Sul mio comodino c'è:
"Suffer in silence" di David Reid. Un romanzo,
però basato sull'esperienza reale dell'autore, ambientato nella
prima fase del corso per l'ammissione ai reparti speciali della marina
statunitense, i SEAL. Una fase in cui il compito primo degli istruttori
è scremare i meno resistenti, e ce la mettono tutta, gli
istruttori. L'ultima settimana, chiamata "hell week", prevede la quasi
totale privazione del sonno, e frequenti immersioni senza muta
nell'oceano.
Dopo tre giorni di hell week volevo mollare, io, che stavo solo
leggendo, fra l'altro steso in spiaggia, nel torpore di una mattinata
agostana.
Un viaggio nel mondo della "resistenza", in senso lato ed
estremo, che lascia esausti.
Ci sono stati:
"Every second counts" di lance Armstrong. E' il seguito
del libro precedente, riprende da dopo la guarigione e passa per i tour
de France vinti, assieme alla vita che ci girava intorno. Impressiona
la professionalità con cui affronta ogni aspetto del suo lavoro,
allenamento, alimentazione, materiali. Tutto, per limare anche solo
qualche secondo, in fondo la gara si decide nell'ambito di pochi minuti
di distacco, dopo tre settimane di corsa.
Ma sono importanti tutti i secondi, Lance se ne rende conto avendo
dovuto affrontare una situazione in cui sembrava non gliene restassero
molti.
"Dick Beardsley - Staying the course: a runner's
toughest race" di Dick Beardsley e Maureen Anderson. La storia di un
atleta noto per essere arrivato secondo in una delle più famose
sfide di maratona:Boston, 1982. La gara venne vinta da Salazar per un
paio di secondi dopo una lotta allo stremo. Dick ha però anche
dovuto superare molte altre traversie che racconta ora con la
semplicità del ragazzo di campagna che è sempre stato.
Dall'incidente nella fattoria alla successiva dipendenza dai
"painkillers", al recupero, come ogni buon runner. Se qualcuno pensa di
essere sfortunato dovrebbe leggere questo libro.
"Hills, hawgs & Ho Chi Minh" di Don Kardong. Una
raccolta di racconti sulla corsa scritti con il consueto umorismo che
contraddistingue l'autore. Sono tutti già stati pubblicati,
generalmente su Runner's World, ma più di qualche anno fa. Le
riflessioni non perdono comunque di attualità, una lettura
scorrevole mai priva di un "eh già" o "però" di
ammirazione.
"Ultramarathon man - confessions
of an all-night runner" di Dean Karnazes
Ed ecco un ultramaratoneta un po' discusso nell'ambiente. Forse
perché in genere mantengono un basso profilo, forse la gelosia,
ma più di un sopracciglio si solleva al sentire il suo nome. Non
è il più "veloce", forse è il più
resistente, in ogni caso è riuscito a gestire bene la situazione
a livello di immagine.
Il libro parla della sua maturazione attraverso principalmente quattro
gare (Western states, badwater, la maratona al polo sud e la
"staffetta" da 200 miglia). Interessanti le reazioni fisiche alle
condizioni estreme cui si sottopone. Dal punto di vista tecnico non
c'è molto, è un "marziano".
"Kelly Holmes - my olympic ten days" di Kelly Holmes
vincitrice di 800 e 1500 ad Atene. Questo libro non vincerà di
certo un premio letterario ma è utile per dare una visione dal
di dentro di come un'atleta di vertice vive un appuntamento come le
Olimpiadi.
"Paula- my story so far" di Paula Radcliffe. Biografia
dell'atleta britannica fino ad oggi (poche settimane dopo Atene 2004
ndr). Alcune parti possono risultare poco interessanti (la fase
dell'adolescenza e la storia con l'attuale marito, per me) ma il
racconto delle settimane prima e dopo Atene è assolutamente
emozionante. Ci porta su quella strada infuocata vista da dentro di lei
e non da sterili telecamere.
"Raising the bar - integrity and passion in life and
business - the story of Clif Bar inc. - a journey toward sustaining
your business, brand, people, community and the planet" di Gary
Erickson con Lois Lorentzen.
