddo bisogna pure farle.
L'arrivo di ieri è stato quello che mi ha dato più
soddisfazione di tutta la mia carriera podistica.
Tutto considerato non mi aspettavo di scendere sotto le 5 ore, e di
molto. Ero più preoccupato del tempo massimo, a dire il vero, e
della tenuta a
tutti quei chilometri asfaltati.
E invece ho tenuto un ritmo pressoché costante dall'inizio alla
fine, con la fatica che cresceva gruadualmente, e le piccole crisi
superate con astuzie o con pazienza,
Ognuno ha dei traguardi ideali, per esempio, sotto ai 4' al km
nelle gare brevi e 3h16' in maratona sono la mia idea generale di
confine tra
buona e cattiva prestazione, riferito a me.
In questo caso siamo ben lontani da quei
tempi eppure nella passerella finale ero così orgoglioso di
quella equa distribuzione dello sforzo e di un cronometro che ripagava
ben
più che in proporzione alle aspettative.
Lo considero un record personale, fuor di dubbio.
31.07.05
San Francisco Marathon 4h23'32"
Ad Hemingway viene attribuita la frase: "l'inverno più freddo
che ho trascorso è stata un'estate a San Francisco".
Se
l'attribuzione può essere dubbia di certo l'affermazione
troverà concorde chi c'è stato.
E con una partenza, probabilmente per evitare problemi di
traffico, fissata alle 5:20 (sì, cinque e venti), e il
termometro impegnato ad arrampicarsi con fatica in doppia cifra
centigrada, si son
dovuti rispolverare vecchi trucchi tipo il sacchetto d'immondizia
sagomato come capo antivento in attesa del via.
Sul Golden Gate poi, c'era una nebbia così fitta che a 50mt si
intravedevano appena i piloni, che sono di uno squillante colore
arancione, e di vederne la cima neanche a parlarne.
Passato lo smarrimento di parcheggiare in una città semideserta,
alle 4 mattina, la partenza in notturna, con le luci del Bay Bridge, e
del financial district in effetti ha esercitato un certo fascino.
Il percorso fa un giro intorno a San Francisco, tenendosi lungo la
baia, per poi fare l'avanti e indietro sul Golden Gate, costeggiare
l'oceano passando per il presidio, approfondire il Golden Gate Park, e
quindi Haight Street (dove all'incrocio con Ashbury, la storia vuole ci
sia il centro di partenza del movimento Hippie, e l'economia vuole ci
sia un Ben&Jerry e un negozio GAP) e poi giù lungo la 16ma
fino alla baia, per poi rientrare all'Embarcadero. Ci sono variazioni
di pendenza ma le più impegnative ci sono state risparmiate. E
passato anche lo smarrimento nebbioso dalle parti del Golden Gate il
clima si è stabilizzato, con visibilità buona, e timido
sole che si è fatto più deciso verso l'arrivo. Non credo
comunque si siano mai passati i 20/22°
Era la mia prima maratona misurata in miglia e devo dire che
psicologicamente è più facile, 26 invece di 42, mancano,
per esempio, 10 miglia invece di 16km. Un po' più dure le ultime
due, per motivi psicologici e fisici.
Da parte mia è stata una fiera degli espedienti a seguito di un
probabile record mondiale di scarsa preparazione. Con le ultime 4/5
settimane trascorse, a parte una gara trail di 24km, a fare
principalmente allunghi di 100mt di corsa lenta con recupero di 100mt
camminando per difendere un tendine dolorante, che ha apprezzato e oggi
non mi ha dato problemi.
Avevo addirittura pensato di rinunciare e poi, nel pacco gara mi hanno
dato una maglietta tecnica favolosa e un berrettino che,
effettivamente, è adeguato al mio testone (non succede mai).
Se non avessi corso non avrei mai potuto indossarli, ed ecco spiegata
la mia presenza alla partenza.
Ironia della sorte buona parte della gara mi sono trovato un po' avanti
o un po' indietro rispetto ad una signora con una canotta che diceva
"riesco a fare questo grazie a Cristo, che mi dà forza".
Non ho potuto fare a meno di pensare che fosse un messaggio per me,
mercenario di poliestere.
Ho camminato ad ogni ristoro, quì ogni due miglia, anche
perché io in corsa non riesco a bere, e ho camminato anche un
po' tra i ristori, ma mai più di un minuto, il limite che mi ero
imposto.
E, verso la fine, mi sono esibito, con successo, in un mantra
silenzioso "tira su i piedi, tira su i piedi", cercando di mantenere
una postura dignitosa.
E' stato un ritorno sulla strada dopo tante gare trail e non ero
abituato ad essere circondato da centinaia di persone dall'inizio alla
fine.
Si parla di poco meno di cinquemila per la maratona e altrettanti per
le due mezze, una dalla partenza a metà, e l'altra da
metà all'arrivo,
Così, invece di trascorrere la gara anticipando radici e rocce,
e cercando di non perdere di vista i segnapercorso, mi sono goduto la
varia umanità che mi circondava. Allegra e godereccia
all'inizio, poi via via più silenziosa sino al pellegrinaggio
finale.
Migliaia di facce determinate e spesso sofferenti e migliaia di motivi
per esserci, tutti probabilmente più seri del mio.
Ah, la signora aiutata da Gesù alla fine mi ha battuto, e non
poteva essere altrimenti.
30.07.05
Il giorno prima della maratona di San Francisco
organizzano dei seminari informativi.
Capita di incontrarci gente interessante, capita persino di parlare con
i propri eroi. Per me John Bingham, in assoluto, è quello che mi
ispira di più: capace di tirar fuori una carriera di tutto
rispetto dalla corsa, a dispetto dei risultati, al limite del tempo
massimo, a volte oltre. Grande intrattenitore, personaggio, a dispetto
dei 40 chilogrammi persi, di tutto spessore.
Capita di conoscere degli eroi, come Sarah Reinertsen
(copertina di Runner's world dicembre 2004), la cui gamba sinistra non
si è mai sviluppata completamente, tanto da doverla amputare
quando aveva 7 anni.
Ha corso maratone, e si è trasferita da New York a San Diego,
per potersi preparare per il triathlon. In ottobre sarà a Kona,
per l'Ironman delle Hawaii.
Una vera dura, che ha pianto mentre scorrevano le immagini di un
filmato che la riguardava, quando parlavano dei suoi allenamenti di
calcio, a sei anni, quando tutti assieme giocavano eccetto lei, che
l'allenatore metteva da parte a calciare il pallone contro il muro. Da
sola.
Abbiamo pianto in tanti, durante quel filmato.
Capita di riparlare con Dean Karnazes, che di persona ti
disarma per semplicità e genuinità. Uno che comunque non
vedi come eroe, perché ultraumano.
Capita.
20.07.05
Ok, se non riesco a correre sto la fuori comunque e
continuo ad avanzare, aumentando via via la quota di corsa,
14.07.05
Santa Cruz Mountains, 28km. Nelle ultime 4 o 5 gare di
una certa lunghezza mi è capitato di pensare che, beh, non
potevo arrivare al giorno della competizione meno preparato.
Incredibile a dirsi, mi sono superato ogni volta.
Ma finirà, mi son detto ogni volta. E siamo qua, ancora una
volta.
La gara in sé è filata liscia, un tendine un po'
sofferente mi ha costretto a gestirla con attenzione, il che è
stato un bene.
