Button 0Button 1Button 3Button 4Button 5Button 6Button 7Button 8
dove andremo a finire

L'attualità incalza, ma l'eredità del passato è importante

(segue dalla prima )

27.04.05

Il fartlek collinare è simpatico: salite veloci, pianure medie, discese lente. Per chi è poco propenso alle ripetute in pista (che hanno il mio massimo rispetto, beninteso) è un toccasana.
Nei recuperi offerti dal terreno ci si può beare del paesaggio e, se capita, anche riflettere del più e del meno.
Oggi per esempio mi sono venute in mente le imprecazioni che odo durante le garette domenicali quando entriamo in zone fangose o sconnesse.
Stavo percorrendo un sentiero, cercando incedere elegantemente nel colloso fango rosso e pesante del Montello, apprezzando l'eqilibrio che serve nei passaggi dai tratti assorbenti a quelli scivolosi. Ho pensato che pochi si sottopongono volontariamente a questo passatempo, io stesso nel passato tendevo ad essere un po' schizzinoso.
Ma, al di là del divertimento sporcaccione immediato, va considerato quanto poi ripaga 'sto lavoro al ripresentarsi di condizioni difficili, quando non si ha possibilità di scelta.
Per non parlare del vantaggio, meno evidente, di saper sfruttare meglio il proprio corpo anche in condizioni ideali, o meno esasperate.

25.04.05

Oggi c'era la "due rocche" di Cornuda TV. C'era anche qualche residuo fastidio della gara di ieri, c'era pure una pioggia fredda e insistente.
C'ero anch'io, fino al parcheggio, poi di uscire dalla macchina non c'è stato verso.
Nel diario segno riposo, senza rimorso.

24.04.05

Sant'Angelo, Treviso. Corsa dei due mulini. La mia kryptonite in questi giorni è pianura e asfalto. E questa gara ne ha.
Dall'altra parte ha anche un passaggio dentro l'aeroporto militare di Treviso e la visita a luoghi di campagna che di solito non si immaginano nei pressi di una città.

23.04.05

E se la domanda fosse che uno vorrebbe gareggiare su distanze lunghe ma per vari motivi i lunghi gli risultano troppo distruttivi ?  la risposta, prima della rinuncia, potrebbe essere l'alternanza di corsa e cammino
Lo so che può essere visto come blasfema dai puristi. E per uno che viene, podisticamente parlando, dagli anni ottanta una domanda del genere comporta sempre un sospettoso guardarsi in giro, alla ricerca di cenni di diniego disgustato.
Ma guardiamo i risultati.
Consente di affrontare distanze altrimenti impensabili. Nelle distanze lunghe la perdita di velocità non è così marcata. In compenso, dopo due giorni dal lungo collinare del 21, non ho un minimo indolenzimento o dolore.
Oggi ho corso mezz'ora in pianura, quattro allunghi, e questa sera ho un inspiegabile fastidio alla caviglia.

21.04.05

Oggi mi son preso il pomeriggio libero per fare un lungo.
In programma quattro  ore nel bosco del Montello, dove testare la mia tenuta e un fastidietto al ginocchio che non va, né resta.
E non andava neanche oggi, sempre lì, a minacciare, senza diventare pericoloso e indurmi allo stop.
Ho alternato corsa e cammino, salite, discese, sterrati, sentieri, asfalto. Qualche crisetta, un po' di comprensibile stanchezza, ma insomma mi stavo quasi dichiarando soddisfatto seppur non entusiasta.
Verso le tre ore e quaranta, affaticato, cercavo di programmare, senza troppa convinzione,  una fine dignitosa quando da una collina vedo scendere con foga una cane da pastore tedesco a pelo lungo.
Ora, la varietà a pelo lungo non è riconosciuta dall'Ente Cinofilia Italiana. Nonostante questo devo dire che, io, l'ho riconosciuto immediatamente, e non sembrava per niente intimidito dal fatto di essere fuori standard.
Era affiancato da due bastardini e si avvicinava decisamente al teorico confine del suo territorio, privo di recinzione, e sfumato come può esserlo un confine di chi vive ad un paio di chilometri almeno dal vicino più prossimo.
Mentre mi si ripresentava alla mente un'aggressione di qualche anno fa, fortunatamente risoltasi solo con qualche graffio, ho cominciato ad indietreggiare con calma esteriore, senza voltargli le spalle, sperando rallentasse ma si avvicinava sempre più. Poi ha tentato un'azione di accerchiamento spostandosi sulla destra e scomparendo per un attimo dietro ad un dosso. Ricordavo di aver visto poco prima  un sentiero dalla parte opposta e mi sono lanciato, tra fango e pozzanghere e mi è sembrato di essere tornato quattrocentista, falcata ampia e leggera, uno spettacolo.
Mi sono, nonostante tutto,  goduto quella discesa mentre tendevo l'orecchio per cogliere rumori di un eventuale inseguimento che non si è, fortunatamente, realizzato.
Era una vita che non correvo così forte, senza fatica, e senza problemi, se si esclude la minaccia rappresentata da alcune decine di kilogrammi di muscoli e pelo.
E anche quando sono giunto in zona sicura ho continuato a correre su ritmi brillanti, niente stanchezza, né niente ginocchio lamentoso, chiudendo in quattro ore e dieci.

