A me piace il lavoro in progressione. E’ un lavoro tutto
sommato
divertente ed estremamente efficace per migliorare sui ritmi medi, che
io ho sempre sofferto.
Forse e’ per quel dover essere positivi, pensando al fatto che si deve
aumentare, invece che passivi (“devo tenere questo ritmo”, “non devo
diminuire”, “ehi ma sto faticando piu’ di prima a tenere”, e cosi’
via).
Psicologicamente lo sento meno e aiuta a prepararsi a situazioni di gara
in cui si “deve” aumentare.
La progressione, fisicamente, e’ il modo naturale con il quale
funzioniamo. Provate a correre una mezz’ora cercando di mantenere la
fatica costante. Ne uscira’ un ritmo in progressione.
Il lavoro in progressione si puo’ fare scientifico (ritmo al km o
pulsazioni da incrementare a determinati intervalli) o ruspante (parti
piano
e acceleri a sensazione.
Per i fondisti non conviene comunque andare molto oltre il
ritmo di gara su 10km).
Buono il ruspante controllato (su percorso andata e ritorno, per
esempio di un’ora, andare per 31’/32’ e tornare cercando di finire
entro i 60’).
In gara c’e’ il non indifferente vantaggio psicologico di superare
nella seconda parte persone partite troppo velocemente, o che
interpretano la gara a ritmo costante.
14.10.02