Appunto mentale, e scritto, in vista di un attraversamento di un
fiume, tutto sommato è meglio togliersi scarpe e calzini e
rimetterseli, asciutti, subito dopo. Al ritorno ho provato l'altra
versione, e non è proprio piacevole viaggiare inzuppati per i
successivi 5 o 6 chilometri.
Si guadagna qualche secondo e si perde il motivo primo per il quale si
è la, divertirsi.
06.07.05
Fartlek dell'anima.
Dopo molto trascinarsi ecco una di quelle giornate lievi e liete. Un
nuovo sentiero, il passaggio nel luogo in cui corre la signorina
quì sopra, la sensazione che si potrebbe continuare ad oltranza
e, soprattutto, la voglia di farlo.
02.07.05
E a volte capita di vederla solo correre, la gara. Un
po' perché in fondo è divertente, e un po' perché
le gare negli Stati Uniti sono piuttosto costose, oggi si è
fatto i volontari e guadagnato un'iscrizione gratuita a una delle
prossime manifestazioni.
Angel Island, un'isoletta nella baia di San Francisco, dove ci si
può andare solo di giorno. Non ci vive nessuno, a parte qualche
ranger di guardia. E' una specie di parco naturale con un grande
spiazzo per picnic e sentieri che la percorrono in lungo e largo.
Siccome siamo veterani ci hanno sistemato all'arrivo, Serena a prendere
i piazzamenti e io i tempi. Ce la siamo cavata onorevolmente.
E' sempre interessante vedere come l'arrivo per qualcuno sia una grande
conquista, per qualcuno il semplice finire di un divertimento, o una
tribulazione.
Ci torneremo, abbigliati in modo un po' più pesante, devo
ricordarmelo.
27.06.05
La corsa non è stata tra le priorità la
scorsa settimana occupata da un trasloco e da un volo transoceanico.
Adesso soggiornerò per un paio di mesi a tre minuti di corsa da
una pistina in terra rossa,
lunghezza incerta, tra i trecento e i quattrocento metri, che vive il
suo momento di massimo splendore verso le sei e trenta del mattino,
calcata da numerosi appassionati che percorrono i loro chilometri
quotidiani prima di andare al lavoro. Io l'ho scoperto per caso, grazie
allo scombussolamento da fuso orario, che ti illumina di energia al
buio delle tre del mattino e ti toglie ogni residuo di umanità
in orari in cui tutti si aspettano il massimo da te.
Ma tant'è, il clima è fresco,
qui vicino a San Francisco, e di sera è meglio mettere la
felpetta.
Nei prossimi giorni spero anche di trascinarmi con minor pena di quella
che mi ha accompagnato oggi.
21.06.05
E ieri sera al campo si parlava della corsa di domenica.
Pare che un addetto al percorso abbia deviato tutti sul tracciato di
una recente gara di Mountain bike provocando lo smarrimento, fisico e
in qualche caso morale, di molti dei partecipanti.
Si parlava addirittura di 16 km, invece di 12, ma, per quanto abbia il
massimo rispetto di chi l'affermava, credo si tratti di una valutazione
in eccesso.
Comunque gli organizzatori si sono scusati e via, in fondo ci eravamo
andati per correre.
19.06.05
Collalbrigo (TV). Una prima edizione che ha dimostrato
molta della sua inesperienza.
A partire dalla partenza che ha ratificato una piaga sociale che
meriterebbe invece di essere stigmatizzata: la partenza anticipata.
L'avvio era previsto per le 9:30 (scelta non tra le più felici
in una seconda metà di giugno) ma, verso le 8:50, lo speaker ha
annunciato che, siccome buona parte dei concorrenti era già ben
inoltrata nel percorso, la partenza ufficiale si anticipava di 10
minuti.
A parte questo mi è capitato di incontrare i primi lungo il
percorso. Non li ho riconosciuti subito. Di solito li vedo impeccabili
alla partenza e poi di nuovo impeccabili all'arrivo, ristorati,
cambiati e, a volte, pure premiati. In questo caso erano in
attività, sudati, come me, e non molto felici, visto che si
stavano chiedendo da che parte andare.
Alla fine poi era tutto un "ma tu hai fatto il percorso giusto?", e
tutti giù a descrivere pittoresche varianti e curiosi episodi.
Va detto comunque che il paesaggio era meritevole di essere apprezzato
da vari punti di vista.
12.06.05
Gorgo al Monticano (TV). Probabilmente la gara con il
maggior numero di ristori per chilomtro lineare. Forse preoccupati per
il caldo hanno predisposto almeno otto ristori nella venti chilometri.
Solo acqua, ma ci siamo ripagati dopo l'arrivo con le torte fatte in
casa dalle signore dell'organizzazione.
E' una gara che mi lascia sempre sazio di buone sensazioni,
considerando anche il percorso genuinamente campagnolo.
05.06.05
Santa Croce del Montello (TV). Gli organizzatori hanno
creduto più all'asfalto che ai sentieri, comunque qua, come ti
giri, è sempre un oooh di meraviglia, sia una villa immersa nel
bosco oppure un semplice bosco.
E dove la trovi una chiesa che ti suona "Il Piave mormorò..."
giocando con le campane.
29.05.05
Maratonina della Mutera, Colfrancui (TV). Anche se poi
noi si son fatti solo gli undici.
La corsa in gruppo ha fatto germogliare
l'idea di un allenamento specifico per simulare condizioni di gara e
quindi, per esempio, adattamento ai cambi di ritmo.
Ipotizzando due o tre amici più o meno omogenei come ritmi, si
divide l'allenamento attribuendo a ciascuno un numero di minuti da
gestire, per esempio
15' a testa. In quel lasso di tempo il gestore fa
quello che vuole, senza avvisare gli altri, dai 15' medi a microscatti,
quello che vuole. I gestiti seguono fino a che tocca a loro comandare.
Lo chiamerei fartlek bastardo, perché poi si sa
come va a finire.
22.05.05
Carbonera corre. Alla periferia di Treviso, 10km tra
campi e sterrati.
L'ennesima dimostrazione che in compagnia si corre più veloci a
parità di fatica. Mi è persino tornata voglia di fare
ripetute, ma passerà, non mi preoccupo.
15.05.05
Maratonina città di Conegliano TV, ma io ho fatto
la dieci, scarsi.
Correre dove si è nati, atleticamente parlando, è sempre
un'emozione, oltre allo stupore per un paesaggio coinvolgente si
affollano innumerevoli ricordi di altrettante ripetute su terreno a
varie inclinazioni.
Quei massicci 300, buona parte in discesa e con gli ultimi metri in
salita, ovviamente recupero correndo, restano impressi a fuoco nel
cuore e nella mente. E si può dimenticare la discesa prima delle
piscine, teatro di finali di "medi" al cardiopalma, letteralmente?
Curiosi i meccanismi della memoria, più che il cervello poterono
i muscoli affaticati, in questo caso.
15.05.05
Patina o no, può capitare di correre in un
sentiero come questo, finora il più bello. Per gli interessati
è sulla costa amalfitana, e si chiama sentiero degli dei.
Camminando sono 4/5 ore. Tutte così.
08.05.05
Ecomaratona dei Marsi, Collelongo AQ.
E quando stai una
mezza giornata in montagna, per quanto ventosa e asciutta, capita che
ti si accumuli una patina di stanchezza. Una polvere sottile che ti
ottenebra il pensiero e non ti consente di capire se hai fatto bene o
male.