I limiti, se esistono, continuano a rimanere un curioso mistero.
I confini in campagna, pure.

12.04.05

" Se non sai renderti conto che dentro l'uomo c'è qualcosa che vuole accettare la sfida di questa montagna e che lo spinge ad affrontarla, che la lotta è la lotta stessa della vita per salire in alto, sempre più in alto, allora non sei in grado di comprendere perché noi andiamo a scalare. Ciò che riceviamo da questa avventura è gioia allo stato puro. E se tu poni la domanda, vuol dire che non puoi capire la risposta."
George Leigh Mallory

Al posto di "montagna" ognuno ci può mettere la sua, personale, avventura

07.04.05

Intendiamoci, metafore della vita se ne possono trarre da qualsiasi attività.
Io però corro, e le metafore mi vengono da lì, poi magari son le stesse cui arriva uno che non si alza dal divano neanche per prendere una birra in frigo.
Però, intanto, tocca lavorare con i mezzi che si hanno a disposizione, e a me l'ispirazione viene con le corse lunghe.
E mentre in quelle di allenamento in genere mi capita di avere idee nuove, o mettere in ordine quelle che ho già, ogni volta che in gara supero i 30/35 chilometri, in particolare, mi si sfaldano tutte le maschere variegate che indosso quotidianamante e mi ritrovo, letteralmente, a dialogare con me stesso.
Non c'è velocità che tenga, dal vero, profondo, non mistificatore me stesso non riesco a sfuggire e mi ritrovo lì a correre fianco a fianco.
All'inizio in una sorta di rifiuto, per le cose che non mi piacciono, tante, poi di accettazione, perché non è che abbia molta scelta comunque.
In ogni caso arriviamo insieme alla fine, poi ci separiamo quasi subito in attesa del prossimo, istruttivo, incontro.

03.04.05

Panoramica dei laghetti di Savassa TV. Un percorso mozzafiato, grazie anche alla salita dei primi 6 km intervallata da subdole tregue subito seguite da tratti sempre più inclinati.
Una distribuzione dello sforzo più accorta mi ha consentito di limare 9 minuti al personale sul percorso lungo.  Ennesima dimostrazione che l'intelligenza paga, ma anche la scorrevolezza. Mi riferisco a tutti i lavori fatti per correre rilassato in una sorta di caduta controllata e alla continua ricerca, anche in condizioni di affaticamento, di mantenere un assetto di corsa corretto.

20.03.05

Maserada (TV), uno degli appuntamenti più sentiti nel panorama amatoriale locale. E il numero dei partecipanti che mi ha circondato dall'inizio alla fine ne è stato buon testimone.
Primi chilometri un po' troppo asfaltati ma poi, quanto si entra nel Piave è un susseguirsi di sterrati e sentieri molto piacevoli.
Non so se per conseguenza del libro della Radcliffe, o di chilometri leggermente più corti, sono riuscito a mantenere un ritmo medio assolutamente impensabile. E ho fatto la lunga.
Comunque, la scorsa settimana ho fatto 2h15' in collina, con tratti piuttosto duri. E il giorno dopo ero stanco, di quella stanchezza omogenea e soddisfatta.
Ieri 1h29' tirati in pianura ed oggi ho un fastidio concentrato vicino al ginocchio.
Mente e corpo paiono d'accordo sulla via preferita.

19.03.05

Gara di duathlon a Vittorio Veneto.
Il campo dei partenti non è dei più forti per cui mi ritrovo un pettorale basso, il 5.
La prima frazione a piedi è controllata, non forzo, e arrivo comunque in zona cambio per secondo.
Quì cominciano i problemi, incontro le bici con i numeri più alti, 120... 80... 56.... 40.... 23.... 13.12.11 e non trovo quelle dal 10 in giù.
Panico.
Mi guardo in giro ma non trovo nessuno dell'organizzazione. Torno indietro confuso, cerco di vedere la bici tralasciando i numeri, ma niente.
Intanto gli altri arrivano e ripartono, in tanti.
Ormai agitato guardo ovunque, in disparte vedo altre bici, controllo e sono la 10.9.8.7.6.
Noooo.
Mi rivolgo ad un ragazzo che conosco e che sembra far parte dell'organizzazione, ma sta seguendo altre cose e non sa.
Guardo la zona cambio ormai pressoché desolatamente vuota e vedo quello che sembra uno dell'organizzazione.
Con tono disperato chiedo della bici e lui mi fredda dicendo che non è il caso di agitarsi, è volata qualche parola grossa, devo ammetterlo, e che bastava rivolgersi a lui prima. Ma prima non c'era, o almeno non l'avevo visto.
Comunque mi accompagna dentro la villa nel cui parco c'è la zona cambio. Mi apre una porta posteriore che dà su un campetto di calcio scalcagnato, e deserto.
Lo guarda e mi fa "oh, oh, mi sa che l'hanno presa per fare un giro a Pergine Valsugana e non sono ancora tornati".
Mi getto a terra piangendo.
Poi mi sono svegliato.