Storia di una passione diventata business, storia di un business
rimasto, lottando con le unghie e con i denti, passione.
Clif bar non è conosciuta in Italia ma negli Stati Uniti
è uno dei principali attori nel campo delle "barrette"
energetiche.
Il proprietario racconta la storia dalla nascita
dell'idea, agli inizi nella cucina di mamma, alla crescita vertiginosa,
alla quasi vendita ad un grossa società, alle difficoltà
quotidiane. Molto spazio viene dato alla questione della
sostenibilità: del brand e del business, perché se non si
fanno
soldi non si sopravvive. Delle persone che lavorano in azienda, il cui
benessere influisce sull'azienda. Della comunità che vive
intorno all'azienda. Del pianeta in cui vive l'azienda.
L'autore, appassionato di jazz, di vita all'aria aperta, di ciclismo,
di arrampicata, fa dei paralleli tra la sua vita e quella di
un'azienda, racconta dei suoi viaggi in bici in giro per il mondo.
Imperdibile per chi creda che il mondo degli affari sia solo cinico
calcolo, e anche per tutti gli altri.
"Aspro e dolce" di Mauro Corona. Il racconto di una vita
vista attr
averso il vetro spesso di un bicchiere, di vino. Spesso
triste.
"La ragazza dai capelli strani" di David Foster Wallace.
Una raccolta di racconti di un Grande Scrittore.
Non parla della corsa, ma mica si può sempre correre. E mica si
può sapere a priori da dove arriveranno ispirazioni e idee che
potrebbero esserci utili.
"Prisoner's dilemma" di William Poundstone. Un libro un
po' tecnico, un po' storico, riguardo la teoria dei giochi, John Von
Neumann e varie amenità che l'umanità è riuscita
ad imbastire nel secolo scorso (non esclusa la guerra fredda e la bomba
atomica).
"Le regole dell'avventura" di Laurence Gonzales.
L'autore analizza molti episodi di sopravvivenza (o mancata
sopravvivenza) cercando di trovare un filo comune che non sia la
fortuna.
Esplora con divizia di particolari le connessioni e reciproche
influenze tra
mente e corpo(ricorda niente?) e gli atteggiamenti tipici di vittime e
sopravvissuti.
Spiega anche di come sia perfettamente normale comportarsi da stupidi,
a volte. Così la prossima volta forse non lo farete o, forse, vi
sentirete solo meno stupidi.
Non si limita a condizioni estreme, ci sono applicazioni anche nella
vita di tutti i giorni, per esempio un'azienda e il mercato in cui
opera (che non è detto non sia una condizione stile giungla, in
ogni caso).
E, a voler ben guardare, la corsa lunga è una situazione da
sopravvivenza. L'elenco di regole finali si adatta perfettamente a chi
voglia sopravvivere ad una maratona.
Un libro imperdibile, in estrema sintesi.
"L'arte dell'inganno" di Kevin D. Mitnick. Il più
famoso hacker della storia svela molti dei suoi segreti che, forse a
sorpresa, si rivelano poco tecnici e molto personali.
Molti esempi pratici di come, ancora una volta, siano sempre le
persone la maggior risorsa cui possiamo attingere.
Imperdibile per tutti quelli che si interessano di comunicazione
(cioè chiunque?).
"Il metodo Alexander" di Sarah
Barker. (ri)educazione
posturale e gestione delle tensioni muscolari. Pensiamoci prima di
ricorrere a soluzioni esterne o anche solo ad aumentare i carichi di
lavoro.
"Ripensare lo sport" di Pietro Trabucchi. Cos'è
stato, cos'è e cosa
potrebbe essere lo sport per la crescita di una persona. Tanto.
Eccezionale, senza voler sminuire il resto del testo, la post-fazione
di Brunod.
"La corsa dolce, secondo il metodo Feldenkrais" di Wim
Luijpers e Rudolf Nagiller. Riflessioni sulla corsa in generale e sulla
tecnica in particolare. Molto tranquillo e colloquiale. Belli i
capitoli su postura e tecnica di corsa.
"A step beyond: a definitive guide to ultrarunning" di
autori vari. Una corposa raccolta di notizie, suggerimenti, letture per
chi è interessato ad andare oltre la maratona. Una guida
completa e ben fatta.