Alcuni giorni, e docce, dopo qualcosa inizia ad emergere, e non sempre
è quello che si vorrebbe. Per l'ennesima volta la preparazione
è stata insufficiente e la consolazione di una prestazione
superiore ad ogni aspettativa, guardando gli allenamenti, poco
può guardando proprio gli allenamenti, poveri, corti e poco
impegnati.
Che fare? lastricare un'altra via di buone intenzioni,
quando in realtà si vorrebbe godere della corsa sui sentieri
irregimentati?
Forse sì, se poi le malcelate aspirazioni non
consentono di godere di competizioni come quella abruzzese, capace di
immergerti in una montagna ricca di alberi, spazi, vento e visioni.
Se uno è agonista non c'è niente da fare,
compete.
E allora sarebbe meglio allenarsi, anche.
Ah, la patina,
è visibile.
01.05.05
Don Kardong ha scritto: "Nel corso dei secoli, chi era
alla ricerca dell'illuminazione si è sempre diretto verso le
colline, dove la bellezza fisica, combinata con l'aria sottile, produce
dinamiche intuizioni metafisiche che sono generalmente riconosciute
come prive di senso una volta tornati a livello del mare".
Oggi sono partito dai 1600 metri slm dello, splendido, rifugio
Costapiana (BL) per arrivare sino alla chiesetta di S.Dionisio, 1950
slm, e tornare. Non un tentativo di record ma comunque l'idea era di
impegnarmi.
Mi sono tornate in mente le parole di Kardong, perché, complice
la scarsa acclimatazione, la salita non mi ha consentito grosse
riflessioni, che non fossero stare bene attento a dove mettevo i piedi
e utilizzare con parsimonia il poco ossigeno a disposizione. In
discesa, analogamente, i ripidi pendii che fiancheggiavano il sentiero
non consentivano grosse digressioni filosofiche.
Ecco però che mi è giunto in soccorso il momento del Gran
Premio della Montagna. Giunto dopo ventinove minuti alla chiesetta,
tutto concentrato nel mio procedere, a testa bassa, con una specie di
visione a tunnel ho mirato alla maniglia della campana,
ho schiacciato il tasto dell'intertempo, dato due scampanellate e sono
ripartito sulla via del ritorno.
Dopo una quindicina di metri mi sono
reso conto che quella appena passata era una chiesa. Cattolico o meno
non sposta il problema, si tratta di un simbolo, se non altro della
fede di chi ha trasportato pietre e legno per edificarla in un luogo
inaccessibile a grossi mezzi. Non l'avevo degnata di uno sguardo, per
la vanagloria di cosa? salire e scendere velocemente? Mi sono fermato e
sono ritornato sui miei passi,
scusandomi mentalmente per questa mancanza di considerazione, ancor
più in un momento e luogo in cui tutto chiamava
all'umiltà e al rispetto.
27.04.05
Il fartlek collinare è simpatico: salite veloci,
pianure medie, discese lente. Per chi è poco propenso alle
ripetute in pista (che hanno il mio massimo rispetto, beninteso)
è un toccasana.
Nei recuperi offerti dal terreno ci si può beare del paesaggio
e, se capita, anche riflettere del più e del meno.
Oggi per esempio mi sono venute in mente le imprecazioni che odo
durante le garette domenicali quando entriamo in zone fangose o
sconnesse.
Stavo percorrendo un sentiero, cercando incedere elegantemente nel
colloso fango rosso e pesante del Montello, apprezzando l'eqilibrio che
serve nei passaggi dai tratti assorbenti a quelli scivolosi. Ho pensato
che pochi si sottopongono volontariamente a questo passatempo, io
stesso nel passato tendevo ad essere un po' schizzinoso.
Ma, al di là del divertimento sporcaccione immediato, va
considerato quanto poi ripaga 'sto lavoro al ripresentarsi di
condizioni difficili, quando non si ha possibilità di scelta.
Per non parlare del vantaggio, meno evidente, di saper sfruttare meglio
il proprio corpo anche in condizioni ideali, o meno esasperate.
25.04.05
Oggi c'era la "due rocche" di Cornuda TV. C'era anche
qualche residuo fastidio della gara di ieri, c'era pure una pioggia
fredda e insistente.
C'ero anch'io, fino al parcheggio, poi di uscire dalla macchina non
c'è stato verso.
Nel diario segno riposo, senza rimorso.
24.04.05
Sant'Angelo, Treviso. Corsa dei due mulini. La mia
kryptonite in questi giorni è pianura e asfalto. E questa gara
ne ha.
Dall'altra parte ha anche un passaggio dentro l'aeroporto militare di
Treviso e la visita a luoghi di campagna che di solito non si
immaginano nei pressi di una città.
23.04.05
E se la domanda fosse che uno vorrebbe gareggiare su
distanze lunghe ma per vari motivi i lunghi gli risultano troppo
distruttivi ? la risposta, prima della rinuncia, potrebbe
essere l'alternanza di corsa e cammino
Lo so che può essere visto come blasfema dai puristi. E per uno
che viene, podisticamente parlando, dagli anni ottanta una domanda del
genere comporta sempre un sospettoso guardarsi in giro, alla ricerca di
cenni di diniego disgustato.
Ma guardiamo i risultati.
Consente di affrontare distanze altrimenti impensabili. Nelle distanze
lunghe la perdita di velocità non è così marcata.
In compenso, dopo due giorn
i dal lungo collinare del 21, non ho un
minimo indolenzimento o dolore.
Oggi ho corso mezz'ora in pianura, quattro allunghi, e questa sera ho
un inspiegabile fastidio alla caviglia.
21.04.05
Oggi mi son preso il pomeriggio libero per fare un lungo.
In programma quattro ore nel bosco del Montello, dove testare la
mia tenuta e un fastidietto al ginocchio che non va, né resta.
E non andava neanche oggi, sempre lì, a minacciare, senza
diventare pericoloso e indurmi allo stop.
Ho alternato corsa e cammino, salite, discese, sterrati, sentieri,
asfalto. Qualche crisetta, un po' di comprensibile stanchezza, ma
insomma mi stavo quasi dichiarando soddisfatto seppur non entusiasta.
Verso le tre ore e quaranta, affaticato, cercavo di programmare, senza
troppa convinzione, una fine dignitosa quando da una collina vedo
scendere con foga una cane da pastore tedesco a pelo lungo.
Ora, la varietà a pelo lungo non è riconosciuta dall'Ente
Cinofilia Italiana. Nonostante questo devo dire che, io, l'ho
riconosciuto immediatamente, e non sembrava per niente intimidito dal
fatto di essere fuori standard.
Era affiancato da due bastardini e si avvicinava decisamente al teorico
confine del suo territorio, privo di recinzione, e sfumato come
può esserlo un confine di chi vive ad un paio di chilometri
almeno dal vicino più prossimo.
Mentre mi si ripresentava alla mente un'aggressione di qualche anno fa,
fortunatamente risoltasi solo con qualche graffio, ho cominciato ad
indietreggiare con calma esteriore, senza voltargli le spalle, sperando
rallentasse ma si avvicinava sempre più. Poi ha tentato
un'azione di accerchiamento spostandosi sulla destra e scomparendo per
un attimo dietro ad un dosso. Ricordavo di aver visto poco prima
un sentiero dalla parte opposta e mi sono lanciato, tra fango e
pozzanghere e mi è sembrato di essere tornato quattrocentista,
falcata ampia e leggera, uno spettacolo.