16.03.05

Sto andando avanti nella lettura della biografia di Paula Radcliffe.
Decisamente una carriera costellata di "mini" infortuni. E decisamente con un superfisioterapista che in pochi giorni l'ha spesso rimessa in piedi da situazioni in cui noi comuni mortali ci saremmo trascinati per mesi, o anni.
In ogni caso, come mi aspettavo, una volontà e una capacità di sofferenza incredibili.
Mi piace molto anche l'atteggiamento che assume di fronte alle avversità, un misto di accettazione di quello che ormai è stato e di determinazione per andare avanti.

16.03.05

E uno dei motivi per correre una maratona, o oltre, è che una volta passato un certo confine tutte le maschere si sciolgono e ci si ritrova a fare i conti con un personaggio che nella vita di tutti i giorni spesso lasciamo in secondo piano.

13.03.05

La primavera è uno stato mentale.
E' il primo giorno in cui uscire da sotto il piumino e indossare l'abbigliamento da corsa non è un peso quasi insopportabile.
E' il giorno in cui, per la prima volta, mentre corri nei boschi del collalto non te ne frega niente di quanto manca a finire, ti stai divertendo proprio lì, in quel momento.
E ventidue chilometri ti sembrano più corti di certi quattro/cinque rubati al buio di giornate intirizzite, finite troppo presto.

04.03.05

Ho appena finito "Raising the bar" storia di Gary Erickson e della sua azienda. Ne parlo nella sezione libri. Un altro di quei testi da tenere poi nello scaffale buono.

20.02.05

Marcia Viola club, a Cappella Maggiore TV. Sei chilometri, dodici (un po' più corti, a detta dello speaker), diciotto (un po' più lunghi, sempre a detta dello speaker). A parte la questione delle unità di misura non omogenee una gara godibile, con un bel miscuglio di terreni ed inclinazioni.
Una partenza troppo veloce ci ha ricordato, ancora una volta, che la corsa non te le manda a dire.
Se sbagli, paghi.
Anche se alla fine ti ripaga sempre.


16.02.05

- beh, che fai di lavoro?
- il miracolato

certi giorni mi sento proprio così. Sei lì che ti struggi, soffri, barcolli per settimane solo all'idea di partire per una corsetta attorno casa, inteso proprio come edificio, e poi un giorno ti alzi e corri facile per un'ora e mezza, buona parte scorrendo lungo un fiume su cui i cigni fanni gli allunghi a pelo d'acqua.
Misteri.


13.02.05

A Cavrié di san Biagio di callalta (TV) si è corsa una piacevole gara in equilibrio tra asfalto, sterrato ed argine erboso. 11km tranquilli.

31.01.05

Sensibilità al ritmo 2. Si parlava del ritmo al chilometro, qualche giorno fa. Oggi invece ci ricordiamo del ritmo "vero",  la frequenza dei passi, che è un indispensabile elemento in quella miscela  frequenza/ampiezza che definisce la velocità. 
Al di là di questo, variazioni di frequenza introdotte ogni tanto daranno quel risveglio utile agli arti inferiori troppo spesso imprigionati, dai corridori di lunga lena, in una uniformità e monotonia distruttive.


30.01.05

E quando senti che lo speaker, tra sponsor e associazioni, ringrazia del famiglie del paese per aver contribuito alla manifestazione, in particolare ai ristori, sai che non puoi aver sbagliato nell'alzarti tutto sommato presto e affrontato, impavido, l'aria cristallina dei meno sette per correre a Rustigné, paesino sparso nelle campagne vicino ad Oderzo (TV).
Non è questione di qualità dei ristori ma della sensazione familiare di essere anche un po' coccolati. Ho il massimo rispetto per i volontari "normali", sia lode a loro per ogni bicchiere d'acqua che ho potuto assaporare in gare lunghe e brevi, ma le mamme, nonne, sorelle e nipoti dei paesi di campagna rendono il tè caldo un'esperienza che va al di là della reidratazione.

26.01.05

Ed ecco che stamane, in una settimana piuttosto incolore, ho improvvisato un'ora di corsa che mi ha sorpreso.
Al solito non avevo voglia di uscire, ma mi sono vestito come se dovessi uscire, ho varcato la soglia come se dovessi uscire, e sono uscito, senza problemi.
Intendiamoci, non grossi entusiasmi ma nemmeno grandi sofferenze. Una corsa piccolo borghese.
A volte basta ingannarsi un po' all'inizio.


19.01.05

Motivazione, motivazione. Motore del mondo. A volte capita che, batteria o benzina, non si sa, stenti ad avviarsi.
Che fare? il problema è sostanzioso perché senza motivazione manca proprio quello che serve per combatterne l'assenza.
A volte si può ricorrere all'esterno.
Per esempio mi capita di aver voglia di correre, ma non così tanto da uscire nel grigio e cupo mondo che un gennaio medio può offrire quì nel nordest.
Un calendario gare, una gara fra qualche mese, un'iscrizione, ed ecco che improvvisamente l'impegno lontano, ma non così tanto, e concreto, gli ho mandato pure i soldi, rende l'idea della corsa vincente sull'accoppiata divano/copertina. Beh, quasi sempre.

