Fra le domande frequenti tra chi corre vi
è quella sulle superfici di corsa.
Quale sia la migliore, quale
la più veloce, quale la più protettiva, quanto si "perde"
correndo sull'erba rispetto all'asfalto, etc.
Partiamo da una considerazione generale, la corsa si
compone di un gesto
ripetuto nel tempo. Molti degli infortuni relativi alla corsa
scaturiscono proprio da microtraumi ripetuti.
Ecco quindi che un buon sistema di prevenzione degli infortuni consiste
semplicemente nel variare le superfici e la direzione di corsa.
Nei lunghi rettilinei improvviso sempre qualche zig zag, e in pista
alterno 2/3 tre giri in un senso e 2/3 nell'altro.
Ma non solo di infortuni si vive. Le diverse superfici
danno stimoli e
risposte diverse. L'adattamento a questi incrementa coordinazione,
sensibilità e capacità di reagire a situazioni inconsuete.
Il mio terreno preferito, quando correvo su una sola superficie, era
l'asfalto nuovo, quello quasi ancora appiccicoso, che da una risposta
eccezionale e mi pareva morbido
al punto giusto.
Poi un infortunio causato proprio dal correre sempre sulla sinistra di
strade rettilinee
a dorso di mulo (le strade, non io) mi ha portato alle
considerazioni in premessa.
Mi sono avvicinato al trail running e adesso il mio
terreno di gioco preferito
è il trovare diverse superfici nella stessa corsa/gara.
Questo
mi diverte anche perché uso in genere il cambio di terreno come
"interruttore mentale" per cui inizio ad
osservare/ascoltare/percepire/diventare il corpo che si adatta al nuovo
ambiente.
Da provare comunque qualche tratto su quelle grate
metalliche che
in genere stanno sopra ai parcheggi sotterranei: molto piu' elastiche
di quello che sembrano.
Anche le assi di legno non sono male: vicino a Treviso, lungo l'alzaia
del Sile (pacioso fiume di risorgiva), c'e' una specie di ponte, che si
inoltra nel parco, lungo circa 400mt ed eccezionale sia dal punto di
vista paesaggistico che di "superficie".
Buona anche la sabbia dove si dovrebbe riuscire a correre senza grossi
problemi cercando di passare leggeri, senza spingere.
In occasione di una preparazione alla maratona di
Firenze mi
capitò di percorrere per la prima volta in vita mia un tratto di
pavé (o sanpietrini). Dovetti fermarmi, le mie caviglie
asfaltate non
riuscivano ad adattarsi alle piccole irregolarità che
contraddistinguono quelle pavimentazioni caratteristiche.
Passa che ti ripassa alla fine mi capitava, senza volerlo, che appena
entravo sul pavé acceleravo.
Interessante poi sia la corsa al buio che su erba alta,
per quanto sia
indispensabile
effettuarle in zone che si conoscono in modo da evitare
irregolarita' eccessive che possono essere molto pericolose.
Costringono giocoforza ad essere rilassati e a concentrarsi solo su
quello che si sta facendo.
In termini assoluti devo comuque citare un'allenamento di ripetute,
scalzo, nel campo di golf dell'Altopiano del Cansiglio, parecchi anni
orsono. Tutt'ora insuperato in termini di sensazioni.
Riepilogando:
diverse superfici per creare sensibilità e coordinazione. Gli
arti inferiori, specialmente dal ginocchio in giù, dovrebbero
essere rilassati in tutte le fasi non di appoggio.
Nella fase di contatto con il suolo comunque bisogna mantenere un certo
controllo per far sì che, in caso di necessità, si possa
togliere il peso immediatamente.
28.10.04