Mi sono, nonostante tutto, goduto quella discesa mentre tendevo
l'orecchio per cogliere rumori di un eventuale inseguimento che non si
è, fortunatamente, realizzato.
Era una vita che non correvo così forte, senza fatica, e senza
problemi, se si esclude la minaccia rappresentata da alcune decine di
kilogrammi di muscoli e pelo.
E anche quando sono giunto in zona sicura ho continuato a correre su
ritmi brillanti, niente stanchezza, né niente ginocchio
lamentoso, chiudendo in quattro ore e dieci.
I limiti, se esistono, continuano a rimanere un curioso mistero.
I confini in campagna, pure.
12.04.05
"Se non sai renderti conto che dentro l'uomo c'è
qualcosa che vuole accettare la sfida di questa montagna e che lo
spinge ad affrontarla, che la lotta è la lotta stessa della vita
per salire in alto, sempre più in alto, allora non sei in grado
di comprendere perché noi andiamo a scalare. Ciò che
riceviamo da questa avventura è gioia allo stato puro. E se tu
poni la domanda, vuol dire che non puoi capire la risposta."
George Leigh Mallory
Al posto di "montagna" ognuno ci può mettere la
sua, personale, avventura
07.04.05
Intendiamoci, metafore della vita se ne possono trarre
da qualsiasi attività.
Io però corro, e le metafore mi
vengono da lì, poi magari son le stesse cui arriva uno che non
si alza dal divano neanche per prendere una birra in frigo.
Però, intanto, tocca lavorare con i mezzi che si hanno a
disposizione, e a me l'ispirazione viene con le corse lunghe.
E mentre in quelle di allenamento in genere mi capita di avere idee
nuove, o mettere in ordine quelle che ho già, ogni volta che in
gara supero i 30/35 chilometri, in particolare,
mi si sfaldano tutte le maschere variegate che indosso quotidianamante
e
mi ritrovo, letteralmente, a dialogare con me stesso.
Non c'è velocità che tenga, dal vero, profondo, non
mistificatore me stesso non riesco a
sfuggire e mi ritrovo lì a correre fianco a fianco.
All'inizio in una sorta di rifiuto, per le cose che non mi piacciono,
tante, poi di accettazione, perché non è che abbia molta
scelta comunque.
In ogni caso arriviamo insieme alla fine, poi ci separiamo quasi subito
in attesa del prossimo, istruttivo, incontro.
03.04.05
Panoramica dei laghetti di Savassa TV. Un percorso
mozzafiato, grazie anche alla salita dei primi 6 km intervallata da
subdole tregue subito seguite da tratti sempre più
inclinati.
Una distribuzione dello sforzo più accorta mi ha consentito di
limare 9 minuti al personale sul percorso lungo. Ennesima
dimostrazione che l'intelligenza paga, ma anche la scorrevolezza. Mi
riferisco a tutti i lavori fatti per correre rilassato in una sorta di
caduta controllata e alla continua ricerca, anche in condizioni di
affaticamento, di mantenere un assetto di corsa corretto.
20.03.05
Maserada (TV), uno degli appuntamenti più sentiti
nel panorama amatoriale locale. E il numero dei partecipanti che mi ha
circondato dall'inizio alla fine ne è stato buon testimone.
Primi chilometri un po' troppo asfaltati ma poi, quanto si entra nel
Piave è un susseguirsi di sterrati e sentieri molto piacevoli.
Non so se per conseguenza del libro della Radcliffe, o di chilometri
leggermente più corti, sono riuscito a mantenere un ritmo medio
assolutamente impensabile. E ho fatto la lunga.
Comunque, la scorsa settimana ho fatto 2h15' in collina, con tratti
piuttosto duri. E il giorno dopo ero stanco, di quella stanchezza
omogenea e soddisfatta.
Ieri 1h29' tirati in pianura ed oggi ho un fastidio concentrato vicino
al ginocchio.
Mente e corpo paiono d'accordo sulla via preferita.
19.03.05
Gara di duathlon a Vittorio Veneto.
Il campo dei partenti non è dei più forti per cui mi
ritrovo un pettorale basso, il 5.
La prima frazione a piedi è controllata, non forzo, e arrivo
comunque in zona cambio per secondo.
Quì cominciano i problemi, incontro le bici con i numeri
più alti, 120... 80... 56.... 40.... 23.... 13.12.11 e non trovo
quelle dal 10 in giù.
Panico.
Mi guardo in giro ma non trovo nessuno dell'organizzazione. Torno
indietro confuso, cerco di vedere la bici tralasciando i numeri, ma
niente.
Intanto gli altri arrivano e ripartono, in tanti.
Ormai agitato guardo ovunque, in disparte vedo altre bici, controllo e
sono la 10.9.8.7.6.
Noooo.
Mi rivolgo ad un ragazzo che conosco e che sembra far parte
dell'organizzazione, ma sta seguendo altre cose e non sa.
Guardo la zona cambio ormai pressoché desolatamente vuota e vedo
quello che sembra uno dell'organizzazione.
Con tono disperato chiedo della bici e lui mi fredda dicendo che non
è il caso di agitarsi, è volata qualche parola grossa,
devo ammetterlo, e che bastava rivolgersi a lui prima. Ma prima non
c'era, o almeno non l'avevo visto.
Comunque mi accompagna dentro la villa nel cui parco c'è la zona
cambio. Mi apre una porta posteriore che dà su un campetto di
calcio scalcagnato, e deserto.
Lo guarda e mi fa "oh, oh, mi sa che l'hanno presa per fare un giro a
Pergine Valsugana e non sono ancora tornati".
Mi getto a terra piangendo.
Poi mi sono svegliato.
16.03.05
Sto andando avanti nella lettura della biografia di
Paula Radcliffe.
Decisamente una carriera costellata di "mini" infortuni. E decisamente
con un superfisioterapista che in pochi giorni l'ha spesso rimess
a in
piedi da situazioni in cui noi comuni mortali ci saremmo trascinati per
mesi, o anni.
In ogni caso, come mi aspettavo, una volontà e una
capacità di sofferenza incredibili.
Mi piace molto anche l'atteggiamento che assume di fronte alle
avversità, un misto di accettazione di quello che ormai è
stato e di determinazione per andare avanti.
16.03.05
E uno dei motivi per correre una maratona, o oltre,
è che una volta passato un certo confine tutte le maschere si
sciolgono e ci si ritrova a fare i conti con un personaggio che nella
vita di tutti i giorni spesso lasciamo in secondo piano.
13.03.05
La primavera è uno stato mentale.
E' il primo giorno in cui uscire da sotto il piumino e indossare
l'abbigliamento da corsa non è un peso quasi insopportabile.
E' il giorno in cui, per la prima volta, mentre corri nei boschi del
collalto non te ne frega niente di quanto manca a finire, ti stai
divertendo proprio lì, in quel momento.
E ventidue chilometri ti sembrano più corti di certi
quattro/cinque rubati al buio di giornate intirizzite, finite troppo
presto.
04.03.05
Ho appena finito "Raising the bar" storia di Gary
Erickson e della sua azienda. Ne parlo nella sezione libri. Un altro di quei
testi da tenere poi nello scaffale buono.