15.01.05

Riccione, spiaggia, mattino, la battigia è soffice al punto giusto, il suono delle onde crea un sottofondo ipnotizzante, le prime luci dell'alba disegnano i contorni di un mondo ancora deserto.
E' proprio vero che "il mare d'inverno è come un film in bianco e nero visto alla TV".
Con la differenza che qua non hai il telecomando e resti sul programma, sempre.
Ora, se uno ha l'animo poetico è nell'equivalente del paradiso, ma se poco poco mi vira sul depresso è finita.

Punti di vista. Comunque correre sulla sabbia costutuisce un eccellente esercizio per la sensibilità delle caviglie, anche di quelle dei cinici.

09.01.05

Sensibilità al ritmo.
E' quella cosa che si costruisce, o si dovrebbe costruire, nel tempo e che consiste nel riconoscere il ritmo a cui si sta correndo e, possibilmente, anche di capire a che ritmo dovremmo correre (che è anche più importante).
Oggi per esempio c'era a Vazzola (TV) la "marcia dei tre mulini" e ho corso i primi chilometri in compagnia a 4'15". Resomi conto che l'autonomia sarebbe stata al massimo di 5/6 km ho rallentato leggermente portandomi su un più confortevole 4'30" che mi ha consentito di guadagnare il traguardo con dignità.
Ora, al di là delle mie vicende personali, una solida sensibilità ai ritmi dovrebbe essere bagaglio acquisito del fondista. Più la gara si allunga e più disastrosi sono gli effetti di un ritmo sbagliato anche di poco, e per poco intendo anche 5" al chilometro. Ma questo vale anche per gli allenamenti.
Si stanno diffondendo sistemi di misurazione GPS portatili che danno i valori di velocità e distanze percorse. Non esprimo un parere in merito in quanto non li ho mai provati.
A me capita, nelle corse di dubbia misurazione, di chiedere a Gianpaolo Papes, valente mezzofondista, il quale mi dà un responso con una tolleranza di 100 metri su 10/12 km.
Non è male.
In ogni caso, ove non si disponga di un Papes o un GPS, sarebbe opportuno cercare, le volte in cui percorriamo tratti di strada misurati, di registrare mentalmente il ritmo. In seguito si potrà sfruttare questa conoscenza per mantenere l'andatura adeguata alle nostre possibilità.

06.01.05

Pergiove come passa il tempo. Ti distrai un attimo e sono passati dieci giorni.
Comunque oggi si è corso in quel di Spresiano (TV) in occasione della "marcia dea befana".
Il premio andava scelto tra una scopa e la calzetta piena di dolciumi.
Al momento in cui scrivo la calzetta è quasi vuota.
Parecchia gente a correre tra le stradine di campagna tranquille e più sonnolente del solito.
10km a passo quieto, devo confessare che dopo 500mt mi sono chiesto il famigerato "ma che ci faccio quì?", non il migliore auspicio di prestazioni al limite.
Al limite si tratta di arrivare, che poi è quello che si è, diligentemente, fatto.

27.12.04

Fine anno, tempo di bilanci.
A voler guardare con occhio aperto, a livello personale il bilancio dovrebbe sempre essere positivo.
Il fatto di farlo, dico, già impone una riflessione sul percorso, e che questo sia stato lungo o corto, piatto o irto di ostacoli, giusto o sbagliato, poco importa, avrà comunque generato "esperienza", che è quello che viene utile nell'affrontare nuovi e vecchi problemi.
Detto questo, io, rispetto all'inizio dell'anno, ho cambiato lavoro, ho cambiato casa, ho cambiato anche idea, su molte cose.
Se parliamo della corsa ho imparato a correre più sciolto, sfruttando la gravità, ho imparato a a rallentare quando sto andando oltre e anche a camminare scalzo (e a correre, ogni tanto, senza scarpe).
Ho imparato, anche se lo sapevo già, che l'allenamento mirato e adeguato ti fa andare più forte e più lontano.
Speriamo di ricordarmelo.

21.12.04

"...il concetto di 'esperto' ed 'esperienza' spesso si riferisce a chi ha avuto la fortuna di cavarsela nel fare le cose sbagliate più frequentemente di voi" (...) "L'esperienza non è altro che il motore che guida l'adattamento, quindi è sempre importante chiedersi: Adattamento a che cosa?  Dovete assolutamente sapere se la vostra esperienza particolare ha dato vita a quella sorta di adattamento che contribuirà alla sopravvivenza nell'ambiente particolare che avete scelto. E quando l'ambiente suddetto muta, dovete essere consapevoli che la vostra esperienza potrebbe essere inadeguata."

"Le regole dell'avventura" di Laurence Gonzales

19.12.04

Ed eccoci a Tezze di Pia ve, TV, per la Marcialonga d'inverno. 11km nelle campagne circostanti fino a lambire il Piave. Una quieta mattinata senza ansie. Il fatto di aver dimenticato l'orologio ha senz'altro contribuito.
Bel mix di terreni, come spesso accade nelle gare della sinistra Piave.