"Non ho problemi di comunicazione" di Walter Fontana,
autore, tra l'altro, della battuta:
"Era un bambino presuntuoso e saccente. Quando la maestra di prima
elementare gli chiese: "Ma tu credi in Dio?", lui rispose: "Be',
credere è una parola grossa. Diciamo che lo stimo".
Il libro, splendido. Ironico, amaro, divertente.
Non dovrebbe essere ignorato da chiunque si interessi di comunicazione,
cioè chiunque.
"The runner and the path" di Dean Ottati. Riflessioni
sulla vita originate dalla corsa e dai vari personaggi incontrati
dall'autore. Piuttosto didascalico, la corsa è più che
altro un pretesto per scrivere dei colloqui che avvengono durante.
Buono il capitolo sull'attenzione. Si può perdere.
"Soul surfer" di Bethany Hamilton. Tredicenne hawaiana,
promessa del surf, viene attaccata da uno squalo cui lascia l'intero
braccio sinistro, dalla spalla praticamente. Il suo primo pensiero, una
volta ripresa dal comprensibile shock, è di come fare a
tornarci, sulle amate onde.
Non un capolavoro letterario ma il racconto dell'episodio è
straziante. Interessanti osservazioni sul vivere da celebrità e
sul come gestire una nuova realtà di questo tipo. I riferimenti
a Dio e alla fede sono continui.
"Mente e Maratona" di Speciani e Trabucchi .
Collegamento corpo e mente sviscerato con
pazienza e dovizia di particolari. Per me come trovare un vecchio amico.
La
parte dedicata alla gestione di fatica e dolore l'ho letta come un
thriller, non riuscivo a distogliere l'attenzione.
Molto dettagliati e stimolanti i diversi mezzi di allenamento
suggeriti. Direi che entra di prepotenza tra quelli da tenere a portata
di mano per rileggere alla bisogna.
"No need for speed" di John Bingham. Un libro che parla
di amore
per la corsa e di
come farne una relazione per la vita. Niente tabelle, solo scrittura
scorrevole e piacevoli osservazioni.
"La preparazione mentale agli sport di resistenza" di
Piero Trabucchi. Mi verrebbe da dire un testo basilare per chi sia
interessato all'argomento. Scrittura semplice ma tecnica, e che va a
bersaglio. Non solo per lo sport ma anche per la vita di tutti i
giorni. Perché si debba poi considerarli separati non lo so.
"Long distance" di Bill McKibben. Uno scrittore
giornalista decide di prendersi un anno sabbatico, assumere un
allenatore e provare ad allenarsi come un atleta professionista.
Divertente e profondo nell'analizzare la vita dell'atleta. Ambientato
nel mondo dello sci di fondo ma i concetti non cambiano per qualsiasi
altro sport di resistenza.
"Lo zen e l'arte della corsa" di Luca Speciani. Principi
dello zen applicati alla corsa. La mente che lavora insieme al corpo
per sfruttare al meglio il proprio potenziale.
Un bel libro per guardare oltre la solita siepe.
"Correre al meglio" di Joe Henderson. Impostazione
americana per questo libro. Meno tabellare dei corrispondenti italiani
e più filosofo e pratico nei consigli.
"Il miracolo della presenza mentale" di Thich Nhat Hanh.
L'autore, monaco vietnamita propone di far entrare la meditazione nella
propria vita quotidiana. Accanto a quella classica da seduti suggerisce
di affiancare la consapevolezza nell'esercizione delle faccende
quotidiane. Lavare i piatti non è più stato lo stesso da
quando ho letto questo testo.
"ChiRunning" di Danny Dreyer. Principi del tai chi, arte
marziale cinese, applicati alla corsa. Sensata e condivisibile analisi
della tecnica di corsa. L'applicazione di quanto spiegato mi ha
consentito di risolvere un fastidioso problema alla caviglia che mi
perseguitava, nonché completare senza grossi danni una 50km
trail con alle spalle una trentina di chilometri alla settimana. Non fa
miracoli, intendiamoci, ma aiuta con buon senso.