20.02.05
Marcia Viola club, a Cappella Maggiore TV. Sei
chilometri, dodici (un po' più corti, a detta dello speaker),
diciotto (un po' più lunghi, sempre a detta dello speaker). A
parte la questione delle unità di misura non omogenee una gara
godibile, con un bel miscuglio di terreni ed inclinazioni.
Una partenza troppo veloce ci ha ricordato, ancora una volta, che la
corsa non te le manda a dire.
Se sbagli, paghi.
Anche se alla fine ti ripaga sempre.
16.02.05
- beh, che fai di lavoro?
- il miracolato
certi giorni mi sento proprio così. Sei lì
che ti struggi, soffri, barcolli per settimane solo all'idea di partire
per una corsetta attorno casa, inteso proprio come edificio, e poi un
giorno ti alzi e corri facile per un'ora e mezza, buona parte scorrendo
lungo un fiume su cui i cigni fanni gli allunghi a pelo d'acqua.
Misteri.
13.02.05
A Cavrié di san Biagio di callalta (TV) si
è corsa una piacevole gara in equilibrio tra asfalto, sterrato
ed argine erboso. 11km tranquilli.
31.01.05
Sensibilità al ritmo 2. Si parlava del ritmo al
chilometro, qualche giorno fa. Oggi invece ci ricordiamo del ritmo
"vero", la frequenza dei passi, che è un indispensabile
elemento
in quella miscela frequenza/ampiezza che definisce la
velocità.
Al di là di questo, variazioni di frequenza introdotte ogni
tanto daranno quel risveglio utile agli arti inferiori troppo spesso
imprigionati, dai corridori di lunga lena, in una uniformità e
monotonia distruttive.
30.01.05
E quando senti che lo speaker, tra sponsor e
associazioni, ringrazia del famiglie del paese per aver contribuito
alla manifestazione, in particolare ai ristori, sai che non puoi aver
sbagliato nell'alzarti tutto sommato presto e affrontato, impavido,
l'aria cristallina dei meno sette per correre a Rustigné,
paesino sparso nelle campagne vicino ad Oderzo (TV).
Non è questione di qualità dei ristori ma della
sensazione familiare di essere anche un po' coccolati. Ho il massimo
rispetto per i volontari "normali", sia lode a loro per ogni bicchiere
d'acqua che ho potuto assaporare in gare lunghe e brevi, ma le mamme,
nonne, sorelle e nipoti dei paesi di campagna rendono il tè
caldo un'esperienza che va al di là della reidratazione.
26.01.05
Ed ecco che stamane, in una settimana piuttosto
incolore, ho improvvisato un'ora di corsa che mi ha sorpreso.
Al solito non avevo voglia di uscire, ma mi sono vestito come se
dovessi uscire, ho varcato la soglia come se dovessi uscire, e sono
uscito, senza problemi.
Intendiamoci, non grossi entusiasmi ma nemmeno grandi sofferenze. Una
corsa piccolo borghese.
A volte basta ingannarsi un po' all'inizio.
19.01.05
Motivazione, motivazione. Motore del mondo. A volte
capita che, batteria o benzina, non si sa, stenti ad avviarsi.
Che fare? il problema è sostanzioso perché senza
motivazione manca proprio quello che serve per combatterne l'assenza.
A volte si può ricorrere all'esterno.
Per esempio mi capita di
aver voglia di correre, ma non così tanto da uscire nel grigio e
cupo mondo che un gennaio medio può offrire quì nel
nordest.
Un calendario gare, una gara fra qualche mese, un'iscrizione, ed ecco
che improvvisamente l'impegno lontano, ma non così tanto, e
concreto, gli ho mandato pure i soldi, rende l'idea della corsa
vincente sull'accoppiata divano/copertina. Beh, quasi sempre.
15.01.05
Riccione, spiaggia, mattino, la battigia è
soffice al punto giusto, il suono delle onde crea un sottofondo
ipnotizzante, le prime luci dell'alba disegnano i contorni di un mondo
ancora deserto.
E' proprio
vero che "il mare d'inverno è come un film in bianco e nero
visto alla TV".
Con la differenza che qua non hai il telecomando e
resti sul programma, sempre.
Ora, se uno ha l'animo poetico è nell'equivalente del paradiso,
ma se poco poco mi vira sul depresso è finita.
Punti di vista. Comunque correre sulla sabbia
costutuisce un eccellente esercizio per la sensibilità delle
caviglie, anche di quelle dei cinici.
09.01.05
Sensibilità al ritmo.
E' quella cosa che si
costruisce, o si dovrebbe costruire, nel tempo e che consiste nel
riconoscere il ritmo a cui si sta correndo e, possibilmente, anche di
capire a che ritmo dovremmo correre (che è anche più
importante).
Oggi per esempio c'era a Vazzola (TV) la "marcia dei tre mulini" e ho
corso i primi chilometri in compagnia a 4'15". Resomi conto che
l'autonomia sarebbe stata al massimo di 5/6 km ho rallentato
leggermente portandomi su un più confortevole 4'30" che mi ha
consentito di guadagnare il traguardo con dignità.
Ora, al di là delle mie vicende personali, una solida
sensibilità ai ritmi dovrebbe essere bagaglio acquisito del
fondista. Più la gara si allunga e più disastrosi sono
gli effetti di un ritmo sbagliato anche di poco, e per poco intendo
anche 5" al chilometro. Ma questo vale anche per gli allenamenti.
Si stanno diffondendo sistemi di misurazione GPS portatili che danno i
valori di velocità e distanze percorse. Non esprimo un parere in
merito in quanto non li ho mai provati.
A me capita, nelle corse di dubbia misurazione, di chiedere a Gianpaolo
Papes, valente mezzofondista, il quale mi dà un responso con una
tolleranza di 100 metri su 10/12 km.
Non è male.
In ogni caso, ove non si disponga di un Papes o un GPS, sarebbe
opportuno cercare, le volte in cui percorriamo tratti di strada
misurati, di registrare mentalmente il ritmo. In seguito si
potrà sfruttare questa conoscenza per mantenere l'andatura
adeguata all
e nostre possibilità.
06.01.05
Pergiove come passa il tempo. Ti distrai un attimo e
sono passati dieci giorni.
Comunque oggi si è corso in quel di Spresiano (TV) in occasione
della "marcia dea befana".
Il premio andava scelto tra una scopa e la calzetta piena di dolciumi.
Al momento in cui scrivo la calzetta è quasi vuota.
Parecchia gente a correre tra le stradine di campagna tranquille e
più sonnolente del solito.
10km a passo quieto, devo confessare che dopo 500mt mi sono chiesto il
famigerato "ma che ci faccio quì?", non il migliore auspicio di
prestazioni al limite.
Al limite si tratta di arrivare, che poi è quello che si
è, diligentemente, fatto.
27.12.04
Fine anno, tempo di bilanci.
A voler guardare con occhio aperto, a livello personale il bilancio
dovrebbe sempre essere positivo.
Il fatto di farlo, dico, già impone una riflessione sul
percorso, e che questo sia stato lungo o corto, piatto o irto di
ostacoli, giusto o sbagliato, poco importa, avrà comunque
generato "esperienza", che è quello che viene utile
nell'affrontare nuovi e vecchi problemi.
Detto questo, io, rispetto all'inizio dell'anno, ho cambiato lavoro, ho
cambiato casa, ho cambiato anche idea, su molte cose.