15.12.04

Rasentare i muri.
In questi giorni di sole basso all'orizzonte perché non sfruttare la nostra ombra che si staglia netta su argini o muri per raccogliere qualche feedback?
Che siamo ostacolisti o maratoneti le nostre energie dovrebbero essere spese per avanzare. La testa dovrebbe scorrere sempre alla stessa altezza. Mi capita di vederla spesso andare su e giù in un perenne moto ondoso che tradisce rimbalzi poco economici e poco salutari per le nostre strutture.
Guardiamo quindi l'ombra e registriamo quello che succede. Io provo anche ad appiattirne il percorso.

15.12.04

Per esempio. Io sto attento durante il giorno ad usare una postura corretta. Cerco poi di variare spesso, non sto mai seduto o in piedi fermo troppo a lungo. Periodicamente faccio blandi esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale.
Stamattina, però, mentre mi rigiravo nel letto causa risveglio anticipato mi sono accorto che dormo con il collo "insaccato", in quella che potrebbe essere definita una perfetta posizione per accorciale la muscolatura posteriore del collo appunto.
Ora, credo che niente possa competere con 7/8 ore filate nella stessa posizione ogni giorno, in termini di risultato.
Fermo restando le piccole pause in piedi dopo un po' che sono seduto, e tutti gli altri accorgimenti di vita, credo che dovrò escogitare qualcosa per le ore del riposo.

Neanche citare il fatto che tre ore la settimana in palestra, o qualche corsetta qua e là, poco possono fare contro abitudini di vita "insalubri".
Detto questo comunque le tre ore possono essere meglio di niente.

12.12.04

Fossalta, VE. 5 km, scarsi. Ho provato l'ebbrezza della gara corta e mi sono ricordato del perché mi piacciano di più le lunghe, c'è più tempo, per guardarsi intorno, per riflettere, per  capire un po' di più di sé.
Ogni tanto, però, 'na galoppata è divertente.

08.12.04
Solighetto, TV. 12 km circa tra i boschi delle colline che spalleggiano il paese. La temperatura mite ha fatto sì che alcuni tratti risultassero fangosi e scivolosi. Quale occasione più ghiotta per testare l'equilibrio e la corsa in economia, senza spinte.

03.12.04

Nella sezione tecnica alcune idee per chi vuole allenarsi senza tabelle millimetriche.

30.11.04

ok, ho tolto il colore di sfondo, viola per gli utenti windows, azzurro per Mac. Al momento c'è il bianco professionale.
A parte che non serviva neanche dirlo.


28.11.04

Dal nostro corrispondente.
Corsa di Santa Caterina, Barbisano (TV). In una giornata sorprendentemente tiepida ho percorso con piacere i 12 chilometri che si sono dipanati, in un percorso sapientemente disegnato, tra le colline che circondano Pieve di Soligo e Collalto.
Uno stimolante alternarsi di superfici, visioni e pendenze.
Un "nutrito lotto di partecipanti" ha reso la gara leggermente affollata nei punti più stretti ma questo, non essendo lì per tentare un personale, mi ha permesso di godere della corsa per qualche minuto in più.

28.11.04

Cronache dall'interno.
Tonnellate di fibre muscolari e decine di migliaia di ghiandole sudoripare si sono radunate oggi nei dintorni di Barbisano (TV).
Le prime per trasformare energia chimica in energia meccanica, calore e un discreto quantitativo di anidride carbonica. Le seconde per tenere a bada il calore prodotto dalle prime.
Un lavoro di gruppo che ha causato, fra l'altro, milioni di battiti cardiaci.
Un grande cuore pulsante in quella che altrimenti sarebbe stata una sonnolenta mattinata novembrina.

26.11.04

Le vittime.
Mi hanno sempre infastidito. Quelli che è sempre colpa di qualcuno o di qualcosa. Quelli che stavano andando bene ma l'avversario li ha danneggiati, quelli che se non ci fosse stato l'errore nelle segnalazioni del percorso, quelli che hanno vinto ma non è stato dato il giusto risalto risalto alla prestazione. Quelli che la federazione non li considera.
E basta.
Siate protagonisti della vostra vita, non semplici comparse.

24.11.04
Il fatto è ...  
che uno si alza la mattina ed inizia a correre, e a volte non sa neanche perché.
Non sa se sia un leone o una gazzella (non dovrebbe comunque importare. eh, eh).
Ma non sa neanche se gli altri simili lo aiuteranno nella caccia (o nella fuga) o se invece non lo aspetteranno al varco, appartati per godere del frutto delle sue fatiche (oppure lo lasceranno solo a subire gli assalti dei predatori).
Ma non è importante, uno corre e...., va beh, siamo grandi, si sa come vanno queste cose, ci si abitua (è incredibile a cosa ci si riesca ad abituare).
Però!
Però ci dev'essere un momento della giornata in cui, sazio per il cosciotto di gazzella (buttato giù velocemente, in verità,  per sfuggire a jene e sciacalli.) oppure con quei quattro ciuffi d'erba nello stomaco e il cuore che batte ancora all'impazzata (oggi mi ha quasi preso, la zoccolata sul naso non se l'aspettava, però. Buona idea), uno deve fermarsi un attimo.
E riflettere,
sul fatto che ci dev'essere Qualcosa di più.

