21.04.05
Oggi mi son preso il pomeriggio libero per fare un lungo.
In programma quattro ore nel bosco del Montello, dove testare la
mia tenuta e un fastidietto al ginocchio che non va, né resta.
E non andava neanche oggi, sempre lì, a minacciare, senza
diventare pericoloso e indurmi allo stop.
Ho alternato corsa e cammino, salite, discese, sterrati, sentieri,
asfalto. Qualche crisetta, un po' di comprensibile stanchezza, ma
insomma mi stavo quasi dichiarando soddisfatto seppur non entusiasta.
Verso le tre ore e quaranta, affaticato, cercavo di programmare, senza
troppa convinzione, una fine dignitosa quando da una collina vedo
scendere con foga una cane da pastore tedesco a pelo lungo.
Ora, la varietà a pelo lungo non è riconosciuta dall'Ente
Cinofilia Italiana. Nonostante questo devo dire che, io, l'ho
riconosciuto immediatamente, e non sembrava per niente intimidito dal
fatto di essere fuori standard.
Era affiancato da due bastardini e si avvicinava decisamente al teorico
confine del suo territorio, privo di recinzione, e sfumato come
può esserlo un confine di chi vive ad un paio di chilometri
almeno dal vicino più prossimo.
Mentre mi si ripresentava alla mente un'aggressione di qualche anno fa,
fortunatamente risoltasi solo con qualche graffio, ho cominciato ad
indietreggiare con calma esteriore, senza voltargli le spalle, sperando
rallentasse ma si avvicinava sempre più. Poi ha tentato
un'azione di accerchiamento spostandosi sulla destra e scomparendo per
un attimo dietro ad un dosso. Ricordavo di aver visto poco prima
un sentiero dalla parte opposta e mi sono lanciato, tra fango e
pozzanghere e mi è sembrato di essere tornato quattrocentista,
falcata ampia e leggera, uno spettacolo.
Mi sono, nonostante tutto, goduto quella discesa mentre tendevo
l'orecchio per cogliere rumori di un eventuale inseguimento che non si
è, fortunatamente, realizzato.
Era una vita che non correvo così forte, senza fatica, e senza
problemi, se si esclude la minaccia rappresentata da alcune decine di
kilogrammi di muscoli e pelo.
E anche quando sono giunto in zona sicura ho continuato a correre su
ritmi brillanti, niente stanchezza, né niente ginocchio
lamentoso, chiudendo in quattro ore e dieci.
I limiti, se esistono, continuano a rimanere un curioso mistero.
I confini in campagna, pure.
21.04.05