Se parliamo della corsa ho imparato a correre più sciolto,
sfruttando la gravità, ho imparato a a rallentare quando sto
andando oltre e anche a camminare scalzo (e a correre, ogni tanto,
senza scarpe).
Ho imparato, anche se lo sapevo già, che l'allenamento mirato e
adeguato ti fa andare più forte e più lontano.
Speriamo di ricordarmelo.
21.12.04
"...il concetto di 'esperto' ed 'esperienza' spesso si
riferisce a chi ha avuto la fortuna di cavarsela nel fare le cose
sbagliate più frequentemente di voi" (...) "L'esperienza non
è altro che il motore che guida l'adattamento, quindi è
sempre importante chiedersi: Adattamento
a che cosa? Dovete assolutamente sapere se la vostra
esperienza particolare ha dato vita a quella sorta di adattamento che
contribuirà alla sopravvivenza nell'ambiente particolare che
avete scelto. E quando l'ambiente suddetto muta, dovete essere
consapevoli che la vostra esperienza potrebbe essere inadeguata."
"Le regole dell'avventura" di
Laurence Gonzales
19.12.04
Ed eccoci a Tezze di Piave, TV, per la Marcialonga
d'inverno. 11km nelle campagne circostanti fino a lambire il Piave. Una
quieta mattinata senza ansie. Il fatto di aver dimenticato l'orologio
ha senz'altro contribuito.
Bel mix di terreni, come spesso accade nelle gare della sinistra Piave.
15.12.04
Rasentare i muri.
In questi giorni di sole basso all'orizzonte perché non
sfruttare la nostra ombra che si staglia netta su argini o muri per
raccogliere qualche feedback?
Che siamo ostacolisti o maratoneti le nostre energie dovrebbero essere
spese per avanzare. La testa dovrebbe
scorrere sempre alla stessa altezza. Mi capita di vederla spesso
andare su e giù in un perenne moto ondoso che tradisce rimbalzi
poco economici e poco salutari per le nostre strutture.
Guardiamo
quindi l'ombra e registriamo quello che succede. Io provo anche ad
appiattirne il
percorso.
15.12.04
Per esempio. Io sto attento durante il giorno ad usare
una postura corretta. Cerco poi di variare spesso, non sto mai seduto o
in piedi fermo troppo a lungo. Periodicamente faccio blandi esercizi di
mobilizzazione della colonna vertebrale.
Stamattina, però, mentre mi rigiravo nel letto causa risveglio
anticipato mi sono accorto che dormo con il collo "insaccato", in
quella che potrebbe essere definita una perfetta posizione per
accorciale la muscolatura posteriore del collo appunto.
Ora, credo che niente possa competere con 7/8 ore filate nella stessa
posizione ogni giorno, in termini di risultato.
Fermo restando le piccole pause in piedi dopo un po' che sono seduto, e
tutti gli altri accorgimenti di vita, credo che dovrò escogitare
qualcosa per le ore del riposo.
Neanche citare il fatto che tre ore la settimana in
palestra, o qualche corsetta qua e là, poco possono fare contro
abitudini di vita "insalubri".
Detto questo comunque le tre ore possono essere meglio di niente.
12.12.04
Fossalta, VE. 5 km, scarsi. Ho provato l'ebbrezza della
gara corta e mi sono ricordato del perché mi piacciano di
più le lunghe, c'è più tempo, per guardarsi
intorno, per riflettere, per capire un po' di più di
sé.
Ogni tanto, però, 'na galoppata è divertente.
08.12.04
Solighetto, TV. 12 km circa tra i boschi delle colline che spalleggiano
il paese. La temperatura mite ha fatto sì che alcuni tratti
risultassero fangosi e scivolosi. Quale occasione più ghiotta
per testare l'equilibrio e la corsa in economia, senza spinte.
03.12.04
Nella sezione tecnica alcune
idee per chi vuole allenarsi senza tabelle millimetriche.
30.11.04
ok, ho tolto il colore di sfondo, viola per gli utenti
windows, azzurro per Mac. Al momento c'è il bianco professionale.
A parte che non serviva neanche dirlo.
28.11.04
Dal nostro corrispondente.
Corsa di Santa Caterina, Barbisano (TV). In una giornata
sorprendentemente tiepida ho percorso con piacere i 12 chilometri che
si sono dipanati, in un percorso sapientemente disegnato, tra le
colline che circondano Pieve di Soligo e Collalto.
Uno stimolante alternarsi di superfici, visioni e pendenze.
Un "nutrito lotto di partecipanti" ha reso la gara leggermente
affollata nei punti più stretti ma questo, non essendo lì
per tentare un personale, mi ha permesso di godere della corsa per
qualche minuto in più.
28.11.04
Cronache dall'interno.
Tonnellate di fibre muscolari e decine di migliaia di ghiandole
sudoripare si sono radunate oggi nei dintorni di Barbisano (TV).
Le prime per trasformare energia chimica in energia meccanica, calore e
un discreto quantitativo di anidride carbonica. Le seconde per tenere a
bada il calore prodotto dalle prime.
Un lavoro di gruppo che ha causato, fra l'altro, milioni di battiti
cardiaci.
Un grande cuore pulsante in quella che altrimenti sarebbe
stata una sonnolenta mattinata novembrina.
26.11.04
Le vittime.
Mi hanno sempre infastidito. Quelli che è sempre colpa di
qualcuno o di qualcosa. Quelli che stavano andando bene ma l'avversario
li ha danneggiati, quelli che se non ci fosse stato l'errore nelle
segnalazioni del percorso, quelli che hanno vinto ma non è stato
dato il giusto risalto risalto alla prestazione. Quelli che la
federazione non li considera.
E basta.
Siate protagonisti della vostra vita, non semplici comparse.
24.11.04
Il fatto è ...
che uno si alza la mattina ed inizia a correre, e a volte non sa
neanche perché.
Non sa se sia un leone o una gazzella (non dovrebbe comunque importare.
eh, eh).
Ma non sa neanch
e se gli altri simili lo aiuteranno nella caccia (o
nella fuga) o se invece non lo aspetteranno al varco, appartati per
godere del frutto delle sue fatiche (oppure lo lasceranno solo a subire
gli assalti dei predatori).
Ma non è importante, uno corre e...., va beh, siamo grandi, si
sa come vanno queste cose, ci si abitua (è incredibile a cosa ci
si riesca ad abituare).
Però!
Però ci dev'essere un momento della giornata in cui, sazio per
il cosciotto di gazzella (buttato giù velocemente, in
verità, per sfuggire a jene e sciacalli.) oppure con quei
quattro ciuffi d'erba nello stomaco e il cuore che batte ancora
all'impazzata (oggi mi ha quasi preso, la zoccolata sul naso non se
l'aspettava, però. Buona idea), uno deve fermarsi un attimo.
E riflettere,
sul fatto che ci dev'essere Qualcosa di più.
22.11.04
Nella sezione tecnica mi
sono
lanciato in una disquisizione sul valore da attribuire ai fattori estetici applicati alla corsa.
21.11.04
Mosnigo di Moriago, TV. 11 km spalmati con perizia nella
piana sernagliese, tra boschi e campi intorpiditi dal freddo ma con il
calore dei colori autunnali.
Gambe che giravano felici tra una folla di persone.
Ricordo nel secolo scorso queste gare vissute da teenager in ansia per
la prova che mi attendeva, la respirazione affannosa da soglia
anaerobica spesso presa a spallate, e quel traguardo agognato come fine
della sofferenza.