22.11.04

Nella sezione tecnica mi sono lanciato in una disquisizione sul valore da attribuire ai fattori estetici applicati alla corsa.

21.11.04

Mosnigo di Moriago, TV. 11 km spalmati con perizia nella piana sernagliese, tra boschi e campi intorpiditi dal freddo ma con il calore dei colori autunnali.
Gambe che giravano felici tra una folla di persone.
Ricordo nel secolo scorso queste gare vissute da teenager in ansia per la prova che mi attendeva, la respirazione affannosa da soglia anaerobica spesso presa a spallate, e quel traguardo agognato come fine della sofferenza.
Adesso mi ritrovo a sfoderare un sorriso per un passaggio caratteristico, un abitante del luogo incuriosito, una superficie di corsa piacevole.
E il traguardo è diventato, per molti aspetti, la fine del divertimento.

19.11.04

Ed ecco che quattro giorni di religiosa osservanza della Madre di tutti gli allenamenti e terapie, il riposo, ha compiuto il miracolo. Neanche un levarsi sulle punte dei piedi "per vedere se fa ancora male", dal ginocchio in giù era tutto disinnescato.
Una quarantina di minuti rilassati lungo il Sile, oggi, nei pressi del luogo ove si era consumata la tragedia.

14.11.04

Corsa dea Britoea, Lughignano, TV. I primi 6/7 km di asfalto hanno chiesto il loro pedaggio al mio polpaccio sinistro che, ricordando il Troisi di "Non ci resta che piangere", è esploso in una imprecazione che non ha lasciato spazio a repliche.
Gli ultimi 3 km, su un godibile sterrato lungo il Sile, sono trascorsi lottando a coltello con quiete signore che mi superavano camminando di buona lena.
Quanto è sottile il confine tra cercare i propri limiti e trovarli.

12.11.04

Autocelebrativa:
Nell'ipotetico, ma possibile, mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai a Selva del Montello, nel parcheggio della chiesa, da dove sono partito in esplorazione degli sterrati circostanti.
Dopo aver ricevuto in regalo una scultura della mia artista preferita, Diane Komater, salite e discese si distinguevano solo per l'inclinazione del terreno, nulla influivano su morale e fatica.
E i tratti pianeggianti, ah, in quelli sembrava addirittura di fluttuare, ci fosse stato un fiume l'avrei corso, probabilmente.

08.11.04

Io di vocazione sarei per le gare tattiche.
Eppure due dei miei atleti preferiti sono Steve Prefontaine e Paula Radcliffe, che si chiamano così solo perché Cavallo Pazzo era già preso, probabilmente. 
Sempre davanti a tirare la carretta in una volata che inizia allo sparo dello starter.
E ieri a New York si è visto un testa a testa, che di solito ci lascia nell'incertezza per qualche frazione di secondo "dai che passa, no non ce la fa, si dai che passa" finché uno dei due cede, dilatato per decine di minuti.
Una battaglia di attributi, più che altro, perché se si giocava su nobiltà di fibre muscolari o altre sofisticatezze tecniche la vincitrice sarebbe stata l'altra.

07.11.04

San Fior di Sotto, TV, marcia lungo il codolo. 56'20" per i 12km circa dichiarati, nessuna tabella chilometrica intermedia e quindi solo il respiro a registrare il ritmo.
Un sistema efficiente e utile anche come elemento da mettere a fuoco per concentrarsi sul ritmo, anziché sulla fatica (vedi lavori di Trabucchi e Speciani per approfondimenti).
Terreno misto, per la maggior parte erba e sterrato.
Bello notare come con una corsa rilassata, sfruttando l'assetto leggermente avanti,  lasciando le gambe girare solo per sostenere il corpo e non per spingere avanti, l'erba bagnata venga vissuta con serenità e i secondi al chilometro lasciati per terra siano ben pochi.

07.11.04

Se guardo il sito sul mac lo sfondo è azzurro e il logo bianco/azzurro/blu, se lo guardo sul  windows lo sfondo è violetto e il logo bianco/grigio/grigio scuro.
Probabilmente avrei potuto fare meglio in termini di compatibilià dei browser e sistemi operativi, ma in fondo mi piace pensare sia un po' quello che succede a noi quando percepiamo la "realtà" attraverso i filtri sensoriali e poi mentali.
Quello che ne esce è come questa pagina che ognuno vede un po', o tanto diversa. Ci sono persone che credono si possa influire su qualcuno dei filtri per modificare la realtà e viverla diversamente. Io sono uno di quelli, e a volte ci riesco.
Ciò non toglie che non mi voglia sottrarre alle mie responsabilità, mi informerò sul perché il colore sia diverso.

