Alex Honnold, per aspetti inerenti la questione psicologica
22/08/20 18:26
Alex Honnold è assurto agli onori della cronaca per aver scalato, in free solo, El Capitan, paretona di un chilometro, in verticale, nel parco dello Yosemite. Quattro ore e passa senza poter fare un errore. Non aveva infatti corde o altri ausili per frenare una eventuale caduta.
Lungi da me paragonarmi ad un atleta che ha compiuto una delle più grandi imprese a memoria d’uomo. Nel mio piccolo, raso terra o, meglio, a livello del mare, letteralmente, ho sperimentato uno dei problemi che Alex ha dovuto gestire.
Oggi ho fatto la prima uscita in solitaria (se si eccettuano le migliaia di persone che popolavano la spiaggia di Caorle, ma vabbè, comunque non erano lì per me). Ho noleggiato il SUP e sono uscito da solo. Niente insegnante, niente giubbotto di salvataggio, tavola da 10’6x32”, un po’ ballerina.
Eh, cambia la storia quando sai che è meglio se non sbagli. Si, ok, se cadevo in acqua probabilmente non sarebbe successo un granché, ma comunque non ho la confidenza assoluta di chi nuota e galleggia quotidianamente in acque profonde. E non sono quello che ‘andiamo in acqua a divertirci’. C’era sempre quel non so che che impediva di stare completamente rilassati.
Comunque ho provato un po’ di tutto, compreso dei piegamenti sulle braccia. In piedi ero più sicuro delle volte precedenti, anche se ho pagaiato poco. Insomma bene. In prospettiva.
Ho ordinato un aiuto al galleggiamento, versione ridotta di giubbotto salvagente. Non omologato per salvarti la vita se non collabori. Ma mi son detto che mi serviva più che altro un aiutino psicologico. Ho il leash, e le tavole che uso sono sui 300 litri. Per cui a fondo non vanno anche se mi ci aggrappo con veemenza
Vedremo. Intanto sono arrivate due nuove camere d’aria per gli esercizi a secco. Fiù, con questa storia dei tubeless non sapevo neanche se esistevano ancora. Ho quella di un trattorino e di una vespa 50. Quelle vecchie non tenevano neanche per tutta la durata della seduta. Bah, ho fatto anche un video dimostrativo
Lungi da me paragonarmi ad un atleta che ha compiuto una delle più grandi imprese a memoria d’uomo. Nel mio piccolo, raso terra o, meglio, a livello del mare, letteralmente, ho sperimentato uno dei problemi che Alex ha dovuto gestire.
Oggi ho fatto la prima uscita in solitaria (se si eccettuano le migliaia di persone che popolavano la spiaggia di Caorle, ma vabbè, comunque non erano lì per me). Ho noleggiato il SUP e sono uscito da solo. Niente insegnante, niente giubbotto di salvataggio, tavola da 10’6x32”, un po’ ballerina.
Eh, cambia la storia quando sai che è meglio se non sbagli. Si, ok, se cadevo in acqua probabilmente non sarebbe successo un granché, ma comunque non ho la confidenza assoluta di chi nuota e galleggia quotidianamente in acque profonde. E non sono quello che ‘andiamo in acqua a divertirci’. C’era sempre quel non so che che impediva di stare completamente rilassati.
Comunque ho provato un po’ di tutto, compreso dei piegamenti sulle braccia. In piedi ero più sicuro delle volte precedenti, anche se ho pagaiato poco. Insomma bene. In prospettiva.
Ho ordinato un aiuto al galleggiamento, versione ridotta di giubbotto salvagente. Non omologato per salvarti la vita se non collabori. Ma mi son detto che mi serviva più che altro un aiutino psicologico. Ho il leash, e le tavole che uso sono sui 300 litri. Per cui a fondo non vanno anche se mi ci aggrappo con veemenza
Vedremo. Intanto sono arrivate due nuove camere d’aria per gli esercizi a secco. Fiù, con questa storia dei tubeless non sapevo neanche se esistevano ancora. Ho quella di un trattorino e di una vespa 50. Quelle vecchie non tenevano neanche per tutta la durata della seduta. Bah, ho fatto anche un video dimostrativo