Adesso mi ritrovo a sfoderare un sorriso per un
passaggio caratteristico, un abitante del luogo incuriosito, una
superficie di corsa piacevole.
E il traguardo è diventato, per molti aspetti, la
fine del divertimento.
19.11.04
Ed ecco che quattro giorni di religiosa osservanza della
Madre di tutti gli allenamenti e terapie, il riposo, ha compiuto il
miracolo. Neanche un levarsi sulle punte dei piedi "per vedere se fa
ancora male", dal ginocchio in giù era tutto disinnescato.
Una quarantina di minuti rilassati lungo il Sile, oggi, nei pressi del
luogo ove si era consumata la tragedia.
14.11.04
Corsa dea Britoea, Lughignano, TV. I primi 6/7 km di
asfalto hanno chiesto il loro pedaggio al mio polpaccio sinistro che,
ricordando il Troisi di "Non ci resta che piangere", è esploso
in una imprecazione che non ha lasciato spazio a repliche.
Gli ultimi 3 km, su un godibile sterrato lungo il Sile, sono trascorsi
lottando a coltello con quiete signore che mi superavano camminando di
buona lena.
Quanto è sottile il confine tra cercare i propri limiti e
trovarli.
12.11.04
Autocelebrativa:
Nell'ipotetico, ma possibile, mezzo del cammin di nostra
vita mi ritrovai a Selva del Montello, nel parcheggio della chiesa, da
dove sono partito in esplorazione degli sterrati circostanti.
Dopo aver ricevuto in regalo una scultura della mia artista preferita,
Diane Komater, salite e discese si distinguevano solo per
l'inclinazione del terreno, nulla influivano su morale e fatica.
E i tratti pianeggianti, ah, in quelli sembrava addirittura di
fluttuare, ci fosse
stato un fiume l'avrei corso, probabilmente.
08.11.04
Io di vocazione sarei per le gare tattiche.
Eppure due dei miei atleti preferiti sono Steve Prefontaine e Paula
Radcliffe, che si chiamano così solo perché Cavallo Pazzo
era già preso, probabilmente.
Sempre davanti a tirare la carretta in una volata che inizia allo sparo
dello starter.
E ieri a New York si è visto un testa a testa, che di solito ci
lascia nell'incertezza per qualche frazione di secondo "dai che passa,
no non ce la fa, si dai che passa" finché uno dei due cede,
dilatato per decine di minuti.
Una battaglia di attributi, più che altro, perché se si
giocava su nobiltà di fibre muscolari o altre sofisticatezze
tecniche la vincitrice sarebbe stata l'altra.
07.11.04
San Fior di Sotto, TV, marcia lungo il codolo. 56'20"
per
i 12km circa dichiarati, nessuna tabella chilometrica intermedia e
quindi solo il respiro a registrare il ritmo.
Un sistema efficiente e utile anche come elemento da mettere a fuoco
per concentrarsi sul ritmo, anziché sulla fatica (vedi lavori di
Trabucchi e Speciani
per approfondimenti).
Terreno misto, per la maggior parte erba e sterrato.
Bello notare come con una corsa rilassata, sfruttando l'assetto
leggermente avanti, lasciando le gambe girare solo per sostenere
il corpo e non per spingere avanti, l'erba bagnata venga vissuta con
serenità e i secondi al chilometro lasciati per terra siano ben
pochi.
07.11.04
Se guardo il sito sul mac lo sfondo è azzurro e
il logo bianco/azzurro/blu, se lo guardo sul windows lo sfondo
è violetto e il logo bianco/grigio/grigio scuro.
Probabilmente avrei potuto fare meglio in termini di
compatibilià dei browser e sistemi operativi, ma in fondo mi
piace pensare sia un po' quello che succede a noi quando percepiamo la
"realtà" attraverso i filtri sensoriali e poi mentali.
Quello che ne esce è come questa pagina che ognuno vede un po',
o tanto diversa. Ci sono persone che credono si possa influire su
qualcuno dei filtri per modificare la realtà e viverla
diversamente. Io sono uno di quelli, e a volte ci riesco.
Ciò non toglie che non mi voglia sottrarre alle mie
responsabilità, mi informerò sul
perché il colore sia diverso.
06.11.04
E c'era quello scrittore, di cui non ricordo il nome,
che, appunto, scrisse "scusate per la lunghezza di questa lettera,
avessi avuto più tempo sarebbe stata più breve".
Non è facile essere sintetici, e dire.
Mi affascina, per esempio, la
pubblicità, perché ha tempi ridottissimi per
esprimere un sacco di cose.
E che dire dell'estrema sintesi, il logo.
A me piacciono molto i loghi perché nello spazio di pochi
centimetri devono condensare un messaggio complesso.
Il mio preferito è quello del tao, il cerchio metà nero e
metà bianco con i due puntini di colore opposto. Trovo sia la
sintesi perfetta di quella filosofia rappresentandone graficamente i
concetti base.
Secondo, senza ombra di dubbio, il Nologo della Naomi Klein.
Voglio dire, è innegabilmente un logo, la cui essenza è
però negare l'esistenza di sé (come esseri umani in
genere siamo o non siamo eccezionali?).
In più tende ad essere apprezzato da persone che non apprezzano
i loghi, e questo lo rende ancora più affascinante ai miei occhi.
Al di là di queste speculazioni, nel suo piccolo
anche rualan.com voleva trasmettere un
messaggio
graficamente e in sintesi.
Ecco che ne è nato qualcosa di
simmetrico e bilanciato, che non può mancare nei miei dintorni,
e due strade, ognuno immagini quelle che gli sono più care,
unite in un punto. Un punto che potrebbe essere il
presente che unisce un passato, che ha costruito, e un futuro, che
vuole
essere scoperto. Come ci riusciremo dipenderà da come ci
muoveremo in quel punto, che è l'unico luogo ove ci
è dato vivere.
Ma potrebbe essere l'incontro di due vite, sempre in quell'attimo in
cui si decide, il più breve, l'unico presente.
05.11.04
L'asfaltatura del mio giro preferito sul Montello, vedi
27.10, mi ha
fatto esplorare alcune prese a sud. Tra la VII e la IX c'è un
reticolo di sterrati che offre svariate opportunità.
Non tutto il male etc
05.11.04
Che poi, diciamocelo, la scarpa perfetta non esiste.
Io, podisticamente parlando, arrivo dagli anni ottanta e ho vissuto con
ansia estrema i novanta. Erano anni di
generosa incoscienza, dove tutto sembrava possibile e la ricerca della
stabilità, non nell'intersuola, o non per tutti almeno, era uno
degli obiettivi.
Erano anche anni in cui la caducità delle collezioni (nike
arrivò a farne quattro all'anno) era fonte di frustrazioni
indicibili.
Trovata infatti la, presunta, scarpa "definitiva" toccava precipitarsi
al negozio con la, malriposta, volontà di acquistarne
l'equivalente
in metri cubi di un garage di medie dimensioni. Per fare scorta, non si
sa mai.
"Ah, quella era (acquistata pochi giorni prima, ndr) veramente una
buona scarpa, purtroppo non la ripropongono per la nuova collezione. E'
stata sostituita da questa..."
Una rapida occhiata e l'intermedia bilanciata e veloce si era
trasformata in una antipronazione. Nome del modello uguale.