06.11.04

E c'era quello scrittore, di cui non ricordo il nome, che, appunto, scrisse "scusate per la lunghezza di questa lettera, avessi avuto più tempo sarebbe stata più breve".
Non è facile essere sintetici, e dire.
Mi affascina, per esempio, la pubblicità, perché ha tempi ridottissimi per esprimere un sacco di cose.
E che dire dell'estrema sintesi, il logo.
A me piacciono molto i loghi perché nello spazio di pochi centimetri devono condensare un messaggio complesso.
Il mio preferito è quello del tao, il cerchio metà nero e metà bianco con i due puntini di colore opposto. Trovo sia la sintesi perfetta di quella filosofia rappresentandone graficamente i concetti base.
Secondo, senza ombra di dubbio, il Nologo della Naomi Klein.
Voglio dire, è innegabilmente un logo, la cui essenza è però negare l'esistenza di sé (come esseri umani in genere siamo o non siamo eccezionali?).
In più tende ad essere apprezzato da persone che non apprezzano i loghi, e questo lo rende ancora più affascinante ai miei occhi.

Al di là di queste speculazioni, nel suo piccolo anche rualan.com voleva trasmettere un messaggio graficamente e in sintesi.
Ecco che ne è nato qualcosa di simmetrico e bilanciato, che non può mancare nei miei dintorni, e due strade, ognuno immagini quelle che gli sono più care, unite in un punto. Un punto che potrebbe essere il presente che unisce un passato, che ha costruito, e un futuro, che vuole essere scoperto. Come ci riusciremo dipenderà da come ci muoveremo in quel punto, che è l'unico luogo ove ci è dato vivere.
Ma potrebbe essere l'incontro di due vite, sempre in quell'attimo in cui si decide, il più breve, l'unico presente.

logo



05.11.04

L'asfaltatura del mio giro preferito sul Montello, vedi 27.10,  mi ha fatto esplorare alcune prese a sud. Tra la VII e la IX c'è un reticolo di sterrati che offre svariate  opportunità.
Non tutto il male etc

05.11.04

Che poi, diciamocelo, la scarpa perfetta non esiste.
Io, podisticamente parlando, arrivo dagli anni ottanta e ho vissuto con ansia estrema i novanta. Erano anni di generosa incoscienza, dove tutto sembrava possibile e la ricerca della stabilità, non nell'intersuola, o non per tutti almeno, era uno degli obiettivi.
Erano anche anni in cui la caducità delle collezioni (nike arrivò a farne quattro all'anno) era fonte di frustrazioni indicibili.
Trovata infatti la, presunta, scarpa "definitiva" toccava precipitarsi al negozio con la, malriposta, volontà di acquistarne l'equivalente in metri cubi di un garage di medie dimensioni. Per fare scorta, non si sa mai.
"Ah, quella era (acquistata pochi giorni prima, ndr) veramente una buona scarpa, purtroppo non la ripropongono per la nuova collezione. E' stata sostituita da questa..."
Una rapida occhiata e l'intermedia bilanciata e veloce si era trasformata in una antipronazione. Nome del modello uguale.
I sopravvissuti alle follie di quegli anni adesso propongono la xx(nome del modello)4 o 5 a sottolineare che è una scarpa di successo che viene prodotta sin dal xx(data del secolo scorso) con risibili variazioni, "solo per renderla ancora migliore e, tranquilli, questo è il modello che già conoscete, e non morirà mai".
Gli altri sopravvissuti, noi acquirenti, si sono resi conto che, in fondo, è buona politica variare le scarpe (vedi anche sezione tecnica relativamente al terreno di gioco per motivazioni simili) per indurre gli arti inferiori ad adattarsi a diverse condizioni.
Ovviamente si tratterà di modeste variazioni (nel breve e nel lungo termine) sul tema di una ipotetica scarpa ideale cui giriamo attorno con intersuole un po' più alte o più basse, qualche grammo in più qualche grammo in meno, qualche eccezione alla fedeltà di marca.
Io, in genere, nello stesso periodo uso (non contemporaneamente) un paio di scarpe ufficiali, uno che sta morendo e uno che si sta adattando ai miei piedi .
Fa parte di quella politica di stimoli lievemente diversi che dovrebbe aiutare a mantenere recettori, artico lazioni e accessori sempre all'erta, ma senza stress.

Sono comunque pareri personali. Ken Saxton, che ha sempre una parola ragionevole per tutti, non cambia mai le scarpe.
Ognuno dovrebbe cercare la sua verità che, a ben guardare, potrebbe essere il vero percorso.

04.11.04

Una patina grigia ricopriva i sorrisi dei passanti milanesi, oggi, le spalle erano curve sotto il peso di un'aria già respirata da molti, troppi.
"La maggior parte delle persone conduce vite di quieta disperazione" diceva Thoreau.
Che quiete, quelli gridavano dai pori otturati la loro tristezza.
Ho comprato un paio di Brooks burn, intermedie, reattive.
Shopping, auspicabilmente, terapeutico.
La patina, però, è rimasta.
Magari farò i medi più veloci.


31.10.04

Credevo di non essere osservato mentre saltavo a piè pari in una pozzanghera. Il boato di applausi che ne è seguito mi ha smentito. Un successone.

29.10.04

Nel film "Shall we dance?" Stanley Tucci, strepitoso, dice a richard Gere, che sta prendendo lezioni di danza, che si vede cha sta imparando a ballare: equilibrio, postura appaiono migliorati.
Questo è tipico di attività quali arti marziali e ballo che richiedono doti di coordinazione ed equilibrio che poi si ripercuotono nella vita di tutti i giorni.
Io direi che anche i podisti è ora escano dal limbo dei brutti anatroccoli. Postura, equilibrio, coordinazione sono caratteristiche da coltivare entro e fuori la corsa. Spendiamo qualche minuto al giorno allungando 'sta colonna vertebrale: testa "sulle spalle", petto in fuori, parte lombare appiattita. Per l'equilibrio e la coordinazione potremmo ad esempio allacciarci le scarpe sollevando il piede ed equilibrandoci sull'altro. Per chi lo sente come troppo semplice basta chiudere gli occhi.
E quando corriamo, perdìo, qualsiasi muscolo che non stia lavorando va rilassato. Ne guadagneremo in minuti al chilometro, correndo, e minuti di qualità, vivendo.
Nei prossimi giorni metterò nella sezione tecnica un paio di accorgimenti sull'argomento che spero potranno essere utili.

28.10.04

Non ricordo dove una volta lessi che tendiamo a sovrastimare quello che possiamo fare nel breve periodo e tendiamo a sottostimare quello che possiamo fare nel lungo. A volte basta proprio poco tutti i giorni per fare molta strada.

27.10.04

Il mio giro preferito sul Montello, partenza da Santa Croce e corsa tra presa III e IV,  è stato asfaltato in tutta la parte a nord della dorsale.
Uf.
Resta comunque splendido e al momento si può viaggiare sui bordi sfruttando l'autunno e le sue morbide conseguenze sul conglomerato bituminoso.

26.10.04

Ed ecco che inizia la stagione delle piogge. Chiunque non abbia mai provato faccia un piccolo sforzo, basta un cappellino con visiera (tipo quelli da baseball) e dopo qualche minuto ci si ritrova in una specie di rifugio personale dove godersi il mondo che fuori si affanna a cercare riparo.
Unica accortezza, dopo, doccia e abiti asciutti prima possibile.

24.10.04

Mi è capitato di incontrare, nella vita, personaggi  di successo. Gente non sempre famosa ma che fa il suo lavoro con competenza raggiungendo risultati oltre la media.
Una delle caratteristiche sempre presenti in queste persone è una genuina curiosità nei confronti del mondo, non solo nel loro campo e non necessariamente nelle grandi cose. Anche piccoli eventi scatenano la loro voglia di conoscere e di andare oltre l'accettazione passiva di quello che succede.
Vogliono essere protagonisti della propria vita.

21.10.04

Il fine settimana al Mugello mi impedirà di partecipare alla ormai quasi tradizionale garetta domenicale con gli amici .
Mi mancherà, un gruppo corre sempre più veloce, e va più lontano, di una serie di individui.

20.10.04

Io ci ho provato a lasciare il posto sull'autobus alle persone anziane: dovevano scendere alla prossima o mi guardavano come un alieno facendo traspirare i loro 3 giorni alla settimana in palestra, con aria quasi offesa. Ho desistito.
Non ci sono più gli anziani di una volta.

17.10.04
Risveglio al cardiopalma a Phillip Island (Australia)  e poi "Giro della piana sernagliese", a Sernaglia (TV), 12km tra sterrato e fango. Percorso quasi tutto pianeggiante. Molto divertente.

16.10.04
"Il successo è una sorta di lotta con un gorilla. Non lasci quando sei stanco, lasci quando è stanco il gorilla".
(Ron McCracken, che nel 2000 è riuscito per la prima volta a vincere una gara cui ha partecipato ogni anno dal 1978)
 
14.10.04
"Sguardo fisso, a dominare l'ignoto!"
(incitazione del prof. Spitaleri ai suoi allievi che si preparavano a delle ripetute lattacide)

14.10.04
Un po' di tempo fa scrissi a Luca Speciani, collega di DRS , dicendogli che, più che nella corsa zen, sulla quale Luca ha scritto un libro, mi ritrovavo nella corsa tao.
Non era una contrapposizione.
Al di là delle definizioni, o dell'orientamento ad oriente che si possa avere, quello che intendevo era che, per esempio,  la circolarità e l'alternanza contrazione/rilassamento mi trovavano particolarmente coinvolto e davano un senso compiuto al muoversi correndo (o camminando o utilizzando qualsiasi altra forma di locomozione muscolare).
Il sito è nato anche per approfondire questi concetti. Alle definizioni tendo a non dare molta importanza rifacendomi alla frase di chiusura del libro di Bruce Lee: "Quando senti dire che il Jeet Kune Do è diverso da "questo" o da "quello", non ti formalizzare: è solo un nome".

13.10.04
Fatto il primo passo, il più difficile, continuare a muoversi. Non c'è molto altro.

13.10.04
il sito entra in rete in forma passabile, nel senso che è passato. Adesso andrà sistemato.


luciano @ rualan.com