I sopravvissuti alle follie di quegli anni adesso propongono la xx(nome
del modello)4 o 5 a sottolineare che è una scarpa di successo
che viene prodotta sin dal xx(data del secolo scorso) con risibili
variazioni, "solo per renderla ancora migliore e, tranquilli, questo
è il modello
che già conoscete, e non morirà mai".
Gli altri sopravvissuti, noi acquirenti, si sono resi conto che, in
fondo, è buona politica variare le scarpe (vedi anche sezione
tecnica relativamente al terreno di gioco per motivazioni
simili) per indurre gli arti inferiori ad adattarsi a diverse
condizioni.
Ovviamente si tratterà di modeste variazioni (nel breve e nel
lungo termine) sul tema di una ipotetica scarpa ideale cui giriamo
attorno con intersuole un po' più alte o più basse,
qualche grammo in più qualche grammo in meno, qualche eccezione
alla fedeltà di marca.
Io, in genere, nello stesso periodo uso (non contemporaneamente) un
paio di scarpe ufficiali, uno che sta morendo e uno che si sta
adattando ai miei piedi .
Fa parte di quella politica di stimoli lievemente diversi che dovrebbe
aiutare a mantenere recettori, articolazioni e accessori sempre
all'erta, ma senza stress.
Sono comunque pareri personali. Ken Saxton, che ha
sempre una parola ragionevole per tutti, non cambia mai le scarpe.
Ognuno dovrebbe cercare la sua verità che, a ben guardare,
potrebbe essere il vero percorso.
04.11.04
Una patina grigia ricopriva i sorrisi dei passanti
milanesi, oggi, le spalle erano curve sotto il peso di un'aria
già respirata da molti, troppi.
"La maggior parte delle persone conduce vite di quieta disperazione"
diceva Thoreau.
Che quiete, quelli gridavano dai pori otturati la loro tristezza.
Ho comprato un paio di Brooks burn, intermedie, reattive.
Shopping, auspicabilmente, terapeutico.
La patina, però, è rimasta.
Magari farò i medi più veloci.
31.10.04
Credevo di non essere osservato mentre saltavo a
piè pari in una pozzanghera. Il boato di applausi che ne
è seguito mi ha smentito. Un successone.
29.10.04
Nel film "Shall we dance?" Stanley Tucci, strepitoso,
dice a richard Gere, che sta prendendo lezioni di danza, che si vede
cha sta imparando a ballare: equilibrio, postura appaiono migliorati.
Questo è tipico di attività quali arti marziali e ballo
che richiedono doti di coordinazione ed equilibrio che poi si
ripercuotono nella vita di tutti i giorni.
Io direi che anche i podisti è ora escano dal limbo dei brutti
anatroccoli. Postura, equilibrio, coordinazione sono caratteristiche da
coltivare entro e fuori la corsa. Spendiamo qualche minuto al giorno
allungando 'sta colonna vertebrale: testa "sulle spalle", petto in
fuori, parte lombare appiattita. Per l'equilibrio e la coordinazione
potremmo ad esempio allacciarci le scarpe sollevando il piede ed
equilibrandoci sull'altro. Per chi lo sente come troppo semplice basta
chiudere gli occhi.
E quando corriamo, perdìo, qualsiasi muscolo che non stia
lavorando va rilassato. Ne guadagneremo in minuti al chilometro,
correndo, e minuti di qualità, vivendo.
Nei prossimi giorni metterò nella sezione tecnica un paio di
accorgimenti sull'argomento che spero potranno essere utili.
28.10.04
Non ricordo dove una volta lessi che tendiamo a
sovrastimare quello che possiamo fare nel breve periodo e tendiamo a
sottostimare quello che possiamo fare nel lungo. A volte basta proprio
poco tutti i giorni per fare molta strada.
27.10.04
Il mio giro preferito sul Montello, partenza da Santa
Croce e corsa tra presa III e IV, è stato asfaltato in
tutta la parte a nord della dorsale.
Uf.
Resta comunque splendido e al momento si può viaggiare sui bordi
sfruttando l'autunno e le sue morbide conseguenze sul conglomerato
bituminoso.
26.10.04
Ed ecco che inizia la stagione delle piogge. Chiunque
non abbia mai provato faccia un piccolo sforzo, basta un cappellino con
visiera (tipo quelli da baseball) e dopo qualche minuto ci si ritrova
in una specie di rifugio personale dove godersi il mondo che fuori si
affanna a cercare riparo.
Unica accortezza, dopo, doccia e abiti asciutti prima possibile.
24.10.04
Mi è capitato di incontrare, nella vita,
personaggi di successo. Gente non sempre famosa ma che
fa il suo lavoro con competenza raggiungendo risultati oltre la media.
Una delle caratteristiche sempre presenti in queste persone è
una genuina curiosità nei confronti del mondo, non solo nel loro
campo e non necessariamente nelle grandi cose. Anche piccoli eventi
scatenano la loro voglia di conoscere e di andare oltre l'accettazione
passiva di quello che succede.
Vogliono essere protagonisti della propria vita.
21.10.04
Il fine settimana al Mugello mi impedirà di
partecipare alla ormai quasi tradizionale garetta domenicale con gli
amici .
Mi mancherà, un gruppo corre sempre più veloce, e
va più lontano, di una serie di individui.
20.10.04
Io ci ho provato a lasciare il posto sull'autobus alle
persone anziane: dovevano scendere alla prossima o mi guardavano come
un alieno facendo traspirare i loro 3 giorni alla settimana in
palestra, con aria quasi offesa. Ho desistito.
Non ci sono più gli anziani di una volta.
17.10.04
Risveglio al cardiopalma a Phillip Island (Australia) e poi "Giro
della piana sernagliese", a Sernaglia (TV), 12km tra sterrato e fango.
Percorso quasi
tutto pianeggiante. Molto divertente.
16.10.04
"Il successo è una sorta di lotta con un gorilla.
Non lasci quando sei stanco, lasci quando è stanco il gorilla".
(Ron McCracken,
che nel 2000 è riuscito per la prima volta a vincere una gara
c
ui ha partecipato ogni anno dal 1978)
14.10.04
"Sguardo fisso, a dominare l'ignoto!"
(incitazione del prof. Spitaleri ai suoi allievi che si preparavano a
delle ripetute lattacide)
14.10.04
Un po' di tempo fa scrissi a Luca
Speciani, collega di DRS , dicendogli
che,
più che nella corsa zen, sulla quale Luca ha scritto un libro,
mi
ritrovavo nella corsa tao.
Non era una contrapposizione.
Al di
là delle definizioni, o dell'orientamento ad oriente che si
possa avere, quello che intendevo era che, per esempio, la
circolarità e
l'alternanza
contrazione/rilassamento mi trovavano particolarmente coinvolto e
davano un
senso compiuto al muoversi correndo (o camminando o utilizzando
qualsiasi altra
forma di locomozione muscolare).
Il sito è nato
anche per approfondire questi concetti. Alle definizioni tendo a non
dare molta importanza rifacendomi alla frase di chiusura del
libro di Bruce Lee:
"Quando senti dire che il Jeet Kune Do è diverso da "questo" o
da "quello", non ti formalizzare: è solo un nome".
13.10.04
Fatto il primo passo, il più difficile,
continuare a muoversi.
Non c'è molto altro.
13.10.04
il sito entra in rete in forma passabile, nel senso che
è
passato. Adesso andrà sistemato.